Passare la Pasquetta a Gubbio è un’esperienza unica, durante il lunedì dell’Angelo la città assume un’atmosfera ancor più magica, arricchita dalle celebrazioni religiose e dalle antiche usanze che risalgono a secoli di storia. Scopriamo insieme i luoghi da non perdere per vivere appieno l’esperienza della Pasquetta a Gubbio.
La Pasquetta a Gubbio: dal Palazzo dei Consoli al Monte Ingino, tutte le tappe per vivere un’esperienza unica
Iniziamo questo fantastico tour da piazza Grande che è il cuore pulsante di Gubbio, dove troviamo il maestoso Palazzo dei Consoli. Venne costruito fra il 1332 ed il 1349, secondo alcuni studiosi su progetto di Angelo da Orvieto, secondo altri invece su progetto dell’eugubino Matteo Gattapone. Gli architetti si ispirarono allo scomparso palazzo dei Capitani del Popolo edificato in Arezzo tra il 1270 e il 1278.
La torre campanaria è sede del celebre Campanone. Fuso da Giovanni Battista Donati il 30 ottobre 1769 e sollevato da piazza Grande il 20 marzo 1770, che insieme alla campana mezzana del 1678 e alla campana piccola del 1289, costituisce l’inconfondibile “voce di Gubbio”. A partire dal 1380 sei sono stati i campanoni che in circa sette secoli hanno scandito con le loro esibizioni il calendario della città. Grazie alla maestria dei gruppo dei campanari, nati di fatto con la prima campana, ma costituiti in compagnia riconosciuta solo nel 1981.
Dominando l’orizzonte di Gubbio si erge la Basilica di Sant’Ubaldo, patrono della città. La basilica fu edificata su una preesistente piccola chiesa dedicata a sant’Ubaldo e sulla pieve di San Gervasio e Protasio. I lavori iniziarono nel 1513, con il sostegno delle duchesse di Urbino, Elisabetta ed Eleonora Gonzaga, e di papa Giulio II. La chiesa fu affidata ai Canonici regolari della Congregazione del Santissimo Salvatore lateranense, ordine a cui era appartenuto il santo.
L’esterno del santuario è sobrio. Alla sommità di una larga scalinata, un portale introduce all’interno, dove si apre un ampio chiostro in laterizi, con arcate e volte a crociera, nelle cui lunette si intravedono i resti di affreschi cinquecenteschi. I pilastri accanto all’ingresso della chiesa presentano un basamento in marmo palombino. Lì possiamo trovare alcuni bassorilievi raffiguranti gli stemmi dei Montefeltro e del comune di Gubbio e il Cristogramma.
I ceri, la chiesa della Vittorina dove San Francesco ammansì il lupo, e le specialità gastronomiche
Ma non è finita qui, nella basilica sono riposti durante l’anno i ceri, le tradizionali strutture un tempo in cera, poi dal Cinquecento in legno. In occasione della festa dei ceri, la prima domenica di maggio vengono trasferiti in città ed esposti nel Palazzo dei Consoli. Il 15 maggio, con la corsa, sono portati in processione attraverso Gubbio e poi, lungo la salita al monte Igino, fino al santuario.
La chiesa di Santa Maria della Vittoria, o della “Vittorina” com’è altrimenti nota, si trova al margine di un parco verdeggiante, punteggiato di ulivi, lecci e platani, che scende lungo un leggero declivio poco fuori dal centro storico di Gubbio. Qui, dove adesso sorge il frequentato e riposante parco della Riconciliazione, la tradizione vuole che, attorno al 1220, san Francesco d’Assisi abbia ammansito lo spaventoso lupo di Gubbio. Si legge, nel capitolo XXI dei Fioretti, che al tempo in cui San Francesco abitava a Gubbio, le campagne attorno alla città erano scosse dalle apparizioni di un “lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma eziandio gli uomini, in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte s’appressava alla città”.
Infine, non dimenticare di deliziare il tuo palato con le prelibatezze culinarie umbre. Assapora i sapori autentici dei piatti tradizionali, come la torta al testo, le tagliatelle al tartufo, il friccò e i dolci pasquali, accompagnati da un buon bicchiere di vino rosso della regione. Gubbio è rinomata anche per la sua produzione di olio extravergine d’oliva, che potrai degustare durante la tua visita.