È una sauropode titanosaura fatta a mano, una delle nuove attrazioni del parco dei dinosauri di San Benedetto di Gubbio, che entro l’inizio dell’estate verrà interamente riqualificato.
Da alcune settimane sono infatti partiti i lavori di restyling dell’ex fossa dei leoni, finanziati dal Gal Alta Umbria e dall’amministrazione comunale di Gubbio per oltre 235mila euro complessivi.
L’intervento prevede la realizzazione di percorsi interattivi di vario genere, pensati soprattutto per i più piccoli, dedicati al mondo dei dinosauri. Una scelta non casuale, ma determinata dalla volontà di incentivare e creare un collegamento tematico con il vicino museo dei dinosauri in via del Perilasio, uno dei principali attrattori turistici di Gubbio, a poche centinaia di metri dalla Gola del Bottaccione.
Parco dei dinosauri accoglierà turisti e cittadini alla scoperta di uno degli enigmi della scienza
“Verranno creati una serie di percorsi che, attraverso l’installazione di modelli di uova di dinosauri e di impronte dei giganti della preistoria, accoglieranno turisti e cittadini e li condurranno alla scoperta della risposta a uno degli enigmi della scienza contemporanea: perché e in che modo i dinosauri sono scomparsi – spiega l’assessore alla cultura Giovanna Uccellani – Il nuovo dinosauro è in fase di allestimento e il parco è ancora un cantiere dove è ancora tutto provvisorio. Probabilmente – ha concluso l’assessore – partirà un contest per trovare un nome al nostro sauropode, che si aggiunge agli esemplari all’interno del museo e a quello nei pressi della rotonda di Largo della Pentapoli“.
Il progetto di riqualificazione degli orti del San Benedetto, oltre alle installazioni, prevede anche la sistemazione del verde e dell’arredo urbano. Nuove panchine e tavolini, meteo permettendo, sono pronti per essere collocati nella parte alta del parco in una nascitura area pic-nic.
Anche fuori delle mura che circondano il parco verranno effettuati interventi e collocati banner e indicazioni per richiamare cittadini e visitatori a scoprire la nuova veste del San Benedetto e il Museo Extinction.
Ritrovati rari reperti di Titanosaurus, un animale gigantesco del Cretaceo
I resti di titanosauro originali, cui la scultura di Gubbio si ispira, consistono solamente di ossa di zampe ed alcune vertebre che hanno queste caratteristiche. Comunque, scoperte di resti ben conservati appartenenti a molte specie diverse di titanosauridi (ad es. Saltasaurus e Rapetosaurus) hanno mostrato che queste caratteristiche sono molto distribuite in una gran quantità di generi.
Una specie proveniente dal Sudamerica e descritta un secolo fa come Titanosaurus australis è stata ridescritta in un nuovo genere, Neuquensaurus, mentre la specie indiana più nota di titanosauro l’hanno denominata Isisaurus.
Descrivere anatomicamente un Titanosaurus è dunque difficile in quanto mancano molte parti del suo scheletro. Si può comunque ipotizzare che fosse lungo dai 12 fino ai 20 metri e che con il collo sollevato raggiungesse più o meno i 7 metri d’altezza.
Per facilitare la digestione il Titanosaurus ingoiava grosse pietre che riducevano il cibo a poltiglia
Il titanosauro possedeva un collo slanciato e una coda a frusta come quella del Diplodoco. Come tutti i titanosauridi la pelle del dorso era ricoperta di piastre o osteodermi. Il suo habitat era nella foresta aperta ovvero boschi di querce, aceri, castagni e faggi vicino a conifere e cicadee. Tutto questo cibo è poco digeribile quindi il titanosauro ingoiava delle gastroliti, vale a dire delle pietre che aiutavano a ridurre tutto in poltiglia e quindi digerire molto meglio. Probabilmente viveva in branchi in perenne movimento, i giovani insieme ai vecchi.
Nel 2016, in Italia, sui Monti Prenestini in Lazio hanno riportato alla luce tre ossa di un dinosauro: una della zampa posteriore destra, una del bacino e una della coda. Studiate al Museo di Storia Naturale di Milano, per quanto fossero solo pochi pezzi, erano comunque abbastanza per capire che si trattava di sauropode, nel dettaglio un Titanosaurus, soprannominato poi “Tito”. L’unica incertezza è se “Tito” sia un esemplare giovane in crescita o un esemplare adulto, visto che era alto 6 metri. In Italia vi è una ricostruzione di “Tito” al Parco della Preistoria di Rivolta d’Adda, rappresentato con una colorazione azzurrina della pelle.