L’annuncio dell’elezione del cardinale statunitense Robert Francis Prevost come nuovo Pontefice, con il nome di Leone XIV, ha risuonato con particolare emozione anche in Umbria, e in modo speciale nella diocesi di Perugia-Città della Pieve. “La trepidazione di questi ultimi giorni si è sciolta nella commozione e nella gioia della festa”, ha dichiarato l’arcivescovo Ivan Maffeis. L’attesa si è sciolta nel pomeriggio del 8 maggio, quando la fumata bianca ha confermato l’elezione e, pochi minuti dopo, è stato pronunciato il “Habemus Papam” dal loggione centrale della Basilica di San Pietro. Con l’elezione di Leone XIV si apre una nuova pagina nella storia della Chiesa cattolica, ma anche un legame simbolico e spirituale con la città di Perugia, che ha visto in questo nome un segno non solo di continuità ma anche di richiamo storico potente.
La città di Perugia, guidata da una profonda tradizione religiosa e culturale, ha accolto l’elezione del nuovo Papa con entusiasmo e riflessione. Si è respirata un’atmosfera densa di emozioni, tra preghiere, commenti e analisi di un gesto che già si prefigura ricco di contenuti simbolici e dottrinali. Il nome scelto da Papa Prevost, infatti, non è passato inosservato: Leone XIV è un riferimento diretto a Leone XIII, uno dei più importanti papi della storia moderna, originario proprio della diocesi perugina. “La scelta del nome - ha aggiunto Maffeis - ci riporta a una figura straordinaria della nostra storia, a un pastore che ha lasciato un segno indelebile non solo a Perugia, ma nell’intera Chiesa”.
L’arcivescovo Ivan Maffeis ha voluto sottolineare in modo chiaro e profondo la connessione tra Leone XIV e il suo illustre predecessore, Leone XIII, al secolo Gioacchino Pecci. “Per noi di Perugia - ha spiegato - aver scelto questo nome è motivo di orgoglio, perché ci collega direttamente a Leone XIII, a Gioacchino Pecci, il Papa delle 'cose nuove', che di questa Diocesi fu pastore per 32 anni”. La figura di Leone XIII, vissuto tra il XIX e il XX secolo, fu centrale per il rinnovamento della dottrina sociale della Chiesa. Fu lui, infatti, a scrivere nel 1891 l’enciclica Rerum Novarum, un testo fondamentale che inaugurò l’impegno cattolico nei confronti delle questioni sociali, del lavoro e della dignità delle persone.
Maffeis ha anche voluto rivolgere un messaggio accorato ai fedeli: “Accompagniamo Papa Leone XIV con la preghiera - ha detto - affinché possa sentirsi abbracciato dalla luce dello Spirito Santo e dall’affetto di tutta la Chiesa”. Parole che richiamano la necessità di un sostegno corale, in un momento in cui il Pontefice è chiamato a farsi guida in un’epoca attraversata da grande incertezza e inquietudine. La fede, secondo Maffeis, deve diventare la bussola condivisa, non solo per il Papa, ma per l’intero popolo cristiano: “Non tema - ha continuato l’arcivescovo - l’immane responsabilità che gli è posta sulle spalle, sapendo di aver messo la sua fiducia in Colui che del pescatore Simone ha fatto l’apostolo Pietro”.
Un messaggio di incoraggiamento ma anche di affidamento, che restituisce la dimensione spirituale e mistica dell’ufficio petrino. Nelle parole dell’arcivescovo emerge la consapevolezza che il peso del pontificato non è mai solo, ma condiviso dal corpo della Chiesa universale. Con sguardo profetico, Maffeis ha voluto lanciare anche un appello programmatico al nuovo Papa: “Davanti a un mondo lacerato e disorientato - evidenzia l’arcivescovo di Perugia - Papa Leone XIV scuota la Chiesa da ogni timidezza e paura, la confermi nella fede che anche questo tempo complesso è ogni giorno visitato dalla presenza di Dio. La rilanci, affinché il suo andare fra gli uomini con la forza del Vangelo la riveli a tutti segno e strumento della tenerezza e dell’amore del suo Signore”.