La morte di Papa Francesco nel Lunedì dell’Angelo ha scosso il mondo cattolico e non solo, aprendo una fase cruciale per il futuro della Chiesa. L'imminente Conclave chiama 137 cardinali a scegliere un nuovo Pontefice, in un contesto globale segnato da tensioni geopolitiche, sfide teologiche e una fede in trasformazione. Chi sarà il prossimo Papa? Le ipotesi sono molte, le certezze poche. Ma l'elezione si annuncia come una svolta storica.
Il prossimo Conclave sarà tra i più eterogenei e meno prevedibili della storia. Dei 137 cardinali elettori, ben 110 sono stati nominati da Papa Francesco, che ha così contribuito a formare un Collegio che riflette la sua visione di una Chiesa meno eurocentrica, più aperta alle periferie e vicina agli ultimi. Nonostante questo apparente predominio "bergogliano", il fronte progressista non è affatto monolitico: molti elettori provengono da contesti culturali e religiosi diversi, e non si conoscono tra loro. Questa pluralità potrebbe favorire sorprese e mediazioni inattese.
La presenza di 15 papabili principali, distribuiti tra Europa, Asia, Africa e Americhe, sottolinea l'orizzonte ormai planetario della Chiesa. Si va dai nomi più consolidati, come Pietro Parolin e Matteo Zuppi, fino ai volti emergenti come Fridolin Ambongo Besungu e Pierbattista Pizzaballa. Le diverse provenienze non sono solo geografiche, ma anche dottrinali: tra chi sogna una "Chiesa sinodale" e chi invoca un ritorno alla tradizione più rigida, lo spettro delle visioni in campo è ampio e articolato.
Tra i candidati più accreditati ci sono tre italiani: Pietro Parolin, Matteo Zuppi e Pierbattista Pizzaballa. Parolin, 70 anni, è il più potente diplomatico vaticano, forte della sua esperienza come Segretario di Stato e uomo chiave nei rapporti con la Cina. Zuppi, 69 anni, è considerato il volto progressista della Chiesa italiana: vicino alla comunità di Sant’Egidio, ha promosso una visione più inclusiva, anche su temi sensibili come l’omosessualità e l'accoglienza. Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme, conosce a fondo il Medio Oriente e ha fatto della pace interreligiosa la sua missione.
Nonostante questa forte presenza, la tradizione ci ricorda che raramente i conclavi più incerti si risolvono con un Papa italiano. L’ultimo fu Giovanni Paolo I, eletto nel 1978. Da allora, i Pontefici sono venuti dalla Polonia, dalla Germania e dall'Argentina.
Luis Antonio Tagle, 67 anni, filippino con origini cinesi, è uno dei candidati più citati. Ex arcivescovo di Manila, carismatico e teologicamente solido, è stato voluto da Francesco a capo del Dicastero per l’Evangelizzazione dei Popoli. Potrebbe rappresentare un punto di svolta nella strategia missionaria del Vaticano.
Dall’Africa, il nome che cresce è quello di Fridolin Ambongo Besungu, 65 anni, Arcivescovo di Kinshasa. Progressista su temi sociali ma saldo nella dottrina, rappresenta una Chiesa africana sempre più vivace, numerosa e decisiva. La sua elezione sarebbe un messaggio potente in un continente dove il cattolicesimo continua a crescere e dove la geopolitica globale guarda con interesse crescente, anche per motivi strategici ed economici.
Sul fronte opposto, spicca il nome del cardinale Robert Sarah, 79 anni, guineano e volto storico del conservatorismo cattolico. Ex prefetto della Congregazione per il Culto Divino, ha più volte criticato le aperture di Francesco e invocato un ritorno a una liturgia più sobria e rigorosa. La sua candidatura, sebbene ostacolata dall’età e da una visione meno condivisa all’interno del Collegio cardinalizio, resta simbolica per chi auspica una restaurazione dottrinale.
Accanto a lui, anche Peter Erdő, 72 anni, ungherese, intellettuale raffinato ma vicino alle posizioni del governo Orbán, potrebbe riaggregare i voti di chi teme uno scivolamento eccessivo verso il progressismo. Il suo nome ha un peso anche per la posizione dell'Ungheria nell'Europa centrale, spesso al centro di equilibri tra Bruxelles e le identità nazionali.
Oltre i nomi, il prossimo Conclave dovrà rispondere a una domanda cruciale: la Chiesa deve preservare ciò che resta della sua influenza nel mondo secolarizzato o ha il coraggio di reinventarsi per continuare ad essere voce viva e profetica? Le sfide sono molteplici: crisi vocazionale, perdita di fedeli in Occidente, tensioni interne tra progressisti e tradizionalisti.
C'è chi teme che il prossimo Papa sarà chiamato più a gestire un declino che a progettare un futuro. Ma c'è anche chi spera in un nuovo inizio. Il Conclave del 2025 potrebbe essere il più decisivo dal tempo di Giovanni XXIII.