Un’altra inaugurazione fittizia per fini elettorali. Questa è l’accusa mossa da molti cittadini all’amministrazione comunale, criticata per aver inaugurato la passerella ciclopedonale a Ponte Felcino sabato scorso, per poi chiuderla subito perché i lavori non erano completati. Adesso l’attenzione mediatica si sposta sui palazzi della vergogna di Ponte San Giovanni, dove il 21 marzo è iniziata l’operazione di demolizione dei palazzi sequestrati alla malavita in via Adriatica 13 anni fa.

In occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, una grande pinza idraulica ha iniziato a demolire i terrazzi del secondo piano di uno dei due edifici destinati alla completa demolizione. Bisogna ammettere che in ogni caso la demolizione è iniziata anche se sono stati appena intaccati i bordi di alcuni terrazzi. La gatta frettolosa fa i gattini ciechi recita un antico adagio popolare e vuoi che per la fretta la demolizione riesca male?

L’inizio della demolizione dei palazzi delle vergogna ha visto la partecipazione del sindaco, degli assessori e dei consiglieri regionali e comunali. Tuttavia, dopo tre settimane, i terrazzi rimangono gli unici ad aver subito danni, mentre il resto dell’edificio è ancora intatto o quasi.

I commenti ironici degli operai del ponteggio e dei passanti

Questa situazione non è sfuggita ai lavoratori del ponteggio, che commentano con ironia e un po’ di amarezza. Un passante, osservando i palazzi ancora in piedi, afferma in dialetto: “Questi sono furbi… Avevano promesso di abbatterli, ma tutto è come prima. Non siamo mica ingenui”. Il resto del suo commento, contenente insulti esagerati, viene censurato.

Sì, è vero: ci sono alcuni operai che stanno effettivamente lavorando. Basta fare un giro intorno al cantiere per rendersi conto che qua e là qualcosa si sta muovendo sui palazzi della vergogna.

Demolizione ferma sui palazzi della vergogna

Tuttavia, la demolizione è ferma e si ha la netta sensazione che anche in questo caso abbia preso il sopravvento la frenesia di inaugurazioni che sono state fatte negli ultimi due mesi proprio per cercare di rispettare i tempi della parità di trattamento che è entrata in vigore ieri e che ora obbliga le istituzioni politiche a limitare al minimo la comunicazione.

La cosa importante è inaugurare senza sosta e rendersi visibili il più possibile alla popolazione e ai mass media. Conta l’apparenza non quello che c’è dietro.

È importante ricordare che l’area, abbandonata da anni, cambierà volto e diventerà un complesso edilizio modello grazie al progetto chiamato Pinqua, che riqualifica molte zone di Ponte San Giovanni.

Qui ci sarà una qualità abitativa elevata, un mix funzionale composto da alloggi di edilizia residenziale sociale a canone concordato, spazi commerciali, servizi di quartiere e spazi di relazione, sia aperti che protetti, ispirandosi ai principi della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Gli interventi di demolizione saranno sia totali sia parziali. Il metodo scelto è quello della “demolizione controllata” con speciali pinze idrauliche. Finora, però, hanno fatto solo una breve apparizione.

La fasi del Pinqua e l’impegno economico del Governo

Il Pinqua o Programma Innovativo Nazionale sulla Qualità dell’Abitare è stato finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con 2,8 miliardi e ha l’obiettivo di ridurre il degrado delle periferie, rendere più efficiente al punto di vista energetico l’edilizia residenziale pubblica e realizzare interventi di rigenerazione urbana per migliorare la qualità della vita delle persone. Con la firma delle 158 convenzioni tra il Mims e i Comuni titolari dei progetti selezionati e la conseguente firma dei relativi decreti di approvazione avvenuta subito dopo, a breve potranno essere erogate alle Amministrazioni le anticipazioni degli importi, come previsto dal cronoprogramma, pari al 10% dell’intero ammontare. Una cifra pari a 280 milioni entrerà quindi nelle casse dei soggetti beneficiari per poter far partire concretamente i lavori

L’area del centro abitato di Ponte San Giovanni interessato dal Pinqua risponde all’esigenza di rivisitazione di un contesto edilizio cresciuto in assenza di un vero e proprio disegno urbano; l’insediamento, nato sulle rive del Tevere, si era difatti trasformato in poco più di cinquant’anni in uno dei più popolosi quartieri di Perugia.