Bocciato il project financing per il nuovo ospedale di Terni, la giunta regionale decide subito per accelerare l’iter per realizzarlo interamente pubblico. E siccome è necessario percorrere una strada nuova, i tempi di realizzazione dipenderanno dal progetto che dovrà essere realizzato. Quello che è certo è che tramonta l’idea Maratta: si realizzerà nelle aree adicenti all’attuale ospedale.
L’incarico di redigere il Documento di indirizzo alla progettazione (il contenitore strategico che individuerà le priorità e le linee guida finalizzate al progetto esecutivo) è stato affidato nella tarda serata di ieri dalla giunta regionale. Il mandato a elaborare la cornice progettuale è stato affidato alla Direzione governo del territorio (guidata da Stefano Nodessi, che aveva sottoscritto la bocciatura del project financing). Gli specialisti di urbanistica, infrastrutture e lavori pubblici potranno avvalersi della collaborazione della Direzione salute e dell’Azienda Ospedaliera di Terni.
Ma mentre si annuncia una battaglia legale con i privati promotori del progetto di partneriato pubblico-privato che ha ricevuto parere negativo, il comunicato stampa diffuso dalla giunta Tesei evidenzia un elemento politico particolarmente rilevante. Cioè, che la decisione è stata assunta “alla luce delle concludenti interlocuzioni con il Governo per incrementare i fondi già disponibili“. Tradotto, significa che i colloqui della governatrice Tesei col ministro Schillaci e con il MEF (retto dal leghista Giorgetti) porteranno alla copertura statale della nuova struttura. Senza dover ricorrere ai prestiti dell’Inail e senza aggravare ulteriormente la dotazione finanziaria della sanità umbra.
Nuovo ospedale di Terni, deliberato il percorso pubblico: si procederà per stralci a Colle Obito
Il documento deliberato ieri dalla giunta regionale parte dagli investimenti che si stanno già facendo nella struttura ospedaliera di Terni. E tiene conto del nuovo quadro di risorse regionali disponibile per il sito di Colle Obito. Che ammontano oggi a circa 128 milioni di euro.
“Vengono confermate le linee guida già contenute nella passata delibera in merito alla volontà di realizzare il nuovo Ospedale di Terni – spiega la nota di Palazzo Donini -. La completa realizzazione del nuovo Ospedale di Terni sarà effettuata anche a stralci funzionali. Per mezzo di appalti pubblici e in base ad un programma pluriennale di interventi, corredato da cronoprogrammi e stima dei costi. Il sito è individuabile nell’ambito dell’attuale area nosocomiale“.
Sulla carta si tratta di una soluzione che dovrebbe mettere d’accordo tutti. La somma a disposizione della Regione dovrà essere raddoppiata dal Governo o da stanziamenti pubblici. La soluzione di rimanere a Colle Obito va nel senso dell’integrazione della struttura con quella già esistente. Dando vita a quella “Città della Salute”, più volte vagheggiata nei decenni passati ma realizzata solo in parte. Con la costruzione della nuova sede della Facoltà di Medicina. L’integrazione con la struttura accademica era uno dei temi maggiormente dibattuti. Perché l’eventuale spostamento a Maratta avrebbe costretto i laureandi e gli specializzandi a muoversi da una parte all’altra della città. La soluzione pubblica non piace solo al centrodestra. È stata infatti sostenuta dall’amministrazione Bandecchi. Ed era stata richiesta anche dal PD e dal centrosinistra, nonché dal comitato ternano costituitosi per proporre l’ampliamento dell’attuale sede ospedaliera.
Tempi più lunghi del project financing, ma finalmente chiarezza sul percorso. Ecco le incognite residue
Per capire come sarà il progetto del nuovo progetto per l’ospedale di Terni ci si può basare sui 16 punti che hanno portato alla bocciatura del project financing. Numero uno: i costi devono essere compatibili con la dotazione a disposizione. Ci sono 128 milioni in cassa: si parte con quelli, ai quali si aggiungeranno i fondi che il futuro governo regionale sarà capace di portare a casa da Roma. Il centrodestra si gioca la carta dell’omogeneità politica col Governo centrale e del sì di massima strappato da Tesei allo stanziamento. Niente mutui, niente canoni pluridecennali né interessi a doppia cifra.
Numero due: il progetto dovrà essere conforme al piano esigenziale sanitario e fattibile dal punto di vista tecnico costruttivo. Gli stralci consentiranno di quantificare il fabbisogno per gli espropri e di gestirli con tempi certi.
Numero tre: si dovrà capire l’integrazione con le altre strutture già presenti e da mantenere. Quale sarà il loro futuro utilizzo. Ci sarà spazio per spostare la USL Umbria 2, ad esempio, che oggi si trova in affitto in via Bramante? I posti letto aumenteranno per cercare di attrarre flussi sanitari da altre regioni grazie all’alta specializzazione? Come realizzare i servizi indispensabili a un ospedale moderno? Ad esempio: il parcheggio. Si farà un’area di sosta interrata multipiano sotto la struttura? Oppure riprenderà quota il progetto del silos allo Staino da collegare con una passerella aerea alla collina dove insiste l’attuale ospedale? Domande alle quali dovrà rispondere proprio il DIP commissionato dalla Regione.
Intanto, i privati Salc-ABP Nocivelli che avevano proposto il project financing annunciano un ricorso alla magistratura contro la decisione della Regione. Secondo loro le motivazioni regionali non terrebbero conto adeguatamente delle spiegazioni fornite dai proponenti in seconda istanza. Si annuncia una lunga battaglia legale.