Ospedale di Terni: dopo venti anni di storia la direzione aziendale lancia la nuova sfida tecnologica e multidisciplinare per la terapia intensiva post-operatoria. Sono questi gli obiettivi del direttore generale, Andrea Casciari, a venti anni dalla costituzione della “Tipo”, terapia intensiva post operatoria. Erano, infatti, i primi giorni di aprile del 2004 quando al Santa Maria di Terni veniva costituito il “Dipartimento cardio toraco vascolare” e contemporaneamente veniva avviata l’attività della nuova intensiva.
Oggi, a venti anni di distanza, la struttura ha compiuto passi in avanti e guarda con fiducia alle nuove sfide di questo settore medico.
“I vent’anni di attività della terapia intensiva post operatoria – spiega il direttore generale Andrea Casciari – rappresentano un punto di arrivo. Ma anche e soprattutto un punto di partenza. Di arrivo perché la struttura ha compiuto un percorso di sviluppo e crescita notevole nel corso degli anni, ampliando sempre più le proprie potenzialità. Di partenza perché oggi il settore è pronto ad accogliere le nuove sfide del settore. Puntando soprattutto su due fattori determinanti per la nostra gestione: l’aggiornamento tecnologico e soprattutto la multidisciplinarietà. Due elementi che proprio nella Tipo trovano le loro massime espressioni“.
Ospedale di Terni: si partì con 5 posti letto dedicati ai pazienti cardiochirurgici
In quell’aprile 2004 – ricorda una nota dell’ospedale – la struttura contava cinque posti letto dedicati ai pazienti sottoposti a intervento cardiochirugico, per chirurgia vascolare e chirurgia toracica.
La cardiochirurgia, diretta dal dottor Alessandro Pardini, aveva iniziato la propria attività nel 2001. E dopo tre anni è stata realizzata la terapia intensiva con un team di cardioanestesisti dedicati. Venti anni di attività in stretto rapporto con le discipline del dipartimento. Con il coinvolgimento in particolare di cardiologia interventistica e aritmologia. Un lungo percorso che ha portato la terapia intensiva a diventare “il fulcro dell’attività del dipartimento“.
Il Dipartimento di cardioanestesia si integra con chirurgia vascolare, chirurgia toracica, emodinamica e aritmologia. Una collaborazione che funziona e che propone per il futuro attività innovative
Tutti i numeri della nuova struttura di cardioanestesia: circa 350 i ricoveri annuali
La struttura dipartimentale di cardioanestesia, attualmente diretta dal dottor Fabrizio Armando Ferilli, è composta da otto cardioanestesisti e da un team di infermieri. Personale che giornalmente si dedica alla gestione di pazienti ad alta complessità assistenziale, con circa 350 ricoveri l’anno.
La cardiochirurgia, diretta dal dottor Valentino Borghetti, rappresenta l’apice di tale attività, ma non da meno è la chirurgia vascolare, diretta dal dottor Raimondo Micheli, la chirurgia toracica, diretta dal professor Mark Ragusa, l’emodinamica, del dottor Marcello Dominici, con le procedure di impianto di valvola aortica trans catetere, e l’aritmologia, del dottor Giovanni Carreras, con le ablazioni di aritmie cardiache potenzialmente invalidanti e non rispondenti alla terapia farmacologica.
Il team di lavoro della terapia intensiva post-operatoria lancia la sfida dell’aggiornamento
“Negli anni – spiega il dottor Fabrizio Armando Ferilli – grazie alla collaborazione con la cardiochirurgia, sono state sviluppate tecniche di assistenza con circolazione extracorporea in terapia intensiva, Ecmo veno arterioso per gravi insufficienze cardiache o cardiorespiratorie ed Ecmo veno-venoso per problematiche respiratorie non trattabili con terapie convenzionali, con eccellenti risultati. Tecniche che impongono continuo aggiornamento e dedizione continua. La terapia intensiva è totalmente autonoma nel gestire le possibili insufficienze renali acute in questi pazienti con il trattamento di dialisi continua, supporto determinante per il recupero della funzionalità renale e nelle procedure di tracheotomia percutanea dilatativa per le insufficienze respiratorie“.