Orvieto non dimentica chi la salvò dai bombardamenti alleati e ancora oggi ne tramanda il ricordo. Ieri mattina in Municipio si è svolto un incontro particolare. Il nipote del colonnello tedesco che dichiarò “Orvieto città aperta” il 14 giugno 1944 ha incontrato la sindaca Roberta Tardani per un’intervista. Un’occasione carica di emozioni che ha contribuito a mantenere viva la memoria di uno dei capitoli cruciali della storia della Città della Rupe. E quella macchina da scrivere con cui venne battuta la lettera che decretò Orvieto libera, è ancora conservata lì, nella stanza del sindaco, simbolo di quel gesto di salvezza.

Una tesi sul bisnonno che salvò la città della Rupe

Oggi, Alfred Witt ha quindici anni, ed è il nipote del tenente colonnello tedesco della Lutwaffe, Alfred Lersen, di cui porta il nome, figlio della figlia del comandante Larsen che scrisse quella famosa lettera. Ieri mattina il ragazzo ha intervistato la sindaca Roberta Tardani per un suo progetto scolastico, una tesi in cui racconterà proprio quell’avvenimento che salvò la città dalla distruzione.

Al vescovo di allora, monsignor Francesco Pieri, Larsen promise che per rispetto dei tesori d’arte e fede custoditi nel Duomo e in tutta la città, a Orvieto non avrebbero avuto luogo combattimenti. Fu Richard Heseltine, il maggior inglese che arrivando in città con le truppe alleate che risalivano da Roma, a ricevere la lettera.

Un’intervista con la storia di Orvieto

Una storia interessante e importante per Orvieto e per la mia famiglia“, così ha commentato ragazzo che si è fatto immortalare con la macchina da scrivere che il nonno Manfred Larsen regalò al Comune il 15 novembre 2016 in occasione di una visita a Orvieto.

Il giovane intervistatore si è soffermato con la sindaca Tardani per conoscere meglio cosa fanno le scuole per ricordare ai suoi coetanei questo episodio della storia della città e quali saranno le prossime iniziative per ricordare l’avvenimento. Tardani gli ha esposto i vari progetti che si stanno portando avanti nelle scuole nell’ambito del progetto “Colloquia. Come la musica salvò Orvieto”, lo spettacolo teatrale andato in scena a luglio scorso e che sarà riproposto a ottobre. La macchina da scrivere è diventata il simbolo della lealtà verso la bellezza e la cultura della città di Orvieto. La storia del comandante Larsen e della sua lettera, come ha ricordato la prima cittadina, sono i racconti più amati dalle scolaresche che periodicamente visitano il Palazzo comunale. Alfred Witt e i suoi accompagnatori hanno quindi concluso la propria visita al Teatro Mancinelli, un epicentro culturale della città.

Orvieto salvata dai bombardamenti, in altre città dell’Umbria andò diversamente

Quello di Orvieto è un episodio storico che fa riflettere ancora oggi e di cui la città, nel corso dei decenni, ha fatto tesoro tramandando quella memoria alle nuove generazioni. Se la Città della Rupe venne salvata dai bombardamenti alleati, a altre città umbre toccò purtroppo una sorte diversa. L’11 agosto del 1943 a Terni piovvero bombe: era soltanto il primo dei 108 bombardamenti che per 300 lunghi giorni rasero completamente al suolo la città dell’acciaio. A Terni, solo in quel drammatico giorno, persero la vita oltre mille persone. Il coraggio della città nel far fronte a eventi così terribili le valse la medaglia d’oro al valore civile e militare.

Nel ’44 Città di Castello venne bombardata a più riprese da gennaio a giugno, riportando numerose vittime. Anche la città di Umbertide, il 25 aprile del 1944 fu pesantemente colpita dai bombardamenti. Gli obiettivi erano i due ponti sul Tevere. Il risultato fu la morte di quasi 80 civili, il centro ridotto a un cumulo di macerie e 900 sfollati.