C’è un filo che ha attraversato la città, ieri. Invisibile ma fortissimo: quello dell’inclusione. Orvieto ha accolto la prima edizione del Disability Pride Umbria, un evento che ha unito istituzioni, associazioni e cittadini in una giornata che resterà nella memoria come un passo in avanti nel modo di guardare la disabilità.
Un appuntamento non solo celebrativo, ma di consapevolezza collettiva, nato dal lavoro del Comitato Orvietano per la Salute Pubblica e sostenuto dalla Regione Umbria, dal Comune di Orvieto e dall’Ordine dei Fisioterapisti dell’Umbria. L’obiettivo: trasformare le parole in politiche, e le politiche in gesti quotidiani.

La cerimonia inaugurale si è aperta tra emozione e concretezza. I rappresentanti delle istituzioni hanno richiamato il senso più profondo di questa manifestazione, che non si limita a una festa, ma diventa una presa di posizione culturale e politica.
“Con Pride si intende un’assunzione di consapevolezza e di impegno: si rivendica ciò che non si ha, ed è per questo un atto politico e civile”, ha affermato Sarah Bistocchi, presidente dell’Assemblea Legislativa Umbra.
Anche Costanza Spera, assessora e presidente della Consulta Welfare e Politiche Sociali di ANCI Umbria, ha rimarcato l’impegno di una rete istituzionale in crescita: un sistema che – nelle sue parole – vuole “rinnovare l’impegno delle istituzioni, segno di una volontà di cambiamento condivisa”.
Accanto a loro, il Comune di Parrano ha dato un segnale concreto, approvando una delibera di adesione al Disability Pride Umbria, a testimonianza di un consenso che si allarga e si radica nei territori.

Nel pomeriggio, Orvieto si è vestita dei colori del Pride. Da piazza Cahen a piazza Sant’Andrea, il centro storico è diventato un fiume in cammino: cori, letture, musica e teatro si sono intrecciati in una narrazione collettiva.
Ogni passo era un gesto simbolico, ogni sorriso un messaggio di appartenenza. In quel percorso, la disabilità ha smesso di essere “tema” per diventare presenza viva.
A chiudere la giornata, lo spettacolo itinerante del gruppo teatrale “Amleto in viaggio”, che ha trasformato le vie del centro in un palcoscenico urbano, con una performance capace di parlare – senza filtri – di diritti e di dignità. Il messaggio era chiaro: le barriere più difficili da abbattere non sono quelle architettoniche, ma quelle mentali.
Tra i presenti anche Vittoria Ferdinandi, sindaca di Perugia, che ha voluto lasciare un pensiero che riassume l’essenza della giornata:
“Camminando insieme vogliamo cominciare a lavorare, prima di tutto su noi stessi, per costruire uno sguardo differente”.

Dietro la riuscita dell’iniziativa c’è una trama di persone, associazioni e realtà del territorio che da mesi lavorano per questo risultato.
Oltre al comitato promotore, hanno partecipato la Cellula di Orvieto dell’Associazione Luca Coscioni, il gruppo Rigenerazione & Intrecci, e una lunga lista di sigle che testimoniano la vivacità del tessuto sociale orvietano:
“Amleto in viaggio”, “Los Filonautas”, “Lettori portatili”, “Omphalos”, “Associazione Peter Pan”, “No Gap”, “Il Girasole”, “Vip Orvieto Clownterapia”, “Tartaruga xyz sport e integrazione”, “Emergency Orvieto”, “Coordinamento Orvietano per la Palestina”, “Val di Paglia Bene Comune”, “E-lisir.it” e la “Confraternita di Misericordia di Fabro”, che ha garantito l’assistenza sanitaria durante il corteo.
Accanto alle associazioni, il contributo di numerosi enti e sponsor privati - dalla Regione Umbria alla Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, dal Consorzio Vini Orvieto alle aziende Martinelli Servizi Turistici, Garaventa Lift e Ponte Giulio - ha permesso di realizzare un evento che ha unito solidarietà e professionalità.
Anche i commercianti locali hanno risposto con entusiasmo. Dai caffè storici alle botteghe artigiane, la città ha partecipato con il calore di chi si riconosce in un obiettivo comune. “Caffè Cavour”, “L’Officina del Gelato”, “Caffè Europa”, “La Dolce Vita”, “Pizzeria Al Cordone”, “Panificio Salonga”, “I dolci di Moscatelli”, “La Dolceria Bar Montanucci” e “Dolce Amaro”: dietro ogni bancone, un sorriso di partecipazione.

Nel pomeriggio, durante il convegno, il moderatore Roberto Mauri di “Omphalos” e Raffaele Goretti dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità hanno animato un confronto di alto livello, fatto di idee ma anche di storie.
E proprio in chiusura, le parole di Daniele Renda hanno sintetizzato il senso profondo della giornata:
“Ogni Disability Pride ha la sua storia, e ogni territorio lo vive a modo suo. Quello di Orvieto ci ha regalato qualcosa di unico: una comunità intera che si è ritrovata intorno a principi e valori comuni. Persone vere, autentiche, unite da un tema che ci riguarda tutti: la disabilità come parte viva della società. Se Orvieto non era ancora orgogliosa di sé, oggi può esserlo. Da qui nasce una famiglia che nessuno potrà fermare”.