In una tranquilla giornata di Orvieto, un dramma nascosto è venuto alla luce. Un trentenne del posto è finito sotto la lente d’ingrandimento della Polizia di Stato per aver messo un collare elettrico illegale al proprio cane. Questo dispositivo, progettato per emettere scosse e scoraggiare l’allontanamento dell’animale, è infatti non apprezzato da molti per le sue implicazioni sul benessere animale.

Collare elettrico al cane, l’azione della polizia 

Il tutto ha avuto inizio con l’occhio attento di un cittadino, preoccupato per un cane che vagava per le strade di Orvieto. Vedendo l’animale in difficoltà e potenzialmente pericoloso per il traffico, l’uomo ha deciso di intervenire. Avvicinandosi, ha scoperto il collare ad impulsi elettrici che stava causando evidente sofferenza al cane. Senza esitare, ha composto il 112, chiedendo aiuto.

La polizia, giunta prontamente sul luogo, ha rimosso il collare dall’animale, mettendolo sotto sequestro. Non si sono fermati qui: l’Ufficio Controllo del Territorio ha avviato un’indagine tecnica per capire l’impatto del collare sul cane e verificarne la conformità con le leggi vigenti. L’indagine ha incluso una revisione approfondita delle normative europee e italiane in materia di protezione animale.

Il parere degli esperti non lascia spazio a dubbi. I veterinari e il personale specializzato della Usl Umbria2 hanno confermato che il collare elettrico provocava danni significativi sia fisici che psicologici al cane. Un chiaro caso di maltrattamento, punibile dalla legge.

Identificato il proprietario, un giovane residente a Orvieto, la Polizia di Stato ha proceduto con la denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Terni. Le indagini, ora in mano alla Procura, mirano a fare piena luce sulla vicenda e a garantire che giustizia sia fatta per il cane maltrattato.

Utilizzo dei collari elettrici: la normativa

In Italia, il tema dei collari elettrici per cani è molto dibattuto. Non esiste una legge specifica che vieti completamente l’uso di questi dispositivi, ma il loro impiego può configurare un reato in determinate circostanze. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’utilizzo di collari elettrici può essere sanzionato se provoca sofferenza all’animale, rientrando così nelle fattispecie di maltrattamento o abbandono di animali.

Il reato di maltrattamento di animali (art. 544-ter c.p.) si configura quando un animale subisce lesioni o sevizie con crudeltà o senza necessità. Le pene previste includono la reclusione da tre a diciotto mesi o una multa che può variare dai 5.000 ai 30.000 euro. L’uso del collare elettrico può rientrare in questo reato solo se provoca una vera e propria lesione fisica all’animale.

L’abbandono di animali, invece, è disciplinato dall’art. 727 del Codice penale e riguarda la detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze. Questo reato è punito con l’arresto fino a un anno o con un’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’uso del collare elettrico per l’addestramento, se non causa lesioni fisiche ma comunque provoca sofferenza, rientra in questa fattispecie.

Il collare elettrico è considerato da molti uno strumento barbaro che causa inutili sofferenze all’animale. Funziona tramite elettrodi che emettono scosse di varia intensità, controllate da un telecomando, per correggere il comportamento del cane. Sebbene alcuni sostengano che il dolore inflitto non sia insopportabile, numerosi esperti e associazioni animaliste lo considerano un metodo educativo crudele e inappropriato.

A livello europeo, diversi Paesi hanno adottato misure più severe. In Inghilterra, a partire dal 1° febbraio 2024, è completamente vietato l’uso di collari elettrici telecomandati. Anche il Galles, la Danimarca, la Norvegia, la Svezia, l’Austria, la Svizzera, la Slovenia e la Germania hanno già introdotto divieti simili, mentre la Francia ha recentemente approvato una legge che vieta la vendita di collari elettrici e altri strumenti coercitivi.