Il GIP di Roma Antonella Minunni ha emesso un decreto di giudizio immediato nei confronti di Nors Manlapaz, madre di Mark Antony Samson – il 23enne reo confesso dell’omicidio della 22enne Ilaria Sula. La donna è accusata di concorso in occultamento di cadavere, reato aggravato dal cosiddetto nesso teleologico, ovvero dall’aver commesso questo crimine allo scopo di nasconderne un altro.
L’udienza del processo a carico di Nors Manlapaz è stata fissata per il 10 dicembre 2025 e si terrà davanti a un tribunale monocratico di Roma. La decisione di procedere con il giudizio immediato significa che le prove raccolte durante le indagini sono considerate evidenti e sufficienti: in questi casi, si salta l’udienza preliminare e si passa direttamente al dibattimento. Si tratta di una procedura utilizzata tipicamente quando vi sono riscontri probatori solidi (come una confessione dettagliata o evidenze tecnico-scientifiche) tali da rendere superfluo il filtro dell’udienza preliminare.
Le indagini hanno progressivamente fatto luce sul ruolo attivo che Nors Manlapaz avrebbe avuto dopo l’uccisione di Ilaria. La posizione della donna si è aggravata con il progredire degli accertamenti: gli inquirenti hanno raccolto elementi concreti di un suo coinvolgimento nell’occultamento del corpo della giovane vittima, avvenuto immediatamente dopo il delitto compiuto dal figlio. In particolare, durante un lungo interrogatorio in Questura (durato circa quattro ore), la madre ha ammesso di aver aiutato Mark a eliminare le tracce del crimine: «Ho aiutato mio figlio a pulire le macchie di sangue in casa» ha confessato la donna davanti agli investigatori. Dagli accertamenti tecnici è emerso che Nors era presente nell’abitazione al momento dei fatti; i dati estratti dal suo cellulare la collocano infatti sulla scena del crimine, smentendo la versione iniziale fornita dal figlio.
Dal punto di vista difensivo, è possibile che la difesa della donna opti per un rito alternativo, ad esempio il patteggiamento, al fine di ottenere uno sconto di pena e concludere il procedimento in tempi più brevi. Secondo le indiscrezioni, l’avvocato di Manlapaz potrebbe presentare una richiesta in tal senso già nelle prossime settimane, così da valutare un accordo prima dell’inizio formale del dibattimento. Una scelta di patteggiare implicherebbe l’ammissione di responsabilità da parte dell’imputata in cambio di una pena ridotta, evitando il lungo iter di un processo ordinario. Resta da vedere se il giudice e la Procura riterranno adeguata una tale soluzione in un caso tanto delicato.
Stando all’ipotesi accusatoria, la madre non avrebbe agito soltanto per istinto di protezione verso il figlio, ma con la consapevolezza di ostacolare le indagini sul femminicidio. L’azione di ripulire la scena del crimine e di contribuire a nascondere il corpo – secondo la Procura – rientra in una strategia deliberata per cancellare le prove del delitto e guadagnare tempo, configurando così l’aggravante del fine teleologico (aver commesso un reato per assicurarne impunità a un altro). Questo elemento costituisce un punto centrale nell’impostazione accusatoria: se provato, comporta un aumento di gravità del reato contestato a Manlapaz e potrebbe incidere sulla pena finale in caso di condanna.
Ilaria Sula era una studentessa universitaria di 22 anni, originaria di Terni, in Umbria, trasferitasi a Roma per frequentare la facoltà di Statistica alla Sapienza. La sua vita è stata spezzata in quello che si è rivelato un brutale caso di femminicidio. Il 26 marzo 2025, l’ex fidanzato Mark Antony Samson l’ha uccisa a coltellate nell’appartamento di lui a Roma, al culmine di quella che sembra essere stata una furiosa lite scatenata dalla gelosia. La giovane sarebbe stata colpita con almeno tre fendenti alla gola durante l’aggressione, un attacco mortale portato avanti con estrema violenza.
Dopo l’omicidio, Mark Samson ha cercato di distruggere le prove e sbarazzarsi del corpo di Ilaria. Il 23enne ha avvolto il cadavere in teli di plastica, lo ha chiuso in una valigia e ha trasportato il trolley fino alla propria auto, per poi guidare fuori città. Nel pomeriggio del 26 marzo, il giovane si è spinto nell’area rurale di Capranica Prenestina (un centro a circa 40 km da Roma) e lì ha gettato la valigia con il corpo in un dirupo, nascondendola tra la fitta vegetazione. Il cadavere di Ilaria Sula è rimasto nascosto per alcuni giorni prima di essere individuato dai carabinieri, che nel frattempo avevano avviato le ricerche a seguito della denuncia di scomparsa.
Centinaia di persone hanno partecipato ai funerali di Ilaria Sula, celebrati nella sua città natale Terni, manifestando commozione e chiedendo giustizia per la giovane vittima. La vicenda ha suscitato un vasto clamore mediatico e ha toccato profondamente l’opinione pubblica, sia in Umbria che nel resto d’Italia. La tragedia di Ilaria ha acceso i riflettori sulle dinamiche familiari che possono accompagnare crimini così efferati, sollevando interrogativi sul ruolo di chi – pur non avendo materialmente commesso il delitto – decide di intervenire per coprire le tracce e ostacolare la giustizia.
In vista dell’apertura del processo a dicembre, grande attenzione è rivolta a quale atteggiamento terrà Nors Manlapaz di fronte alle accuse formali. Oltre all’ipotesi di patteggiamento già ventilata, non è escluso che la donna decida di collaborare ulteriormente con gli inquirenti, fornendo magari nuovi dettagli per attenuare la propria posizione agli occhi della Corte.