Nell’ambito del processo ad Amanda Knox, che si sta svolgendo oggi 10 aprile davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze, il sostituto procuratore generale ha chiesto la conferma della condanna a tre anni di reclusione. Questa condanna è relativa all’accusa di aver calunniato Patrick Lumumba nelle prime fasi delle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher. Knox, come ricorderete, aveva accusato Lumumba di aver ucciso Kercher.

Gli avvocati difensori di Knox avevano richiesto l’assoluzione dal reato di calunnia, così da assolvere definitivamente la scrittrice americana da ogni condanna relativa al caso Meredith. Knox, infatti, era stata già assolta dall’accusa di omicidio. Questo nuovo processo è stato disposto a seguito dell’annullamento della precedente sentenza della Cassazione.

Il processo a Firenze

Né Lumumba – riconosciuto estraneo ai fatti – né Knox – che si trova negli Stati Uniti con i suoi due figli – sono presenti oggi in aula davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze. L’accusa ha chiesto la conferma della condanna a tre anni per il reato di calunnia, mentre la difesa punta a una totale e definitiva assoluzione. Va sottolineato che Amanda Knox ha già scontato i tre anni di reclusione richiesti. Prima di essere assolta per l’omicidio di Kercher, infatti, ha trascorso in carcere quasi quattro anni.

Omicidio Meredith, Lumumba salvo: la ricostruzione del procuratore

Patrick Lumumba “si è salvato” grazie al “cittadino perfetto” dopo che Amanda Knox lo aveva accusato dell’omicidio di Meredith Kercher. Lo ha detto il procuratore generale Ettore Squillace nella requisitoria al termine della quale ha chiesto per la scrittrice americana la conferma della condanna a tre anni di reclusione per calunnia nei confronti del musicista.

E lo ha detto facendo riferimento al professore svizzero che riferì alla polizia di averlo visto al lavoro nel suo pub nel centro di Perugia (poi chiuso) nell’orario in cui veniva uccisa la studentessa inglese. Decisiva, quindi, la testimonianza del “cittadino perfetto” che, come ha detto il procuratore, trattasi di: “Uno svizzero preciso come gli orologi che costruiscono”. Addirittura: “Si è ricordato che era andato nel pub – ha aggiunto – e cosa aveva preso”.

“Knox sapeva che Lumumba era innocente”

Il procuratore generale si è soffermato a lungo sul memoriale, in inglese, scritto da Knox la mattina del 6 novembre del 2006 prima di essere portata in carcere. Atto che: “Non può dirsi compromesso” secondo la Cassazione che ha annullato la condanna per calunnia. Stabilendo invece che: “La violazione al diritto ad un equo processo nei termini accertati dalla Corte di Strasburgo in radice la possibilità di utilizzare quale corpo del reato le dichiarazioni rilasciate dall’americana agli investigatori la notte precedente al fermo, che chiamavano in causa Lumumba”.

Squillace ha quindi detto: “Dovete stabilire se con questo scritto e solo con questo si configuri il reato di calunnia”. Anche perché Knox ha: “Ripetutamente fatto il nome di Lumumba”. Quindi: “Vi dovete chiedere – ha detto il magistrato rivolto ai giudici – se voi lo aveste messo tra le persone da investigare. E la risposta non può che essere sì”. Secondo lui: “Knox era consapevole che Lumumba fosse innocente”.