03 Nov, 2025 - 08:46

Omicidio Meredith Kercher, Sollecito: “Condannato dallo stigma sociale anche dopo l’assoluzione”

Omicidio Meredith Kercher, Sollecito: “Condannato dallo stigma sociale anche dopo l’assoluzione”

Sono passati diciotto anni da quel 1 novembre 2007, giorno in cui la studentessa britannica Meredith Kercher venne trovata senza vita nella casa che condivideva a Perugia con altre coinquiline. Un delitto che sconvolse l’Italia e il mondo, dando vita a uno dei processi più seguiti e controversi della cronaca giudiziaria contemporanea. Oggi, Raffaele Sollecito, accusato insieme ad Amanda Knox e poi definitivamente assolto, torna a parlare con l’Ansa, denunciando “una condanna invisibile ma devastante” che ancora accompagna la sua vita.

Caso Meredith Kercher, Sollecito: “Discriminato anche dopo l’assoluzione, è una ferita che non si chiude”

“Diciotto anni dopo l’omicidio di Meredith Kercher, voglio denunciare una forma di condanna che nessuna sentenza può cancellare: lo stigma sociale verso chi è stato ingiustamente in carcere”, ha dichiarato Sollecito.È una discriminazione silente ma devastante”, aggiunge, sottolineando quanto il peso del pregiudizio continui a pesare anche a distanza di anni.

L’ex studente pugliese, oggi 41enne, ricorda come la sua vicenda processuale sia durata otto anni, con quattro trascorsi in carcere, prima della definitiva assoluzione arrivata nel 2015: “Sono stato assolto definitivamente dopo un processo basato su ricostruzioni completamente inventate. Eppure, ancora oggi, molti continuano a pensare che l’abbia fatta franca”. Parole dure, che evidenziano quanto il marchio mediatico e sociale resti impresso anche dopo la fine dei procedimenti giudiziari.

Sollecito punta il dito anche contro le istituzioni: “È una discriminazione che si manifesta negli sguardi, nei commenti, persino negli atteggiamenti istituzionali, come la negazione di qualsiasi risarcimento”.

Nel corso dell’intervista, l’ex imputato cita un altro caso controverso della giustizia italiana:Penso ad Alberto Stasi, ingiustamente in carcere per l’omicidio di Garlasco di cui è innocente. Come nella mia vicenda, sentenze ondivaghe e ricostruzioni fantasiose hanno creato un marchio indelebile che va oltre ogni verdetto”.

Oggi Sollecito vive in Puglia e ha trovato un equilibrio professionale: “Lavoro come architetto del cloud, progettando infrastrutture digitali per aziende di medie e grandi dimensioni. Lavoro da remoto e viaggio spesso, il che mi offre molta libertà e ne sono molto grato. Ho ricostruito la mia vita professionale, ma il peso di un’assoluzione che agli occhi di molti non basta a certificare l’innocenza è qualcosa con cui devo convivere ogni giorno”.

Infine, il suo appello: “Serve una riforma non solo della giustizia, ma della memoria collettiva. Nessuno dovrebbe essere condannato per sempre dall’opinione pubblica quando la legge lo ha dichiarato innocente”.

Il caso Meredith Kercher: una ferita ancora aperta nella cronaca italiana

Era la notte tra l’1 e il 2 novembre 2007 quando Meredith Kercher, 21 anni, studentessa inglese in Erasmus a Perugia, venne uccisa con una coltellata alla gola nella casa di via della Pergola. La giovane condivideva l’appartamento con altre ragazze, tra cui Amanda Knox, sua coinquilina americana, e Raffaele Sollecito, studente pugliese allora fidanzato con la Knox, che presto finirono al centro delle indagini. Il delitto scosse profondamente l’opinione pubblica: le ipotesi investigative si moltiplicarono, tra ricostruzioni contraddittorie e un clamore mediatico senza precedenti.

Le prime indagini portarono all’arresto di Knox e Sollecito, insieme a Rudy Guede, unico dei tre a essere poi condannato in via definitiva. Dopo anni di processi, appelli e sentenze ribaltate, la Corte di Cassazione nel 2015 assolse definitivamente Sollecito e Knox “per non aver commesso il fatto”.

Il caso, però, lasciò una scia di polemiche e divisioni. Da un lato, chi continuava a nutrire dubbi sulla dinamica dell’omicidio; dall’altro, chi denunciava un sistema giudiziario e mediatico che aveva travolto due giovani con prove fragili e ricostruzioni forzate. Ancora oggi, l’omicidio di Meredith Kercher resta uno dei simboli del rapporto controverso tra giustizia, media e opinione pubblica in Italia: un fatto di cronaca che, a distanza di quasi due decenni, continua a sollevare interrogativi sulla presunzione d’innocenza e sul prezzo umano degli errori giudiziari.

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Lorenzo Farneti
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