27 Mar, 2025 - 15:40

Omicidio Iolanda Castillo, indagato un brasiliano di Perugia: svolta dopo 29 anni

Omicidio Iolanda Castillo, indagato un brasiliano di Perugia: svolta dopo 29 anni

Una traccia lasciata su una superficie interna di una porta e un'impronta digitale custodita in un archivio informatico. Sono questi i due tasselli che hanno riaperto un'inchiesta ferma da quasi trent'anni. L'omicidio di una donna dominicana avvenuto a Lido di Savio nel 1996 potrebbe finalmente avere un volto: quello di un uomo di 62 anni, nato in Brasile, legato in passato al mondo dello sfruttamento sessuale. L'accelerazione recente dell'inchiesta si deve a una nuova comparazione biometrica eseguita dai carabinieri del Ris.

Il delitto rimasto senza giustizia per 29 anni

Era stata trovata in un appartamento, il corpo devastato da ferite da arma da taglio. Le mani legate, la bocca chiusa con un indumento maschile. La scena parlava di un'aggressione brutale, consumata con ferocia. La vittima, trentiquattro anni, era conosciuta con uno pseudonimo esotico utilizzato negli annunci a pagamento. Aveva lasciato la Repubblica Dominicana per cercare un futuro in Italia. Invece, la sua vita era finita in quella stanza, nel cuore della riviera romagnola.

All'arrivo dei carabinieri, la donna giaceva nuda sul letto, legata con una cintura. Il corpo presentava segni di percosse e ferite multiple da coltello. Due lame erano state lasciate conficcate nel petto, come una firma raccapricciante. A lanciare l’allarme era stata la coinquilina, preoccupata per l’assenza di risposte al telefono.

Iolanda Castillo era giunta in Italia con un permesso di soggiorno per attività domestiche. Dopo un primo periodo trascorso in Umbria, aveva deciso di stabilirsi in Romagna nel marzo del 1996. Il soprannome con cui si faceva pubblicità sui giornali locali, "Dea dell’amore", compariva tra le inserzioni degli ultimi fogli dei quotidiani, in mezzo a una sequenza di lettere e aggettivi altisonanti.

L’ipotesi degli inquirenti: vendetta nell’ambiente della prostituzione

Secondo l'accusa, alla base del gesto ci sarebbe stata una punizione. L'uomo oggi indagato sarebbe salito da Perugia fino alla costa per colpire la donna, che nel frattempo si era resa indipendente dalla sua influenza. Le indagini coordinate dalla procura ravennate, con il supporto anche degli investigatori umbri, puntano a definire con precisione i rapporti intercorsi tra i due, supportandosi con testimonianze raccolte negli anni e l'analisi dei tabulati telefonici.

La donna aveva lasciato l’Umbria nel marzo 1996 per trasferirsi a Lido di Savio, dove aveva iniziato a esercitare in autonomia. Il legame con il sospettato era già stato preso in considerazione in passato: l’uomo era stato iscritto nel registro degli indagati, ma nel 2006 il procedimento era stato archiviato per mancanza di elementi sufficienti.

L’impronta decisiva e i limiti delle vecchie indagini

L'impronta digitale rinvenuta sulla porta dell'appartamento non aveva trovato riscontro all'epoca, anche per un problema tecnico. Nel 2002, infatti, il sospettato era stato arrestato per droga, ma la rilevazione dattiloscopica era risultata parziale. Soltanto con l'informatizzazione dei dati biometrici e la creazione di banche dati più accurate, si è potuto tornare su quel frammento. Il confronto ha dato esito inequivocabile: 17 punti di corrispondenza.

A confermare la nuova pista investigativa hanno contribuito anche le dichiarazioni di una persona che conosceva l'indagato e la ricostruzione delle relazioni tra lui e la vittima. Questi elementi hanno rafforzato la tesi accusatoria della Procura, guidata dalla Pm Monica Gargiulo.

Il processo sospeso e il rebus della localizzazione

Nonostante gli elementi emersi, il procedimento si trova in una fase di stallo. L'uomo non è rintracciabile e potrebbe essersi nascosto all'estero, forse in Brasile. Il giudice ha disposto ricerche senza limiti di tempo, data la natura imprescrittibile del reato. Se dovesse essere localizzato, il processo ripartirebbe immediatamente. Una prima udienza è già stata fissata per il primo giorno non festivo di settembre, nel caso in cui il sospettato venga trovato nella prima parte dell'anno; in alternativa, slitterebbe a febbraio dell'anno successivo.

Il magistrato Andrea Galanti, preso atto dell’irreperibilità dell’indagato, ha sospeso il procedimento ma autorizzato le ricerche a oltranza. La richiesta di rinvio a giudizio è formalmente in sospeso, in attesa di novità sulla posizione del brasiliano.

Richieste di collaborazione internazionale in corso

Per procedere con ulteriori verifiche, tra cui l'esame del Dna, le autorità italiane hanno già inoltrato una richiesta formale ai colleghi sudamericani. L'obiettivo è ottenere nuovi accertamenti tecnici anche attraverso un incidente probatorio. Già in passato il brasiliano era stato coinvolto nell'inchiesta, ma il caso era stato archiviato per carenza di riscontri. Ora, il quadro è cambiato.

 

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Francesca Secci
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