Nella tranquilla località di San Polo, alle porte di Arezzo, un omicidio ha scosso la comunità. Gezim Dodoli è stato ucciso da Sandro Mugnai mentre quest’ultimo tentava di demolire la sua abitazione con un escavatore. Ora, i familiari di Dodoli si fanno avanti per chiedere giustizia e risarcimento. 

Il 5 gennaio 2023, Mugnai fece fuoco con la sua carabina da caccia al cinghiale, affermando di aver agito per proteggere sé stesso e i suoi cari. Questo però ha scatenato una serie di interrogativi sulla natura della sua reazione. Ora, Mugnai rischia un processo, con un’udienza fissata al palazzo di giustizia di Arezzo.

Omicidio di San Polo: la decisione del giudice

L’anno scorso, il giudice ha stabilito che non ci fossero esigenze di custodia cautelare in carcere, consentendo a Mugnai di tornare in libertà mentre il procedimento penale proseguiva. Questa decisione ha sollevato interrogativi su perché Mugnai sia stato arrestato in primo luogo, nonostante l’evidenza della legittima difesa. La legge italiana, infatti, richiede che chiunque sia colto in flagranza di un delitto non colposo debba essere arrestato dalle forze dell’ordine. Questo è quanto accaduto nel caso di Mugnai, il quale è stato considerato in flagranza di omicidio volontario.

La questione della legittima difesa

In Italia, però, la legittima difesa è una causa di non punibilità e non estingue il reato di omicidio volontario. Pertanto, le forze dell’ordine non avevano facoltà di scelta nell’arrestare Mugnai, anche se si riteneva che avesse agito per legittima difesa. Questa valutazione spetta alla magistratura, una volta raccolti tutti gli elementi.

Sebbene esista una disposizione che esclude l’arresto quando il reato è commesso nell’adempimento di un dovere o nell’esercizio di una facoltà legittima, la sua applicazione è soggettiva e non sempre immediata nelle situazioni reali.

Mugnai è stato quindi detenuto in carcere per l’omicidio di San Polo fino alla prima udienza utile, dove è stato convalidato l’arresto. Tuttavia, non sono state ritenute sussistenti le esigenze di custodia cautelare in carcere, poiché non c’erano rischi di fuga, inquinamento delle prove o reiterazione del reato.

Ma torniamo ad oggi. La questione centrale è se l’azione di Mugnai sia stata un eccesso colposo di legittima difesa, come sostiene la procura, o una reazione legittima per difendere la sua vita e quella della sua famiglia da un attacco violento. Il giudice Claudio Lara sarà chiamato a stabilire la verità dietro questo tragico evento.

Un caso intricato: il dietrofront del PM

I familiari di Dodoli hanno deciso di costituirsi parte civile nel processo. La vicenda è diventata un caso di studio giuridico, con pareri discordanti tra il giudice Giulia Soldini e il PM Lara Taddei.

La prospettiva di un processo imminente ha portato i familiari di Dodoli a chiedere il sequestro conservativo dei beni di Mugnai, compresa la sua casa a San Polo. Il sostituto procuratore Laura Taddei ha ritenuto inadeguata la reazione di Mugnai rispetto all’attacco subito. 

Nelle prime ore dopo l’omicidio di Gezim Dodoli, gli avvocati di Sandro Mugnai, Piero Melani Graverini e Marzia Lelli, invocavano la legittima difesa, una richiesta che venne accolta dal GIP Giulia Soldini. Di fronte al drammatico interrogatorio del protagonista, il GIP non ebbe dubbi, specialmente considerando le grida di avvertimento e il primo colpo sparato in aria prima degli spari fatali. 

Questo scenario sembrava indicare un’archiviazione delle accuse nei confronti dell’artigiano, nonostante le perizie, compresa quella balistica, fossero ancora in sospeso. A distanza di tredici mesi, il PM Taddei ha ribaltato tutto, contestando un’eccessiva reazione di legittima difesa, indicando un comportamento precipitoso, avventato e imprudente da parte dell’indagato. Secondo l’avviso di chiusura delle indagini, Mugnai avrebbe sparato gli ultimi quattro colpi quando il pericolo era già in diminuzione, con l’azione offensiva di Dodoli che si era affievolita. 

Ora, la difesa ha venti giorni per presentare ulteriori prove o chiedere un nuovo interrogatorio dell’artigiano, altrimenti il PM procederà con la richiesta di rinvio a giudizio, potenzialmente portando a un processo di grande risonanza mediatica. Gli avvocati di Mugnai preferiscono non commentare l’omicidio di San Polo, concentrando la loro strategia esclusivamente sul piano giudiziario. Tuttavia, la procura dovrà superare un ostacolo giuridico, essendo il PM Taddei non intervenuto sull’ordinanza del GIP che riconosceva la legittima difesa, trasformandola quindi in un giudicato cautelare.