“Sono stato io ma non avevo alternative”. Con queste parole, attraverso anche una lettera, il 17enne, accusato dell’omicidio di Salvatore Postiglione, avvenuto in un parcheggio di zona La Paciana a Foligno all’alba del 7 novembre, ha confessato di essere proprio lui ad aver commesso l’efferato delitto. Arrivata, proprio nel giorno della vigilia di Natale, la confessione dell’omicidio del 56enne muratore, con cui il giovane killer aveva lavorato in passato.

Dopo quasi due mesi, il ragazzo, che diventerà maggiorenne fra pochi giorni, accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, ha rivelato tutto. I dettagli sono emersi, nella giornata odierna, dopo essere stato interrogato dal presidente del tribunale dei minori di Perugia Grazia Mazzini e dal procuratore capo Flaminio Monteleone.

La confessione del giovane killer

Ha risposto per oltre un’ora alle domande, il giovane che ha raccontato nei minimi particolari quanto sia accaduto quella mattina: “L’ho ucciso e sono pentito, sentivo di non avere alternative”. L’omicida ha rivelato i dettagli dell’appostamento in Via La Louviere, in attesa di Salvatore Postiglione fino alla prima bottigliata in testa e alle oltre cinquanta coltellate inferte alla vittima, fino alla fuga in monopattino.

Il ragazzo avrebbe confermato agli inquirenti anche il punto esatto dove avrebbe abbandonato l’arma del delitto, ovvero un coltello da cucina portato da casa e che non è stato finora rinvenuto. La conferma della confessione è arrivata anche dall’avvocato difensore Ilario Taddei, secondo cui il suo assistito avrebbe tolto la vita al capomastro con cui aveva lavorato circa tre mesi, ovvero fino al licenziamento avvenuto a ottobre.

Le parole dell’avvocato difensore

“Il mio assistito ha raccontato di un episodio in cui la vittima l’avrebbe portato in casa propria e qui lo avrebbe minacciato con una pistola” – ha detto il legale difensore del ragazzo, aggiungendo che si è di fronte a un indagato in stato di sofferenza psichica e per questo non in grado di dettagliare ulteriormente”.

Per ora il difensore del 17enne non ha richiesto l’alleggerimento della misura cautelare del carcere “perché – ha spiegato al termine dell’interrogatorio – l’istituto in cui è recluso rappresenta l’unico luogo in cui può essere sottoposto a trattamento terapeutico e contestualmente essere monitorato”.

Omicidio di Foligno, tra movente e vessazioni

Il racconto del ragazzo ha avuto anche dei momenti in cui si sono mostrate le fragilità del giovane omicida che ha raccontato di aver subito vessazioni e intimidazioni da parte di Postiglione, che in un caso secondo il suo racconto lo avrebbe anche portato in casa propria e minacciato con una pistola. “Mi faceva del male se non lo avessi ucciso io lo avrebbe fatto lui”.

Parlando del movente il ragazzo ha esplicitato gli episodi di minacce ma ha anche confusamente fatto riferimento a macumbe e influssi negativi. “Mi sono liberato del diavolo”, ha concluso. Questa dunque la spiegazione data dal 17enne, anche se lo stesso non avrebbe aggiunto motivazioni specifiche.

Si è trattato del primo interrogatorio e serviranno ulteriori riscontri. Il ragazzo al momento si trova nel carcere minorile di Firenze, dove vi rimarrà. Per via delle fragilità dimostrate e dai problemi riscontrati il ragazzo ha già subito due trattamenti sanitari obbligatori e una cura farmacologica nell’istituto penale minorile di Firenze.