Una mobilitazione civica senza precedenti per Fossato di Vico. In poco meno di una settimana, il neonato Comitato “Per Fossato di Vico”, guidato dal presidente Sante Pirrami, ha raccolto oltre 700 firme per esprimere la contrarietà dei cittadini all’ipotesi di apertura di un Centro di Accoglienza Straordinario (CAS) destinato a richiedenti asilo in un’ex struttura alberghiera situata in località Osteria del Gatto.
Un segnale chiaro, forte, e per molti versi inaspettato nella sua rapidità e determinazione. Le firme, pari a circa un terzo degli aventi diritto al voto del comune, sono state consegnate venerdì 6 giugno alla Prefettura di Perugia, accompagnate da una lettera che riassume preoccupazioni, proposte e richieste di trasparenza.
Fin dalle prime dichiarazioni, i membri del comitato hanno voluto chiarire la propria posizione per evitare semplificazioni o strumentalizzazioni:
“Il nostro non è un no all’accoglienza in sé”, ha sottolineato il presidente Pirrami, “ma un no a modalità che riteniamo inadatte, affrettate e potenzialmente dannose, tanto per i residenti quanto per gli stessi migranti”.
La struttura individuata per ospitare il CAS – un ex albergo situato in una zona periferica e isolata del territorio comunale – secondo il comitato non garantisce alcun presupposto di integrazione reale, ma rischia al contrario di generare marginalità, solitudine e tensione sociale.
Le criticità sollevate dai cittadini sono puntuali e documentate. In primo luogo, viene evidenziata la posizione geografica della struttura, decisamente decentrata rispetto al tessuto urbano, e priva di collegamenti efficienti con servizi essenziali come centri per l’impiego, corsi di lingua italiana, sportelli sociali, luoghi di formazione professionale o attività culturali.
“Un’accoglienza vera deve essere anche occasione di inserimento”, si legge nel comunicato del comitato, “non un parcheggio umano lontano da tutto e da tutti”.
A preoccupare, inoltre, è la fragilità dell’apparato di sicurezza del territorio: Fossato di Vico, pur estendendosi su una superficie ampia, non dispone di un Commissariato di Polizia, e le forze dell’ordine presenti sul territorio sono poche e sovraccariche di lavoro.
“Non vogliamo generare allarmismo”, precisa Pirrami, “ma è evidente che l’arrivo improvviso e numericamente consistente di richiedenti asilo pone problemi concreti di gestione, che vanno affrontati prima, non dopo.”
Il comitato “Per Fossato di Vico” è nato spontaneamente, nel giro di pochi giorni, raccogliendo adesioni da tutte le fasce della popolazione, in particolare da famiglie, piccoli imprenditori e anziani, i più sensibili ai cambiamenti del contesto urbano e sociale.
Il passo successivo, già annunciato, sarà l’estensione della raccolta firme ai comuni limitrofi, molti dei quali condividono territorio, servizi e criticità con Fossato di Vico.
“L’accoglienza, se male gestita, non ricade su un singolo comune ma su un intero comprensorio”, sottolineano i promotori. “Abbiamo già ricevuto la disponibilità di cittadini di Sigillo, Costacciaro e Gualdo Tadino a sostenere la nostra causa.”
Una causa che, ribadiscono, non è politica, né ideologica, ma legata alla difesa di un equilibrio fragile costruito nel tempo, con fatica, tra territorio, risorse e coesione sociale.
Il punto centrale della protesta non riguarda solo la scelta del luogo, ma anche – e forse soprattutto – le modalità con cui tale scelta è maturata. Secondo il comitato, l’assegnazione della struttura per l’apertura del CAS sarebbe avvenuta in modo troppo rapido, senza un confronto reale con il territorio e senza un progetto strutturato e trasparente alle spalle.
“Abbiamo l’impressione che tutto si stia decidendo sopra le nostre teste, in un clima di vaghezza e approssimazione”, denuncia Pirrami. “Ma queste sono decisioni che impattano sulle vite delle persone. Meritano tempo, ascolto, partecipazione”.
Su questo punto, il comitato trova un alleato istituzionale in un documento del COPAI territoriale, risalente al 4 febbraio 2025, che afferma: “I processi di governance migratoria territoriale devono essere gestiti in uno spirito di programmazione partecipata e condivisa”.
Un principio che, secondo i promotori della raccolta firme, è stato disatteso, e che ora deve tornare al centro del dibattito.
Nella lettera consegnata contestualmente alle firme, il comitato non si limita a sollevare critiche, ma propone anche una riflessione costruttiva. L’obiettivo è quello di favorire soluzioni più eque, più efficaci e meglio calibrate sul contesto.
“L’accoglienza è un valore – scrivono – ma deve essere gestita con responsabilità, equilibrio e buon senso. Servono progetti sostenibili, condivisi e radicati nei territori. Qualcosa che oggi manca.”
Alla Prefettura viene chiesto di valutare alternative, di attivare un tavolo di confronto, e di rendere noti tempi, modalità e criteri con cui è stata individuata la struttura in località Osteria del Gatto.
Per ora, l’amministrazione comunale non ha preso una posizione pubblica netta sulla questione. Alcuni esponenti della Giunta si sono limitati a dichiarazioni generiche, invitando alla calma e al rispetto delle istituzioni. Ma nel paese cresce l’attesa per una presa di posizione chiara.
“Non cerchiamo polemica, cerchiamo ascolto”, ribadiscono i cittadini del comitato. “Ma se necessario, continueremo a farci sentire con tutti i mezzi legittimi e democratici a nostra disposizione”.
L’impressione è che il caso Fossato di Vico possa diventare un precedente rilevante per altri piccoli comuni umbri, sempre più spesso coinvolti – senza preavviso – in processi complessi e delicati come l’assegnazione di centri di accoglienza.
Il messaggio che viene da Fossato di Vico è chiaro: non si tratta di rifiutare chi arriva, ma di pretendere rispetto per chi già c’è. Per un paese di poco più di 3.000 abitanti, con servizi essenziali limitati e un tessuto sociale delicato, ogni scelta impattante va gestita con attenzione, trasparenza e buon senso.
“Noi non alziamo muri”, conclude il presidente Pirrami, “ma chiediamo che chi decide apra porte di dialogo. Perché un’accoglienza vera non si impone: si costruisce insieme.”