Commemorare i propri cari defunti il primo novembre per Ognissanti è diventato, anno dopo anno, una tradizione che si paga a caro prezzo. Il crisantemo, fiore da sempre simbolo di omaggio nelle giornate di Ognissanti, oggi è quasi un lusso: il prezzo è raddoppiato in tre anni, passando da 75 centesimi a oltre 2 euro al mercato. Cifre che sembrano allontanarsi sempre più dalla possibilità di onorare questa ricorrenza senza mettere mano al portafoglio.
Ognissanti, esiste il “made in italy” dei fiori? sempre meno, costa troppo
Mauro Fortini, presidente di Fiva Umbria Confcommercio, non usa mezzi termini e commenta al Corriere dell’Umbria: “Made in Italy sempre più raro, la maggior parte del prodotto viene importato dall’estero.” In effetti, gran parte dei crisantemi arriva ormai da Africa e Sud America, mentre i vivai italiani sono strozzati da costi in crescita continua per materie prime, trasporti e soprattutto energia, un fardello che si è appesantito a dismisura nell’ultimo anno. “I rincari energetici – aggiunge Fortini – hanno colpito duro i vivai,” già alle prese con i costi stellari di carta, plastica e fertilizzanti.
Tra mercati e vivaisti, il cliente cerca il risparmio
Di fronte a prezzi che non smettono di crescere, i consumatori si ingegnano: a Terni e Perugia, molti scelgono di acquistare direttamente nei vivai o alla grande distribuzione, dove i fiori costano meno rispetto ai chioschi del cimitero. E non è un caso. Per chi cerca di limitare la spesa, bypassare il fioraio significa ridurre il costo anche del 20-30%. E così, anche per un singolo crisantemo, si fa la fila altrove, accettando di rinunciare alla comodità in cambio di qualche euro in più nel portafoglio.
I fiorai del centro città sono tra i più penalizzati: non basta solo la corsa al risparmio dei clienti, ma anche i parcheggi a pagamento scoraggiano chi sarebbe disposto a investire qualcosa in più per fiori di qualità. Tra rincari necessari e difficoltà logistiche, per chi gestisce un negozio la sfida diventa sopravvivere in un mercato che ormai spinge sempre più verso la grande distribuzione.
La tradizione si scontra con il budget, i fiori diventano un lusso?
E così, anche un semplice mazzo di fiori per Ognissanti può rappresentare una spesa significativa, soprattutto se si somma alla scelta di onorare più cari. Per chi, invece, decide di acquistare in grandi quantità, i prezzi possono lievitare sensibilmente: basti pensare che dieci crisantemi oggi costano circa 20 euro, mentre l’anno scorso ne sarebbero serviti meno di 18. Ma nonostante tutto, il rito del ricordo rimane saldo, tra chi preferisce i fiori di qualità e chi cerca solo di trovare il giusto equilibrio tra risparmio e tradizione.
Perché aumenta il costo dei fiori: tutte le cause
Secondo un’analisi della Coldiretti, nel 2022 produrre fiori in Italia è costato agli agricoltori il 30% in più rispetto all’anno precedente, a causa dell’impennata dei costi energetici. I vivai si sono trovati a produrre praticamente in perdita, con aumenti del 50% per il gasolio e dell’80% per l’elettricità. Inoltre, il prezzo del metano ha registrato un incremento del 1.200% a luglio 2022 rispetto allo stesso mese del 2021.
Questi aumenti si sono riflessi sui prezzi al dettaglio dei fiori. Ad esempio, il prezzo dei crisantemi, tradizionalmente utilizzati per la commemorazione dei defunti, è raddoppiato in tre anni, passando da 75 centesimi a oltre 2 euro al mercato. Anche i lumini hanno subito un aumento significativo, con prezzi che in alcuni casi hanno raggiunto i 9 euro.
La produzione nazionale di fiori ha subito una contrazione, con una riduzione del 20% della produzione di crisantemi in Liguria nel 2022. Questo calo è dovuto, tra l’altro, alla riconversione di diverse aziende verso la produzione di canapa, considerata più redditizia. Di conseguenza, l’Italia ha aumentato le importazioni di fiori, con una crescita del 60% nel primo semestre del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mettendo a rischio il saldo positivo della bilancia commerciale del settore.