Piazza del Mercato a Terni è un luogo paradossale. Una periferia in pieno centro cittadino che, forse e finalmente dopo decenni di abbandono, troverà un nuovo senso grazie a una – a lunghissimo invocata – riqualificazione. Nel frattempo, mentre si attende, ai margini di quel grande cubo nero che un tempo era il mercato, c’è una costellazione di attività commerciali che insistono e resistono sulla piazza. Proprio uno di questi spazi ha ospitato nei giorni scorsi l’opening dell’ultima residenza artistica di Nutrimenti Habitat Creativo. Si è trattato della presentazione del lavoro di due artiste e un artista che nella prima metà di gennaio hanno lavorato e abitato a Terni, incontrando persone, esplorando luoghi e racconti, da cui hanno preso spunto per i lavori condivisi in questa occasione.
Un evento che ha richiamato un pubblico curioso, di ogni età che ha avuto modo di osservare con occhi diversi la città e le esperienze che in essa si celano. Grazie a Chiara Pavolucci, Gaia Michela Russo e Kevin Bellò che a sua volta ha coinvolto Liuba Scuderi, si è aperto uno spaccato inedito di esperienze artistiche che hanno fatto di Terni e soprattutto delle memorie e dei vissuti di chi ha incontrato gli artisti, il soggetto di processi creativi in divenire. Ne abbiamo parlato meglio con Caterina Moroni di Associazione Demetra che da oltre un decennio organizza le residenze artistiche con artisti da tutta Italia e dall’estero. Un’associazione, Demetra, che in passato aveva già lavorato su Piazza del Mercato, portandola sotto ai riflettori con il concerto dai balconi del 2017 e con Ex-progettare l’abbandono tra 2019 e 2020.
Caterina Moroni, “Un progetto di residenza artistica per cui sono state presentate oltre 200 candidature”
“L’evento di sabato è stato l’esito della residenza artistica organizzata da Associazione Demetra – ci ha raccontato Caterina Moroni -, che ha selezionato tre artiste e artisti tra circa 200 candidature internazionali per un intenso lavoro di dieci giorni sul territorio. Le opere mostrate sono esperimenti, intuizioni nate dall’incontro con Terni, con i suoi spazi e con le sue persone“.
“La scelta di collocare l’evento in un negozio sfitto – prosegue Moroni -, ora ad uso di alcune anime coraggiose, di Piazza del Mercato – una piazza simbolo, da anni abbandonata ma sempre promessa di cambiamento – intendeva dare all’iniziativa il senso di una veglia, di accompagnamento nella trasformazione di un luogo. Non una celebrazione nostalgica, dato il tema e il luogo, ma un momento di percezione del presente. Ed è di questo presente che dobbiamo occuparci. Non a caso, all’apertura abbiamo detto: ‘Prego, mettetevi scomodi‘. Non c’erano sedie nello spazio, volutamente vuoto, che accoglieva gli esperimenti degli artisti. Volevamo che le persone si muovessero, che circolassero, si incontrassero, persino si scontrassero. Perché è dallo stare scomodi, dal sentire il disagio, che può nascere il senso di iniziativa. Di certo non da una poltrona o da un divano di casa“.
A fare da collante durante il periodo della residenza artistica, una vasta sinergia con tanti soggetti del territorio. “Voglio sottolineare la straordinaria apertura e generosità delle organizzazioni e delle persone che hanno accolto gli e le artistə e il nostro lavoro. È da questi incontri che nasce il senso di possibilità” ha concluso.
A Piazza del Mercato si parla di “solastalgia” con l’Habitat Creativo di Nutrimenti
Per ogni nuova edizione della residenza annuale di Nutrimenti Habitat Creativo viene scelto un tema intorno al quale gli artisti sviluppano i propri lavori durante il periodo a Terni. Quest’anno la parola chiave è stata “solastalgia”. Un termine coniato dal filosofo Glenn Albrecht, che descrive il disagio emotivo che nasce dal vedere il proprio ambiente trasformarsi in modo irreversibile, quindi dalla perdita del senso di appartenenza al proprio luogo, quando ciò che chiamiamo “casa” diventa estraneo o addirittura ostile.
Chi sabato scorso ha varcato la soglia di quel negozio sfitto a Piazza del Mercato, trasformato per l’occasione in galleria d’arte, si è confrontato con le varie declinazioni della solastalgia. Chiara Pavolucci ha restituito in un percorso fotografico i margini della città, i luoghi interstiziali dove si è fatta accompagnare dai cittadini che l’hanno guidata alla scoperta di memorie semi dimenticate. Liuba Scuderi, antropologa, scrittrice e attrice-cantastorie, “la badante della memoria”, grazie alle ricerche di Kevin Bellò, ha tracciato le memorie d’infanzia raccolte trasformandole in storie da ascoltare. Gaia Michela Russo, infine, ha dato vita a un’installazione che ha esplorato quel senso di spaesamento di quando la casa non è più tale.
Immagine di copertina per gentile concessione di Claudia Busi.