La città di Terni si trova al bivio di una decisione storica. La localizzazione del nuovo ospedale, destinato a servire il territorio, è diventata la questione centrale della sanità regionale, tra istituzioni, esperti clinici e opinione pubblica. La scelta si gioca oggi tra due opzioni: Colle Obito, simbolo di concretezza e rapidità, e Maratta, promessa di modernità e visione strategica. Dietro la superficie di questa decisione, si intrecciano considerazioni economiche, urbanistiche, logistiche e politiche, con sullo sfondo la questione delle questioni, evocata durante la recente riunione tra la governatrice Stefania Proietti e i dirigenti di sanità (Daniela Donetti) e opere e lavori pubblici (Paolo Gattini) e il sindaco Stefano Bandecchi, che sta affrontando la partita avvalendosi del supporto tecnico del project manager Sergio Anibaldi.
La vera sfida, infatti, è rinnovare la deroga, concessa a suo tempo dal Ministero della Sanità, necessaria a mantenere a Terni l’Azienda ospedaliera autonoma e il DEA di secondo livello. Secondo il Decreto Ministeriale 70/2015, infatti, i presidi ospedalieri di secondo livello, devono servire un bacino di utenza compreso tra 600mila e 1,2 milioni di abitanti. Numeri che la provincia di Terni non raggiunge (e non a caso si chiede da tempo un riequilibrio territoriale), ma che non sarebbero sufficienti neppure se si prendessero in considerazione le due USL.
Terni ha ottenuto sin qui una deroga modulata in presenza di esigenze specifiche di copertura territoriale, disponibilità di personale e condizioni particolari. Prima di ogni altra questione e polemica politica, andrebbe dunque messo in sicurezza il mantenimento dello status di Azienda ospedaliera ad alta specializzazione autonoma e confermato lo status di Dipartimento di emergenza-urgenza e accettazione. Per poi fare la scelta della localizzazione del nuovo ospedale ternano. Una questione che nella sua conferenza stampa di ieri il sindaco Bandecchi ha risolto citando il comunicato della Regione: "l'ospedale di Terni e l'ospedale di Amelia-Narni andranno in contemporanea verso gli obiettivi che ci prefissiamo - ha detto il sindaco raccontando l'esito della riunione -. L'ospedale di Narni-Amelia non avrebbe ragione di esistere se non che come supporto all'ospedale primario, quello di Terni, che resterà di secondo livello in deroga da sempre".
Poi c'è la scelta della localizzazione. Una questione sulla quale si sta prendendo tempo perché sono nate due fazioni e due visioni contrapposte (anche trasversali ai partiti): la prima, quella che chiameremo dei realisti e dei pragmatici, che punta sulla conferma di Colle Obito. La seconda, quella dei perfezionisti e visionari, che vorrebbe collocare la struttura a Maratta, sul modello di quanto è stato fatto a Perugia, sponstando l'ospedale da Monteluce al nuovo Silvestrini.
Per molti amministratori e oservatori, Colle Obito rappresenta la soluzione più pragmatica. L’area è già urbanizzata, contigua all’attuale ospedale e non richiede complesse procedure di esproprio o varianti urbanistiche. Questo si traduce in tempi di avvio cantiere stimati inferiori ai tre anni e un investimento pubblico di circa la metà rispetto a quello che servirebbe per fare una struttura in un'altra zona della città (tra i 200 e i 300 milioni). La prossimità alla Facoltà di Medicina e la continuità dei servizi riducono il rischio di lasciare scoperto il territorio durante la transizione, un aspetto sottolineato durante l’incontro tra il sindaco Bandecchi e la presidente Proietti: “Serve una soluzione dignitosa in tempi certi, la città non può più aspettare”.
Non si correrebbe il rischio, inoltre, di lasciare abbandonato per decenni e da riqualificare (come avvenuto a Monteluce a Perugia) un brano essenziale della città. Il sito, inoltre, garantisce secondo il Comune maggiore salubrità ambientale, con minore esposizione a fattori industriali e idrogeologici rispetto a Maratta. La configurazione consente anche una migliore integrazione con l’ospedale spoke di Narni-Amelia, evitando duplicazioni di servizi e una vicinanza troppo accentuata.
Infine, sarebbero salvarguati i circa 60 milioni di euro di investimenti realizzati a Terni negli ultimi 15-20 anni per adeguare la vecchia struttura. Per l'attuale blocco centrale, infatti, si potrebbe pensare a un utilizzo come sede della USL Umbria 2, risparmiando gli alti canoni di locazione che oggi vengono spesi per la sede di via Bramante e dotando la struttura sanitaria di locali per ambulatori, sedi cliniche e attività sanitarie e amministrative.
Tuttavia, Colle Obito non è privo di criticità. Lo spazio per il nuovo blocco di ricovero e cura è sicuramente più limitato di un nuovo sito. Andrebbe pensato un investimento per l'adeguamento e il ridimensionamento della vecchia struttura, oggi non conforme agli standard antisismici. Questo comporta costi aggiuntivi per restauri e gestione di due poli con standard diversi, aumentando le complessità organizzative.
Maratta, invece, rappresenta per molti la prospettiva di un ospedale del futuro sul modello di quello del capoluogo regionale. La disponibilità di ampi spazi - è la tesi che viene ripetuta alle orecchie della presidente Proietti soprattutto in casa PD - permetterebbe la costruzione di una struttura capace di attrarre pazienti da tutta la regione e dalle province limitrofe, con reparti di eccellenza e tecnologia avanzata. Collegamenti viari e logistica sarebbe ottimali, perché l'area è esterna alla città e vicina alle grandi arterie di comunicazione.
I rischi, tuttavia, sono rilevanti. Il costo stimato supera i 500 milioni di euro e richiederebbe ricorso a finanziamenti da parte di investitori istituzionali (l'Inail, come nel caso di Narni-Amelia). Si tratta di strumenti attualmente esclusi dal Comune di Terni, perché a debito e con interessi a tassi considerevoli (il 3,5% l'ultimo accordo su Narni-Amelia). Il che finirebbe per drenare fondi dai bilanci sanitari a scapito delle prestazioni, del personale medico, degli investimenti sulle attrezzature.
I tempi di realizzazione si estenderebbero notevolmente. Gli ottimisti dicono non meno di 5 anni per cominciare a costruire. Ma una stima ragionevole (considerando l'esperienza perugina) non andrebbe sotto i 10 anni. Già, perché l'opera non è prevista nel piano regolatore generale della città e, una volta individuata l'area, sarebbero necessarie tutte le varianti urbanistiche. Poi c'è la questione degli espropri da effettuare, con un elevato rischio contenzioso con i proprietari. Infine gran parte della piana di Maratta è ricompresa in area a rischio esondazione. Ci sarebbe bisogno di interventi sugli argini del Nera o di una riperimetrazione delle zone di sicurezza. Procedure e interventi che richiedono anni. L'idea balenata nell'ultima riunione dell'area prospiciente la piattaforma logistica (a proposito di incompiute, ndr) è considerata da escludere dal Comune di Terni, per la vicinanza col confine col Comune di Narni e con il nuovo ospedale di Cammartana.
Ecco perché Bandecchi ha lanciato la provocazione dell'Aviosuperficie. "Perde soldi da quando è stata realizzata - ha detto -. La metto a disposizione, almeno smettiamo di buttare denaro dalla finestra e si costruisce su un'area pubblica".
La scelta tra Colle Obito e Maratta non è solo urbanistica: riflette la visione sanitaria per il futuro di Terni e del Sud Umbria. Il dibattito resta acceso, con tensioni politiche e istituzionali sulle risorse, i tempi e l’inquadramento urbanistico, oltre alla questione strategica della deroga per mantenere l’Azienda ospedaliera autonoma e il DEA di secondo livello, cruciale per il futuro clinico della città.
Il risultato finale - se ne parlerà il 13 ottobre in un consiglio comunale aperto - determinerà l’identità sanitaria di Terni per decenni, imponendo responsabilità, trasparenza e lungimiranza da parte di tutti i protagonisti. La città deve prepararsi a una vera e propria battaglia politica e tecnica, dove il peso delle scelte avrà impatto diretto sulla vita dei cittadini e sulla qualità dei servizi ospedalieri.