Nuove sale didattiche e una sala convegni sono state aggiunte al Museo Ornitologico “Silvio Bambini” di Pietralunga che espone una delle migliori collezioni di esemplari dell’avifauna appenninica italiana. Sono state in questo modo ampliate le sue capacità attrattive e di promozione del territorio. Sabato 6 aprile è avvenuta la cerimonia d’inaugurazione.

Alle ore 10:30 i saluti delle autorità, alla presenza tra gli altri del sindaco di Pietralunga Mirko Ceci, e la presentazione dei lavori effettuati. A seguire, la presentazione del progetto ESCI, servizio didattico curato dall’Associazione WildUmbria con la partecipazione degli alunni del polo scolastico di Pietralunga, caratterizzato da laboratori ludico-educativi nell’Oasi di Candeleto, luogo dove si trova il museo.

Le nuove sale didattiche nel progetto di rigenerazione culturale

L’iniziativa delle nuove sale didattiche si inserisce all’interno del progetto di rigenerazione culturale e sociale del borgo, a valere sull’Avviso pubblico per la presentazione di Proposte di intervento per la rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi storici da finanziare nell’ambito del PNRR.

Il Museo Ornitologico Naturalistico “Silvio Bambini” si trova appunto all’interno dell’oasi naturalistica di Candeleto, caratterizzata da estesi boschi di conifere e querce, alternati a pascoli e campi coltivati, offrendo uno straordinario habitat idoneo a molte specie di animali.

La storia del museo ornitologico

La storia del Museo comincia nel 1969, quando Silvio Bambini fece imbalsamare un fagiano donatogli da un amico. Dopo qualche anno nacque una raccolta che sarebbe presto diventata una vera e propria collezione della fauna del territorio umbro. Silvio Bambini, animato dall’intenzione di conservare campioni di selvaggina locale, di cui si rischiava di perdere anche la memoria, riuscì in poco tempo a recuperare numerosi esemplari di specie diverse grazie anche alla collaborazione di molti cacciatori dell’Alta Valle del Tevere. Gran parte di queste specie sono oggi tutelate dalla vigente legislazione venatoria.

Quasi tutti gli uccelli e i mammiferi furono acquistati e fatti imbalsamare da Bambini, il quale realizzò anche le teche di vetro per la loro conservazione. Agli inizi del 1976, la collezione si arricchì a tal punto che il curatore decise di esporre al pubblico per la prima volta gli oltre 230 campioni in un locale di via Albizzini a Città di Castello. Durante la prima metà degli anni Ottanta Silvio Bambini continuò a incrementare la sua collezione nella speranza di poter allestire un vero e proprio museo ornitologico. 

Nel 1989 la Comunità Montana Alto Tevere Umbro si aggiudicò l’acquisto della collezione ornitologica e la sua conservazione come testimonianza del patrimonio faunistico umbro. Oggi la raccolta è ospitata nell’ex caserma delle Guardie Forestali di Pietralunga, recentemente ristrutturata grazie ai fondi della Regione Umbria e divenuta sede del Museo Ornitologico Naturalistico “Silvio Bambini”.

Le nuove sale didattiche per una collezione composta di 320 esemplari

La collezione “Bambini” è costituita oggi da circa 320 campioni, 280 uccelli e 40 mammiferi e rappresenta quasi completamente il patrimonio ornitologico dell’Appennino Umbro.

Nel corso del suo primo periodo di formazione (1969-1978) sono entrate a far parte della collezione soprattutto specie locali caratteristiche degli eco sistemi boschivi, palustri, fluviali, rurali e dei centri abitati dell’Alta Valle del Tevere e alcuni elementi tipici della dorsale appenninica umbro-marchigiana provenienti dai valichi di Bocca Trabaria e Bocca Serriola.

Durante il secondo periodo di formazione (1980-1985) il numero di esemplari è aumentato grazie all’acquisizione di fauna avicola di provenienza esterna, in particolare di specie tipiche degli ambienti marini e dell’arco alpino e altre specie provenienti dall’Europa orientale e settentrionale.

Per quanto riguarda gli esemplari raccolti in sede locale ma provenienti da regioni anche molto lontane forse a causa dell’influenza negativa degli agenti atmosferici durante i lunghi tragitti migratori, molto importante è il ritrovamento, casuale per l’Italia, di un Umbra o Chlamydotis undulata, attualmente vivente in Nord-Africa e in Asia.

Presenti alcune specie sconosciute nell’Italia Centrale

Sono conservate inoltre nel museo specie sconosciute per l’Italia centrale come il fenicottero rosa, presente in Italia solo in Sardegna, e forme cosiddette “anomale” come il merlo bianco. Quest’ ultimo rappresenta infatti un tipico esempio di albinismo, ovvero della mancanza della naturale colorazione delle penne a causa della quale queste sono di colore bianco soltanto in alcune parti o addirittura su tutto il corpo.

Sono conservati nel museo molti uccelli che presentano marcato dimorfismo sessuale, stagionale o giovanile, cioè forme diverse per una stessa specie a seconda del sesso, della stagione o dell’età dell’esemplare.