Dopo la pausa estiva, riprenderanno gli incontri della nuova stagione di Sentieri del Cinema al Politeama di Terni. Appuntamenti imperdibili per tutti gli amanti della settima arte che avranno la preziosa opportunità di vedere sul grande schermo i capolavori della cinematografia nella loro veste migliore. Non solo, come di consueto ogni proiezione sarà preceduta dall’introduzione a cura di Mariarita Fedrizzi che riesce sempre a svelare aspetti inediti dei film, fornendo agli spettatori un nuovo e consapevole sguardo. Ne abbiamo parlato in esclusiva per Tag24 Umbria proprio con lei, la storica del cinema che da oltre un decennio organizza tutta questa magia.

Nuova stagione di Sentieri del Cinema al via il 24 settembre

Dal 24 settembre ripartiranno gli incontri della nuova stagione promossa da Sentieri del Cinema. Il primo appuntamento sarà con La prima notte di quiete di Zurlini con il mitico Delon, recentemente scomparso. Come sarà strutturato questo nuovo ciclo di incontri? E che cosa ci possiamo aspettare?


Abbiamo scelto questo titolo, per inaugurare la nuova stagione che porterà al Politeama in versione restaurata i grandi film della storia del cinema, non solo per omaggiare Alain Delon e il suo legame con la cinematografia del nostro Paese, ma anche per permettere al pubblico di (ri)scoprire la grandezza di Valerio Zurlini, attraverso un film in cui egli sembra condensare tutta la sua tematica e la sua poetica. Un film in cui la solitudine di un uomo – un Delon romantico e romanzesco, tenero e tragico insieme – incontra quella altrettanto amara ed evidente di una donna, che come lui si sente smarrita in un mondo e in una società in cui non si riconosce, dove l’unico valore è diventato il denaro, dove il sesso è una moneta di scambio e l’amore una sorta di (ir)realizzabile utopia.


A rivederli oggi, i film di Valerio ci appaiono di una sorprendente modernità, opere a noi talmente contemporanee che non meraviglia che all’epoca della loro uscita abbiano potuto essere sottovalutate da una parte della critica. La prima notte di quiete è solo il primo titolo di una stagione ricchissima, che subito dopo proseguirà con un vero e proprio monumento della storia del cinema, Per un pugno di dollari di Sergio Leone, un film capace di imporre un genere, il western all’italiana, che avrebbe fatto diventare la nostra industria cinematografica la seconda al mondo. In maniera molto intelligente la Cineteca di Bologna, che distribuisce la versione restaurata del film, affiancherà a questa uscita quella de La sfida del samurai di Kurosawa, che del film di Leone, per certi versi, si può considerare la matrice. Avremo così la possibilità di vedere due film “gemelli”, ma eterozigoti – se mi permetti questa espressione – perché se è vero che Per un pugno di dollari deve tutto al suo originale, è però vero anche che, allo stesso tempo, è un’opera completamente diversa, per le infinite variazioni e invenzioni che la trasformano nell’archetipo della nuova stagione del western.


Ci sarà poi spazio, nei mesi successivi, per Wenders, De Palma, Altman, Marlene Dietrich, per un omaggio a Mastroianni con alcuni dei titoli più iconici della sua carriera, e tanto altro ancora. Come nostra abitudine, la visione sarà preceduta ogni volta da una introduzione storico-critica, che sarò io stessa a curare, in cui racconteremo non solo la genesi dei singoli film (che verranno proiettati in versione restaurata e in lingua originale con sottotitoli), il clima culturale, sociale e politico in cui sono stati concepiti, ma anche il posto e l’importanza che rivestono nella filmografia di un regista, l’estetica ad essi sottesa, il dialogo che instaurano con altri linguaggi artistici, quali la pittura, la musica, la letteratura, la danza
“.

Un pubblico trasversale di amanti del cinema

Da oltre dieci anni con Sentieri del Cinema promuovi incontri sui film di qualità. Oltre a portare in sala una programmazione interessantissima, dedichi a proiezioni e ospiti degli approfondimenti puntuali che svelano aspetti del film che altrimenti sfuggirebbero. Come è cambiato negli anni il pubblico di Sentieri del Cinema? Dai giovani, in particolare, che risposte avete avuto? Sta arrivando nuovo pubblico?

“Se all’inizio queste proiezioni erano vissute e partecipate da poche persone, i cinefili più appassionati, oggi contano su una platea più ampia e trasversale, che comprende persone di ogni età, che arrivano in sala spinte anche dal desiderio e dal piacere di poter rivedere, con occhi nuovi, grazie proprio agli spunti di riflessione che offriamo nelle nostre introduzioni, film che già conoscono, perché li hanno visti in un passato più o meno lontano. A queste persone, progressivamente, si sono aggiunti poi i ragazzi, specie là dove abbiamo mostrato grandi cult, di cui avevano sentito parlare ma che non avevano mai visto al cinema, e di cui in ogni caso ignoravano aspetti ed aneddoti che abbiamo cercato di far emergere. Questa esperienza si è rivelata così un volano potente per riportare al cinema i più giovani e far vivere loro l’esperienza immersiva, impossibile da replicare a casa, della sala. I film sono ovunque, ma il cinema è in sala: credo che grazie anche a esperienze come queste, si possa riuscire a far sì che anche i nostri ragazzi ne prendano coscienza“.

I film “invisibili”: una riflessione

Oltre alla proficua collaborazione che menzionavi con la Cineteca di Bologna che distribuisce i classici restaurati, spesso nei vostri incontri avete proiettato film che, pur avendo un indubbio valore artistico, non hanno incontrato il favore della distribuzione. Come mai, secondo te, in Italia si verificano queste situazioni in cui opere meritevoli non riescono ad arrivare in sala?


Hai ragione, tanto cinema italiano anche quando presentato a un festival con un buon riscontro da parte della critica e del pubblico presente, anche quando di ottima fattura, ricco di spunti e perfino di poesia, girato con mano felice e interpreti giusti, non riesce poi a incontrare schermi e sale istituzionali che lo ospitino e quando ciò accade, il più delle volte non è in misura sufficiente. Un titolo uscito in sala in 350 copie non potrà mai arrivare a competere con uno distribuito soltanto in 50 o meno.
Penso al clamore suscitato di recente da Alice Rohrwacher, che si è trovata costretta a invocare virtualmente gli aficionados nel tentativo di tenere a galla il suo La chimera, all’indomani dell’uscita in sala: “Telefonate ai vostri cinema cittadini o di paese, chiedete di metterlo in programmazione”, è stato l’appello. Grido di dolore rilanciato dal cast, stretto attorno ai protagonisti: “Il film è proiettato solo in poche sale, aiutateci a diffonderlo”. E questo nonostante la Rohrwacher sia una regista di grande talento, pluripremiata a Cannes e candidata all’Oscar. Penso anche a Emma Dante, quando sui social annotava come il primo sabato e domenica il suo ultimo film non avesse fatto i numeri che ci si aspettava, il giovedì successivo fosse di conseguenza stato programmato in una ventina di sale a orari improbabili, senza dare il tempo di creare un piccolo passaparola, di organizzarsi, di scegliere, di capire se lo programmavano al cinema vicino casa, e al momento di scrivere il post sopravvivesse solo in quattro sale in tutta Italia.
Però ancora quanto successo al film di Alice nelle settimane successive rispetto a queste sue prime parole, dimostra come una strategia di distribuzione “fai da te” possa funzionare. Forse registi ed attori meno fortunati di lei potrebbero ricalcarne l’esempio, chiamando a raccolta il pubblico, stimolandone la sensibilità e l’attenzione, rispondendo alle sue domande, anche solo in collegamento telefonico, in videoconferenza web. I social per una volta possono servire, diventando un tamtam a fin di bene usato come strategia di distribuzione fai da te.
I motivi per cui molti film italiani sono di fatto condannati all’invisibilità, potrebbe sviscerarli qualcuno più addentro di me alle logiche commerciali e ai meccanismi che regolano la distribuzione di un film. Certamente questo stato di cose non consente ai giovani autori di crescere né alla nostra cinematografia di rigenerarsi
“.

Il cinema in sala è ancora un’esperienza “magica”

Di tutti gli incontri (credo ormai siano centinaia) che avete realizzato, ce n’è uno o anche più di uno che ti ha particolarmente colpita e che porti con te?


L’esperienza di vedere un film in sala è per sua natura magica e ipnotica: la forza del grande schermo, la presenza avvertita di altre persone nella penombra, sulle poltrone, l’audio che sembra “fuoriuscire” dalle pareti, le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi… tutto questo rende la visione di un film in sala qualcosa di irripetibile altrove, un’occasione sociale unica nel suo genere, più vicina al rito che alla semplice uscita con gli amici. Ci sono delle volte, però, che la visione, intesa come evento emozionale e di condivisione, si fa più potente, in cui davvero percepisci che il respiro delle persone in sala è un solo, unico respiro. Ho avvertito più volte questa sensazione, nel corso degli anni. Personalmente uno dei ricordi più vivi che ho in questo senso, è quando di recente abbiamo ospitato Caterina Carone, una giovane regista, autrice di un film di rara bellezza e intensità, I limoni d’inverno. Quando si sono riaccese le luci, l’emozione che quella storia aveva suscitato nelle menti e nei cuori delle persone intervenute era tale che si affacciava dai loro sguardi, e con essa il senso di gratitudine per questa arte magnifica, il cinema, capace di ispirare scelte e comportamenti, ma soprattutto di parlarci di noi, delle nostre storie, delle nostre emozioni e dei nostri diversi modi di viverle e condividerle, attraverso altri da noi, le ombre che si muovono sullo schermo, che, quando una storia ci cattura, cessano di essere tali, tanto che arriviamo a percepirle e concepirle come fratelli, sorelle, amici”.

Incentivare l’educazione alle immagini: una necessità

Che cosa potrebbero fare, secondo te, le istituzioni di questa città per incentivare l’educazione e la cultura cinematografiche?

Credo che il Progetto Cinema e Scuola andrebbe ripreso e potenziato, facendo in modo che arrivi a includere le scuole di ogni ordine e grado, come era un tempo. Mi piacerebbe anche che si creassero delle “vetrine” nelle quali i talenti della nostra città -videomaker, attori, tecnici – avessero la possibilità di mostrare i loro lavori, il frutto del percorso che hanno intrapreso con altri.
Sarebbe molto bello, a mio avviso, inoltre, se dall’amministrazione comunale potesse arrivare un contributo di natura economica a quei soggetti – gli esercenti, ma anche le associazioni e le altre realtà culturali attive sul territorio – che volessero organizzare delle masterclass o delle proiezioni accompagnate dalla presenza di registi, attori, tecnici e produttori. Oggi, per una associazione o una sala che voglia proporre una iniziativa di questo tipo, la strada è tutta in salita, i costi e gli ostacoli sono molti. Un aiuto in questo senso servirebbe a queste persone a sentirsi meno sole, in quella che è a mio giudizio anche una doverosa e necessaria opera di resistenza culturale. Offrire alle persone una occasione per conoscere da vicino i protagonisti del cinema d’autore contemporaneo, sarebbe un modo per accrescere, in tutti,
anche nei più giovani, l’amore per quest’arte e contribuire così alla crescita umana, culturale e civile di una comunità.