19 Dec, 2025 - 12:05

“Nicole vuole vivere”: il dramma della 28enne esclusa dal trapianto di fegato, una corsa contro il tempo

“Nicole vuole vivere”: il dramma della 28enne esclusa dal trapianto di fegato, una corsa contro il tempo

Una giovane vita sospesa: la battaglia di Nicole

 

Una voce flebile, ma una volontà di vivere che non cede. È quella di Nicole, 28 anni, laureata, residente a Narni Scalo, che oggi lotta contro il tempo e contro una burocrazia che sembra aver deciso per lei. Racconta la sua storia tra lacrime, lucidità e determinazione:
“Mi hanno detto che sono in fase terminale ma io voglio vivere, o almeno voglio provarci. Spero che il mio appello mi consenta di avere diritto a un secondo trapianto. Non ho perso la fiducia, voglio ancora lottare”,  riferisce sulle pagine de Il Messaggero - Umbria.

Dal primo trapianto al calvario dei rigetti

Nel luglio 2021, la vita di Nicole cambia radicalmente. Colpita da una necrosi epatica fulminante, viene sottoposta a un trapianto d’urgenza in emergenza nazionale. Un intervento definito salvavita e inizialmente riuscito. Poi, lentamente, la discesa.

Dopo un anno iniziano i rigetti acuti. Seguono ricoveri lunghi, accertamenti continui, terapie provate una dopo l’altra. Un percorso durissimo tra ospedali umbri e marchigiani, mesi di speranze e paura. Due settimane fa, la notizia che non avrebbe mai voluto sentire: niente secondo trapianto.

Secondo la commissione sanitaria, Nicole non sarebbe idonea per una nuova procedura. La motivazione? La definizione di “paziente psichiatrica” in base a un episodio risalente a quasi dieci anni fa. Una decisione che la condanna, di fatto, alla fase terminale.

Lei respinge con forza l’idea di arrendersi:
“Non per mia scelta sono terminale. Ho seguito in modo scrupoloso terapie e indicazioni, ho fatto tutto ciò che mi è stato chiesto. Non cerco miracoli, chiedo solo la possibilità di vivere”.

Una mobilitazione che arriva fino al Quirinale

A sostenerla, senza mai lasciarla sola, c’è il compagno, che in questi mesi ha fatto tutto il possibile per scuotere istituzioni e coscienze. Ha scritto a tutti: medici, regioni, ministeri. Ha scritto perfino al Presidente della Repubblica. E una risposta è arrivata.

Da lì, il caso è stato inoltrato al Ministero della Salute, alle regioni Umbria e Marche, alla Prefettura di Ancona. Parallelamente, è stata presentata una richiesta ufficiale di riesame del diniego al Centro Nazionale Trapianti, chiedendo la rivalutazione urgente del caso e l’inserimento di Nicole nella lista nazionale ed europea.

La famiglia non esclude neppure la strada estera. E per questo è stata dichiarata disponibilità a copertura assicurativa privata per eventuali costi fuori Italia.

La voce della difesa: “Nicole vuole vivere, non possiamo fermarci”

Accanto a Nicole ci sono ora anche gli avvocati Andrea Sciarretta e Matteo Tofanelli, che hanno attivato una squadra di specialisti e consulenti. Le loro parole sono chiare e pesano come pietre:
“Nicole vuole vivere e la sosterremo in ogni modo. Ogni ora che passa rappresenta un rischio enorme. Serve una rivalutazione seria, umana e clinicamente corretta”.

Il rischio maggiore è uno: che un cavillo burocratico o una valutazione contestata tolga speranza a una giovane vita. Una prospettiva che solleva interrogativi etici, medici e sociali.

Una corsa disperata contro il tempo

Nicole oggi è definita “terminalmente malata”. Ma, come ripete lei stessa, non terminale nella volontà.
Ha poco fiato, poche forze, ma una lucidità che disarma. Ha paura, ma non vuole arrendersi. “Io voglio vivere”, continua a ripetere.

Il suo sogno, oggi, si chiama secondo trapianto. Le speranze si concentrano tra Torino e Roma, dove si confida che qualche struttura possa riaprire quella porta che per ora appare chiusa.

Nel frattempo, lei combatte. Combattono con lei il compagno, la famiglia, gli avvocati, i tanti che hanno letto la sua storia e si sono commossi. Combatte una comunità che si stringe attorno a questa giovane donna che chiede solo ciò che dovrebbe essere naturale: una possibilità.

Una domanda che interroga tutti

La storia di Nicole non è soltanto una cronaca drammatica. È una domanda aperta rivolta alla sanità italiana, al sistema dei trapianti, alla dignità della persona malata. È una richiesta di equilibrio tra protocolli e umanità, tra prudenza medica e diritto alla speranza.

Perché oggi, dietro ogni documento, ogni referto e ogni firma, c’è un volto. C’è la voce fragile di una ragazza di 28 anni che dice:
“Voglio vivere. Datemi almeno la possibilità di provarci”.

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Mario Farneti
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