Le comunità cristiane delle diocesi di Gubbio e Città di Castello hanno vissuto il Natale come un tempo di profonda intensità spirituale, fatto di celebrazioni partecipate, raccoglimento e fraternità. A guidare i momenti centrali delle liturgie, il vescovo monsignor Luciano Paolucci Bedini, che ha presieduto la Veglia della Notte Santa nella cattedrale tifernate dei Santi Florido e Amanzio e la Messa del giorno di Natale nella basilica di Sant’Ubaldo a Gubbio.
Il cuore delle celebrazioni è stato il mistero dell’Incarnazione: Dio che entra nella storia degli uomini non attraverso la potenza, ma attraverso la fragilità di un bambino. Un annuncio ancora oggi capace di interrogare e cambiare la vita.
Durante la Messa della notte a Città di Castello, il Vescovo ha invitato i fedeli ad andare oltre l’aspetto emozionale della festa:
«Gesù, il Figlio di Dio, nasce come una luce di cui il mondo ha bisogno, così piccola da sembrare incapace di rischiarare le tenebre, eppure destinata a cambiare completamente la storia».
Una luce fragile e nascosta, che rivela il modo imprevedibile con cui Dio sceglie di salvare l’umanità: non imponendosi, ma offrendosi.
«Dio poteva scegliere vie più eclatanti – ha ricordato – e invece ci viene incontro come un bambino povero, affidandosi alle mani degli uomini».
Un affidamento che diventa responsabilità per ogni credente e per ogni comunità. Natale, ha spiegato, richiama pace, riconciliazione e cura delle ferite del mondo.

La mattina di Natale, nella basilica di Sant’Ubaldo, lo stesso annuncio è risuonato forte.
«La Parola di Dio si è fatta vicina nel bambino Gesù – ha detto il Vescovo – e quella luce, di cui il mondo ha continuamente bisogno, torna ad accendersi nelle tenebre dell’umanità».
Il Natale non è un semplice ricordo, ma un evento vivo, che continua ad accadere nel presente.
«Dio non passa per i grandi eventi – ha spiegato – ma attraverso la vita ordinaria, le relazioni, le scelte quotidiane».
Una luce che può essere confusa con le tante luci effimere della modernità, ma resta l’unica capace di generare speranza vera.
Nel suo messaggio, mons. Paolucci Bedini ha ricordato come l’umanità continui ad avere bisogno di quella luce che salva:
«Abbiamo ancora bisogno del Natale, perché solo l’amore di Dio può prendere in mano la storia e trasformarla».
Da qui l’appello alla responsabilità personale e comunitaria: mantenere accesa quella piccola luce attraverso gesti concreti di carità, attenzione ai più fragili, prossimità verso chi soffre.
«La missione della pace e dell’amore di Dio – ha concluso – continua a passare per le nostre povere mani».
Il cammino di fede non si esaurisce nelle celebrazioni della Notte Santa. Il tempo natalizio prosegue con momenti significativi nelle due diocesi.
31 dicembre, ore 18.30, Città di Castello: Messa di ringraziamento con il canto del Te Deum nella cattedrale dei Santi Florido e Amanzio, per affidare al Signore l’anno trascorso.
1° gennaio, solennità di Maria Madre di Dio e Giornata mondiale della Pace: celebrazione presieduta dal Vescovo alle 18.30 nella chiesa di San Giovanni a Gubbio, con una particolare preghiera per i popoli martoriati da guerre e violenze.
6 gennaio, Epifania del Signore: celebrazioni a Gubbio, alle ore 10 nella casa di riposo “Mosca”, e in cattedrale a Città di Castello, alle ore 18.30.
Un momento particolarmente significativo sarà la chiusura del Giubileo.
A Città di Castello, celebrazione conclusiva sabato 27 dicembre alle 18.30 in cattedrale.
A Gubbio, appuntamento domenica 28 dicembre alle 17 nella cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo.
Sarà l’occasione per consegnare al Signore il cammino compiuto dalle comunità e accogliere l’invito a trasformare la grazia ricevuta in stile di vita.
Il Natale vissuto a Gubbio e Città di Castello non si esaurisce nella suggestione delle liturgie, ma diventa invito a guardare il mondo con occhi nuovi. Un richiamo alla speranza, alla responsabilità, alla fede concreta, che si traduce in gesti di carità, dialogo e cura reciproca.
Un Natale che continua ad accadere, ogni giorno, nella vita delle comunità.