“Painting Clouds” è la mostra personale di Alex Urso che inaugura il nuovo spazio espositivo THEPÒSITO a Narni Scalo. Questo nuovo progetto è stato ideato dall’art advisor e curatore Lorenzo Rubini. Ai microfoni di Tag24 Umbria ha spiegato il concetto che c’è dietro la galleria, o meglio a questo “spazio di quartiere” come lo definisce Rubini.

La mostra si basa sulla serie “Dipingere le nuvole”, realizzata da Alex Urso tra il 2021 e il 2022. E rimodula lo spazio della galleria introducendo opere mai presentate al pubblico prima d’ora. L’esposizione sarà visitabile fino al 31 agosto e promette di essere un’esperienza immersiva e assolutamente interessante. Ma non è l’unica in programma: sono diverse le mostre già organizzate e tutte da scoprire fino al 2025.

THEPÒSITO: a Narni la mostra di Alex Urso e il ruolo dell’artista oggi

La serie di Alex Urso da cui tutto prende il via, nella sua traduzione inglese dà anche il nome alla mostra stessa: “Painting Clouds”. In questa serie l’artista “tra il 2021 e il 2022 finge di dipingere le nuvole con un rullo da imbianchino. E lo fa scattandosi una foto al giorno per un anno intero. Quindi la serie è composta proprio da 365 foto“, ci spiega il curatore della mostra e ideatore di THEPÒSITO a Narni Scalo Lorenzo Rubini.

Il tema della serie, e quindi automaticamente anche della mostra, diventa il lavoro inteso come lavoro che una persona normale fa durante la vita. Ma visto dal punto di vista dell’artista“. Rubini ci spiega che “abbiamo ancora quest’idea direi un po’ romantica e anche fuori tempo dell’artista che vive soltanto di arte, ma in realtà quelle sono veramente rarissime eccezioni in tutto il mondo. Oggi l’artista, soprattutto quello giovane, deve lavorare“. Ma cosa c’entra quindi l’azione di dipingere le nuvole con il lavoro? Alex Urso ha fatto per qualche tempo l’imbianchino: un lavoro che “è stato per lui il presupposto per analizzare proprio questa tematica. Tematica che poi è stata ripresa anche da alcuni critici e studiosi“.

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© ‘Painting Clouds’ Alex Urso, installation view, courtesy THEPÒSITO Art Space

L’atto di dipingere le nuvole, semplice e quasi infantile, si collega quindi al concetto di azione artistica libera da preconcetti, come suggerito da Picasso. Allo stesso tempo, rappresenta il desiderio di Urso di superare i propri limiti e affermare il proprio valore come artista. La mostra diventa così un’occasione per Urso di auto-analizzare il proprio percorso artistico e per invitare il pubblico a riflettere sulla realtà del lavoro artistico al di là dei romantici stereotipi. La mostra si interroga proprio sul ruolo dell’artista nella società moderna, sollevando domande provocatorie come: “Che lavoro fanno gli artisti quando (non) sono artisti?. Questa riflessione critica spinge il pubblico a riconsiderare le percezioni tradizionali del mondo dell’arte.

Lo spazio espositivo come parte integrante della mostra e l’omaggio a Kafka

Un particolare dettaglio collega la mostra a un breve scritto di Franz Kafka, “Ein Hungerkünstler” (Un artista del digiuno, 1924). Kafka esplorava temi come l’isolamento, la spiritualità e la paura del fallimento personale, temi che risuonano profondamente con il lavoro di Urso. Questo è “l’ultimo testo che Kafka ha scritto in vita e tratta proprio della frustrazione dell’artista nei tempi contemporanei“. “Kafka lo ha scritto 100 anni fa, nel 1924, quindi è un testo molto molto moderno rispetto alle tematiche“, afferma ancora Lorenzo Rubini.

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© ‘Painting Clouds’ Alex Urso, installation view, courtesy THEPÒSITO Art Space

Ma a colpire è soprattutto l’impostazione della mostra, che è assolutamente site-specific: lo spazio espositivo di THEPÒSITO diventa parte integrante della mostra stessa. “Tutto lo spazio espositivo fa parte della mostra, a cominciare dalla pavimentazione trattata in un certo modo, a tutti gli oggetti che sono all’interno e ovviamente anche alle opere esposte che non sono gli unici punti di interesse“. Le opere fotografiche di Alex Urso sono esposte in modo lineare formando una griglia compatta che ricorda una vetrata gotica, creando quindi un dialogo visivo tra l’interno e l’esterno. Inoltre, lo spazio è arricchito da sculture specchianti di nuova produzione che riflettono la mostra stessa, in un continuo gioco di punti di vista.

D’altronde, come ci confida Rubini, “questo è il concetto che ho tutte le volte che curo una mostra, è un po’ la mia la mia pratica: lo spazio deve necessariamente diventare parte integrante della mostra“.

THEPÒSITO, lo spazio di quartiere che guarda al nord Europa

L’impostazione e la poetica della personale di Alex Urso rappresentano il perfetto esordio per THEPÒSITO, il nuovo spazio espositivo di Narni Scalo che strizza l’occhio al nord Europa. Aperto meno di un anno fa, a settembre 2023, THEPÒSITO “è nato come piattaforma esclusivamente online di promozione di artisti contemporanei e di consulenza legata al collezionismo“. L’evento che ha aperto la strada a una visione più estesa, a un respiro non solo locale ma anche nazionale, è stata la mostra di Laura Santamaria (aprile – maggio 2024) all’interno di una chiesa ristrutturata nel Comune di Narni.

Contemporaneamente lavoravo anche alla galleria di Narni Scalo“, ci dice Rubini, che però precisa: “Io la chiamo galleria ma in realtà è uno spazio abbastanza diversificato. Non ha un’etichetta, può essere un project space o una galleria vera e propria“. Si può dire che THEPÒSITO sia uno “spazio di quartiere, un po’ come le gallerie del nord Europa che hanno un’impostazione che si discosta un po’ da quello che è il concetto di galleria d’arte legato agli anni ’90 e primi anni 2000. Ovvero di polo dedicato all’arte contemporanea e rivolto agli esperti e ai grandi collezionisti“.

Lo spazio ideato da Rubini segue quindi quello che è il trend contemporaneo: “un piccolo spazio di quasi 30 metri quadrati in una zona completamente industriale. Uno spazio che è stato rivalutato“. L’inaugurazione di sabato 8 giugno è stato quindi un sogno realizzato per il curatore, quello su cui punta con il suo lavoro ovvero “un raduno di pubblico locale e non locale che si ritrova alla mostra: questo crea una situazione rilassata e piacevole“.