13 Mar, 2025 - 18:24

Terni tra le province più colpite dalle droghe, ma la politica si divide sulle soluzioni

Terni tra le province più colpite dalle droghe, ma la politica si divide sulle soluzioni

L'Assemblea legislativa regionale ha detto no alla mozione firmata da Laura Pernazza e da tutto il centrodestra, che chiedeva misure immediate contro la diffusione delle droghe. La proposta mirava a mettere un freno soprattutto alle cosiddette sostanze 'leggere', viste da molti come la porta d’ingresso verso dipendenze più pesanti. Un testo che avrebbe dovuto scuotere il dibattito politico, ma che invece ha trovato un muro compatto dall’altra parte dell’emiciclo.

Dati allarmanti sulla diffusione delle droghe in Umbria

I numeri dipingono un quadro che mostra una realtà senza filtri: Terni spicca in negativo, piazzandosi al sesto posto in Italia per traffico e consumo di sostanze stupefacenti, mentre Perugia segue più distanziata al trentaseiesimo. Dati che avrebbero dovuto accendere un campanello d’allarme, ma che si sono invece scontrati con una politica più impegnata a litigare che a trovare soluzioni.

Quando è arrivato il momento di votare, la mozione del centrodestra si è schiantata contro la diga dell’opposizione. Dieci voti contrari, quelli del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi Sinistra, hanno stroncato il testo, lasciando la proposta con appena otto voti favorevoli provenienti da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Tp-Uc. Uno scontro senza sorprese, ma con l’ennesima conferma di un’aula che su questi temi marcia in ordine sparso.

Le divisioni all'interno del centrosinistra

Il centrosinistra non si è limitato a bocciare la mozione. Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle hanno espresso chiaramente la loro contrarietà, mentre la consigliera Tagliaferri e l’assessore Meloni hanno optato per la strategia dell’uscita tattica, evitando di prendere posizione. Per il centrodestra, un teatrino che mette in vetrina le crepe di una maggioranza che fatica a tenere insieme i pezzi.

Fabrizio Ricci (Avs) ha liquidato la mozione come un’operazione fondata su una teoria ormai archiviata dalla scienza. Nessuna prova che le droghe leggere portino automaticamente a quelle pesanti, ha detto, sottolineando l’assenza nel testo di qualsiasi riferimento ad altre dipendenze diffuse, come il gioco d’azzardo o l’abuso di alcol e psicofarmaci.

Luca Simonetti (M5S) ha puntato il dito su un’altra emergenza: cocaina e crack, sempre più presenti nelle città umbre. L’alcol, ha ricordato, è la prima causa di morte tra i giovani sotto i 24 anni, eppure sembra un problema di serie B nel dibattito politico. Per lui, la strada da seguire è quella della riduzione del danno, non la guerra ideologica alle droghe leggere.

Il centrodestra insiste su prevenzione e sostegno alle famiglie

Gli esponenti del centrodestra hanno battuto il tasto sulla necessità di una risposta netta contro il dilagare delle dipendenze. Per loro, bocciare la mozione è stato un atto di irresponsabilità politica, un segnale sbagliato mandato a chi lotta ogni giorno contro la tossicodipendenza.

Eleonora Pace (FdI) ha difeso la proposta parlando di azioni concrete: monitoraggio costante del fenomeno, campagne educative nelle scuole e il rifinanziamento della Giornata regionale contro la droga. Ha anche suggerito un sopralluogo della Terza commissione alla Comunità Incontro, per ascoltare direttamente chi è passato attraverso il tunnel della dipendenza.

Enrico Melasecche (Lega) ha rilanciato con la proposta di test antidroga volontari per gli amministratori pubblici, considerandoli un gesto simbolico ma necessario per dare un messaggio forte ai cittadini.

Simona Meloni (assessore) ha riconosciuto la pericolosità delle droghe leggere, pur ribadendo che non esistono prove scientifiche di un passaggio automatico a quelle più pesanti. Ha poi evidenziato come la pandemia abbia aggravato il problema, rendendo ancora più urgenti interventi mirati.

Laura Pernazza (FI) ha insistito sulla necessità di un piano d’azione coordinato tra Regione, enti locali, forze dell’ordine e scuole. Ha raccontato che, nelle sue visite alla Comunità Incontro, non ha mai sentito storie che non partissero dall’uso di droghe leggere per poi degenerare in dipendenze più gravi, spesso accompagnate da disturbi psichiatrici.

Nilo Arcudi (Tp-Uc) ha chiuso la discussione con un promemoria normativo: lo spaccio di droghe leggere in Italia è ancora un reato. Il suo voto favorevole alla mozione è stato una conferma di questa posizione.

 

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Francesca Secci
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