A Montone (Pg) la comunità delle Clarisse del Monastero di Sant’Agnese sta per chiudere un’epoca: le ultime religiose lasceranno il convento entro la fine del 2025. L’annuncio è arrivato in queste ore con una lettera ufficiale pubblicata sul bollettino della diocesi di Città di Castello.
Nella missiva le sorelle spiegano di essere ormai “giunte a un numero troppo esiguo per poter portare avanti la nostra presenza contemplativa nel monastero”. Su richiesta di mons. Cesar Essayan – vicario apostolico per la Chiesa latina in Libano – le Clarisse parteciperanno infatti alla fondazione di un nuovo monastero in Libano, dando avvio a un progetto missionario dopo un lungo discernimento personale e comunitario.
Le Clarisse spiegano che la decisione di lasciare Montone non è stata facile. Nella lettera pubblicata sul bollettino diocesano sottolineano anzitutto la motivazione pratica: “giunte a un numero troppo esiguo per poter portare avanti la nostra presenza contemplativa”, la comunità non può più sostenere la vita comune nel monastero. Di cinque sorelle infatti tre provengono da altre comunità (Messico e Osimo) ed è stata necessaria un’ulteriore integrazione recente proprio per mantenere attivo il monastero.
Al contempo, tuttavia, nel loro Ordine francescano è giunta “da parte di monsignor Cesar Essayan… la richiesta di una fondazione di un monastero di Clarisse in Libano”. Dopo “un lungo tempo di discernimento personale e comunitario” e in dialogo con i frati minori conventuali, le sorelle hanno deciso di aderire a questa chiamata. La fondazione in Libano si farà “tentando” alla fine del 2025: le Clarisse resteranno quindi nel convento di Montone fino a quell’epoca.
La storia delle Clarisse a Montone è secolare. Già nel XV secolo risiedeva in paese una piccola comunità di donne terziarie francescane. Nel 1560, grazie all’acquisto di alcune case ottenuto anche con il sostegno delle autorità locali, nacque ufficialmente il Monastero di Sant’Agnese, tuttora punto di riferimento spirituale nel borgo. Come molte istituzioni religiose italiane, anche questo monastero subì le soppressioni ottocentesche: chiuse per due volte (1810 e 1889) sotto le leggi laiciste, fu riaperto e progressivamente riscattato dalle stesse Clarisse nel 1895.
Nel corso del Novecento le suore gestirono opere di carità e istruzione: dal 1910 ospitarono un laboratorio femminile di ricamo e maglieria e, al termine della Prima Guerra mondiale, accoglievano nel convento le orfane del conflitto. Dopo la Seconda guerra mondiale diedero un contributo alla comunità aprendo un asilo infantile per i bambini montonesi. Dagli anni Cinquanta la congregazione si orientò completamente verso la vita contemplativa: nel 1955 il monastero passò ufficialmente allo status di clausura, dedicandosi alla preghiera e alla vita fraterna secondo la regola di santa Chiara.
Le Clarisse sono oggi troppo poche per garantire la continuità della vita monastica. Le vocazioni sono in calo e la gestione quotidiana del monastero non è più sostenibile, nonostante i recenti rinforzi provenienti da altri conventi. In parallelo, è arrivata la richiesta da parte del Vicariato apostolico del Libano di fondare una nuova comunità claustrale. La risposta è stata positiva, in uno spirito di servizio missionario che ha radici profonde nella spiritualità francescana.
Come spiegano le religiose, si tratta anche di un’occasione per mettersi a disposizione in un contesto di pluralismo religioso e di bisogno spirituale: “per noi Clarisse la ‘vicinanza ai frati’ è una questione identitaria”, afferma suor Gloria Paoletti. Vivere accanto ai frati minori e in un ambiente interreligioso – aggiungono – significa testimoniare “amicizia e fratellanza”.
Il progetto in Libano è già avviato. Le suore hanno effettuato tre viaggi esplorativi e stanno studiando l’arabo. L’obiettivo è stabilire una presenza contemplativa stabile, in comunione con le chiese locali e il popolo.
Le cinque religiose coinvolte nel trasferimento sono suor Damiana Ardesi (badessa, 62 anni), suor Celina Falcicchio (75 anni, vicaria), suor Gloria Paoletti (42 anni), suor Maria Grazia Contreras Paredes (39 anni, dal Messico) e suor Lucia Sciortino (62 anni, da Osimo). Vivranno in clausura come a Montone, ma con una forte attenzione al dialogo con le donne musulmane, alle quali vogliono offrire ascolto, comprensione e vicinanza spirituale.
L’annuncio della partenza ha colpito profondamente la cittadinanza. “C’è grandissimo dispiacere tra i montonesi, molto legati alle monache”, scrive La Nazione. Anche il sindaco Mirco Rinaldi aveva tentato un’ultima mediazione scrivendo una “lettera accorata” per convincerle a restare.
Rimane ora incerto il destino del monastero: una volta abbandonato, sarà messo in vendita. Si tratta di un immobile storico, con chiesa e chiostro rinascimentale, dal grande valore culturale e simbolico. Le suore, in una lettera aperta, ringraziano l’intera popolazione: “ai montonesi, credenti e non, praticanti e non” va il loro grazie per “tutto il bene, la stima, l’affetto che in tantissimi anni ci hanno sempre dimostrato”.
“Non è facile neanche per noi partire – scrivono –: lasciamo un luogo caro, ricco di ricordi, di affetti, di tanto amore ricevuto”.