È arrivato con parole misurate e rispettose l’annuncio della separazione tra Monica Bellucci e Tim Burton. Dopo circa due anni di relazione, l’attrice italiana e il regista americano hanno scelto di dirsi addio con un comunicato congiunto improntato alla stima reciproca. Un epilogo sobrio per una storia vissuta senza clamori eppure molto osservata, anche perché incrociava sentimenti, carriera e immaginario pop. Sembravano due mondi troppo lontani e forse lo erano, ma in mezzo c'è stato l'amore.
La dichiarazione diffusa alle agenzie parla di "grande rispetto e affetto reciproco": una formula che suggerisce una decisione condivisa e matura, lontana dal vocabolario della rottura spettacolarizzata. È un lessico preciso, scelto per proteggere la sfera privata, ma anche per restituire un’immagine di responsabilità pubblica.
Nella narrazione mediatica di oggi, in cui le separazioni diventano spesso un format di consumo, Monica Bellucci e Tim Burton oppongono la sobrietà: niente accuse incrociate, zero retroscena, solo la volontà di archiviare una relazione senza scalfire l’immagine artistica dell’uno e dell’altra.
Il loro percorso parte da lontano: un primo incontro a Cannes nel 2006, poi la ri-connessione al Lumière Film Festival di Lione nell’autunno 2022, dove lei consegna al regista un riconoscimento alla carriera. Da lì nasce una vicinanza che si consolida nel 2023, quando l’attrice conferma i sentimenti in un’intervista e la coppia comincia a mostrarsi in pubblico, fino agli scatti mano nella mano e alle uscite sui principali red carpet europei. È un racconto che intreccia il fascino tutto mediterraneo di Bellucci con l’immaginario gotico diell'outsider per eccellenza, diventando immediatamente materia di costume.
???? Tim Burton and Monica Bellucci split after more than 2 years together. https://t.co/WJJtBAQ1wB pic.twitter.com/y6Y0qLsjGL
— TMZ (@TMZ) September 19, 2025
La relazione trova una naturale estensione sul set: in Beetlejuice Beetlejuice, uscito nel 2024, Burton affida a Bellucci un ruolo dal sapore ironico e dark, coerente con il suo universo visionario e con la presenza scenica dell’attrice. È una collaborazione che fotografa l’incontro tra due poetiche: da un lato la classicità magnetica di Bellucci, dall’altro la fantasia barocca e malinconica del regista. Il film, attesissimo dai fan del cult anni Ottanta, diventa così anche la testimonianza di un dialogo professionale che supera i confini del privato.
Ciò che ha reso la loro storia particolarmente commentata è stata la sua "maturità": due star con carriere già pienamente compiute, figli e relazioni importanti alle spalle, capaci di mettere in scena un sentimento senza trasformarlo in spettacolo. In un contesto in cui la coppia celebre vive spesso di teaser, rivelazioni e smentite, il loro modo di apparire — poche immagini, qualche intervista calibrata, red carpet eleganti — ha proposto un controcanto. Anche la fine segue questo copione: poche righe, nessuna spettacolarizzazione, un invito implicito a guardare alle opere più che ai retroscena.
Bellucci porta con sé il capitolo francese con Vincent Cassel, due figlie e un’aura da diva capace di attraversare cinema d’autore e mainstream. Burton, dopo il lungo sodalizio personale e professionale con Helena Bonham Carter, resta il regista che ha riscritto la favola nera in chiave pop, tra outsider romantici e mondi gotici diventati mainstream.
Di questa storia resta un’immagine: due artisti che hanno scelto di attraversare insieme un tratto di strada e di separarsi senza perdere la cura. Resta anche una lezione di stile comunicativo in tempi di rumore: parlare solo quando serve, e con parole essenziali. Dopo la separazione per Monica Bellucci e Tim Burton si apre ora una fase nuova, individuale, in cui probabilmente torneranno a essere osservati soprattutto per i progetti: lei tra cinema d’autore e incursioni nella serialità internazionale, lui al lavoro su nuovi mondi da plasmare.