La recente decisione dell’Amministrazione comunale di Gubbio, guidata dal sindaco Vittorio Fiorucci, di eliminare l’esenzione dal pagamento della mensa scolastica per le famiglie con un ISEE inferiore a 6.000 euro ha suscitato forti reazioni, soprattutto da parte dei sindacati e di alcune forze politiche.
Cgil, Cisl e Uil, attraverso una nota congiunta, hanno espresso la loro preoccupazione, denunciando il provvedimento come un atto che colpisce direttamente le famiglie più vulnerabili, aggravando le disuguaglianze sociali e limitando l’accesso a un servizio che non solo garantisce nutrimento, ma rappresenta anche un’importante occasione di inclusione sociale e formazione per i bambini.
Il provvedimento, che elimina una fascia di esenzione dal pagamento della mensa scolastica riservata fino ad ora alle famiglie con redditi bassi, ha sollevato numerose polemiche. I sindacati hanno subito preso posizione contro la decisione, definendola un passo indietro rispetto alle politiche di inclusione e sostegno alle famiglie che versano in difficoltà economiche.
Nella loro nota, le tre sigle sindacali hanno sottolineato come questo servizio non rappresenti solo un aiuto economico, ma sia anche uno strumento fondamentale per la crescita e lo sviluppo dei bambini, fornendo loro un ambiente in cui socializzare, imparare regole e comportamenti e sperimentare cibi nuovi.
Secondo i sindacati, la cancellazione dell’esenzione per mensa scolastica contraddice promesse a livello nazionale
Secondo i sindacati, la cancellazione dell’esenzione contraddice le stesse promesse fatte a livello nazionale e regionale sul sostegno alle famiglie e sulla tutela dell’infanzia, che sono state al centro del dibattito politico negli ultimi anni. Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito che in un contesto di crescente povertà e di declino demografico, interventi come questo non fanno che peggiorare la situazione, escludendo i bambini provenienti da famiglie meno abbienti da opportunità fondamentali come la mensa scolastica e le attività pomeridiane.
Il servizio di mensa scolastica va ben oltre il semplice nutrimento: è un momento di socializzazione per i bambini, dove imparano a stare insieme, a condividere e a rispettare le regole. Inoltre, per molte famiglie con difficoltà economiche, garantire un pasto quotidiano a scuola significa ridurre la pressione sul bilancio familiare. In particolare, per le famiglie con un ISEE inferiore a 6.000 euro, l’esenzione dal pagamento della mensa rappresentava un sostegno indispensabile.
La mensa scolastica non è solo un momento educativo, ma ha anche un forte impatto sulla qualità della vita dei bambini e delle loro famiglie. Rimuovere questa esenzione, come sottolineato dai sindacati, potrebbe avere conseguenze significative, soprattutto per le famiglie che già faticano a garantire la partecipazione dei loro figli alle attività scolastiche e post-scolastiche. Senza il supporto della mensa gratuita, molti bambini potrebbero essere costretti a rinunciare al servizio, isolandosi ulteriormente rispetto ai loro coetanei.
Una decisione che potrebbe andare contro le politiche di natalità
Questa decisione dell’amministrazione Fiorucci arriva in un momento in cui il dibattito nazionale e regionale si è concentrato sulla necessità di promuovere politiche di sostegno alle famiglie per contrastare l’inverno demografico. Il governo di centrodestra ha introdotto diverse misure negli ultimi anni per incentivare la natalità e offrire supporto alle famiglie, soprattutto quelle con figli piccoli. Tuttavia, come evidenziato dai sindacati, provvedimenti come quello adottato a Gubbio sembrano andare nella direzione opposta.
I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil hanno criticato aspramente quella che definiscono una “demagogia” usata dal governo nazionale e regionale nei confronti della tutela dei bambini, accusando le istituzioni di tradire le promesse fatte sulla protezione dei diritti dell’infanzia e sull’inclusione sociale. In un momento in cui le disuguaglianze sociali sono in aumento e la povertà sta colpendo sempre più famiglie, l’eliminazione dell’esenzione per il servizio mensa viene vista come un duro colpo per chi già si trova in difficoltà.
I sindacati hanno chiesto all’Amministrazione comunale di ritornare sui propri passi, auspicando un ripensamento della decisione e un confronto urgente per discutere non solo di questo tema, ma anche di altre problematiche che colpiscono le famiglie meno abbienti. Nella loro nota congiunta, Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto un incontro urgente con l’Amministrazione Fiorucci, sottolineando come sia necessario trovare soluzioni che garantiscano equità e inclusione, senza discriminare i bambini sulla base della condizione economica delle loro famiglie.
Secondo LeD è una decisione ingiusta che colpisce le fasce più deboli
Anche il gruppo consiliare Liberi e Democratici (LeD) ha denunciato pubblicamente la decisione della giunta Fiorucci, definendola un provvedimento ingiusto che va a colpire le fasce più deboli della popolazione. I LeD hanno evidenziato come la cancellazione dell’esenzione per le famiglie con ISEE inferiore a 6.000 euro vada contro i principi di giustizia sociale e pari opportunità che dovrebbero guidare l’azione di qualsiasi amministrazione.
Secondo il gruppo consiliare, il diritto all’educazione e alla partecipazione scolastica non dovrebbe mai essere condizionato dalla disponibilità economica delle famiglie. Il servizio mensa, infatti, è visto non solo come un’opportunità educativa, ma anche come un diritto che garantisce ai bambini l’accesso a condizioni di vita dignitose e alla possibilità di partecipare pienamente alla vita scolastica e sociale.
Fino a questo momento, l’Amministrazione comunale non ha risposto ufficialmente alle critiche dei sindacati e del gruppo consiliare LeD. Tuttavia, la decisione di eliminare l’esenzione dal pagamento della mensa per le famiglie con ISEE inferiore a 6.000 euro potrebbe essere parte di una più ampia strategia di riorganizzazione delle spese pubbliche. Le motivazioni dietro questa scelta non sono state rese pubbliche, ma è possibile che il provvedimento sia stato adottato per riequilibrare il bilancio comunale o ridurre i costi dei servizi pubblici.