Le lavoratrici del servizio mensa della Questura di Perugia si trovano in stato di agitazione. La decisione è stata presa a seguito di una serie di disagi denunciati dai sindacati Filcams Cgil e Fisascat Cisl. Queste organizzazioni sindacali hanno sollevato una voce unanime contro l’azienda Ladisa Srl, responsabile della gestione del servizio, accusata di aver preso decisioni unilaterali che penalizzano gravemente il personale.

Questura di Perugia, le lavoratrici della mensa in protesta

Il nodo centrale della protesta riguarda la riduzione, giudicata arbitraria, delle ore di lavoro. Le lavoratrici, che già affrontavano condizioni lavorative intense, si sono viste dimezzare il monte ore individuale. Senza però un adeguato confronto o una spiegazione trasparente da parte dell’azienda. Questa riduzione ha avuto effetti diretti sia sulla qualità del servizio che sul benessere psicofisico del personale. Come affermato nella comunicazione sindacale, i nuovi ritmi di lavoro sono diventati semplicemente “insostenibili. Causando non solo difficoltà nel mantenere un buon livello di prestazione nella mensa, ma anche problemi più gravi legati alla salute e alla sicurezza delle lavoratrici.

L’impatto di questa situazione si riflette chiaramente nelle parole dei sindacati: Ritmi di lavoro serrati e insostenibili, che hanno arrecato anche malfunzionamenti e difficoltà nel buon andamento del servizio mensa. Oltreché di un uso discriminatorio del contratto di solidarietà, con in aggiunta l’utilizzo di ferie e permessi in modo unilaterale e illegittimo. Questo si legge nella lettera di proclamazione inviata il 5 settembre all’azienda da Filcams Cgil e Fisascat Cisl. I sindacati così sottolineano come il dimezzamento del monte ore abbia messo a dura prova sia le lavoratrici che l’efficienza stessa del servizio.

Violazione delle normative sul lavoro e pressioni psicologiche

Oltre alla questione della riduzione oraria, che pure è di fondamentale importanza, i sindacati puntano il dito anche su altre gravi irregolarità. Viene segnalato un utilizzo scorretto del contratto di solidarietà, applicato in maniera discriminatoria, e la gestione illegittima di ferie e permessi. Queste pratiche, unite a una serie di pressioni psicologiche esercitate sui dipendenti, avrebbero creato un ambiente di lavoro altamente stressante.

Non meno importante è la denuncia relativa alla violazione delle norme contenute nel D.lgs 81/08, il testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Le condizioni di lavoro, aggravate dalla riduzione del tempo a disposizione per svolgere le attività quotidiane, non rispettano gli standard previsti dalla normativa, esponendo il personale a rischi che vanno oltre il semplice affaticamento. Nel comunicato si fa riferimento, inoltre, a un ambiente di lavoro definito “insalubre, anche a causa del costante clima di tensione creato dalle pressioni aziendali.

Le sigle sindacali hanno chiesto già a luglio l’intervento dell’ispettorato territoriale del lavoro per far luce su queste anomalie, ma al momento non sembra siano stati presi provvedimenti concreti.

Stato di agitazione alla mensa della Questura di Perugia: azioni future e possibili sviluppi

La proclamazione dello stato di agitazione delle lavoratrici della mensa della Questura di Perugia rappresenta solo il primo passo di una protesta che potrebbe intensificarsi nelle prossime settimane. Nella lettera inviata il 5 settembre all’azienda e per conoscenza al Questore di Perugia Fausto Lamparelli, i sindacati hanno chiarito che, qualora non si trovassero soluzioni adeguate alle problematiche sollevate, sono pronti a mettere in campo “ogni possibile iniziativa di lotta.

Il riferimento a possibili scioperi o altre forme di protesta più incisive non è solo un’ipotesi. Ma una concreta possibilità se non verranno apportati miglioramenti tangibili. La questione, inoltre, potrebbe avere ripercussioni anche sull’intera gestione del servizio mensa della Questura di Perugia. Con conseguenze sul personale e sugli utenti finali del servizio, ovvero i dipendenti delle forze dell’ordine.

Finora, Ladisa Srl non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla questione, ma sarà cruciale che l’azienda si sieda al tavolo con le rappresentanze sindacali per trovare una soluzione che tuteli i diritti delle lavoratrici e garantisca un servizio mensa efficiente e in linea con le normative vigenti.