La settimana politica italiana è densa di tensioni: dalle piazze in fermento alle imminenti elezioni regionali, fino all’avvio del dibattito sulla legge di bilancio. In questo clima infuocato, anche l’università diventa terreno di scontro. A Perugia, infatti, è scoppiata una polemica per un episodio avvenuto durante una lezione universitaria che intreccia satira e politica. Protagonisti involontari: una professoressa di diritto internazionale dell’Università degli Studi di Perugia (UniPg) e Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, divenuto bersaglio di un meme proiettato in aula.
Lo scorso 7 ottobre, durante una lezione di Diritto internazionale all’Università di Perugia, una docente ha proiettato agli studenti un meme ironico nei confronti di Tajani: una finta copertina di libro intitolata “Diritto internazionale è importante fino a un certo punto” a firma del ministro, chiaro riferimento a una sua recente battuta divenuta virale a Porta a Porta.
L’episodio, denunciato da Forza Italia Giovani Umbria, viene additato come ennesimo dileggio politico in aula ai danni di esponenti del centrodestra. In una PEC inviata al rettore Maurizio Oliviero (con in copia il ministro Annamaria Bernini), i giovani azzurri hanno chiesto un chiarimento pubblico e le scuse della docente, definendo “inaccettabile” che un’insegnante usi la cattedra per un meme del genere e ribadendo che i professori non dovrebbero fare politica in classe. Secondo FI Giovani, la docente avrebbe dovuto spiegare il senso delle parole di Tajani (che a loro avviso riflettono un limite oggettivo del diritto internazionale) anziché liquidarle con un meme “irrispettoso”.
All’indignazione giovanile si è aggiunta quella di Raffaele Nevi, portavoce nazionale di FI, che ha definito "indecente" il gesto della docente accusandola di fare "becera propaganda politica". Nevi ha bollato l’insegnante come “cattivo maestro” sostenendo che “professori così non fanno bene all’autorevolezza dell’ateneo”, auspicando che la docente si scusi e «torni ad insegnare invece che fare propaganda».
Antonio Tajani, pochi giorni prima, aveva affermato in TV che «il diritto internazionale vale fino a un certo punto». Queste parole hanno sollevato immediate critiche nel mondo accademico: Edoardo Greppi, presidente della Società Italiana di Diritto Internazionale, le ha bollate come gravissime e in contrasto col dettato costituzionale, esprimendo "profondo imbarazzo" a nome di centinaia di studiosi di diritto. Non sorprende dunque che quell’uscita sia finita nel mirino satirico di una docente in aula.
Forse il gesto della docente è stato informale e provocatorio, ma l’università è per sua natura sede di pensiero critico, dove anche l’autorità può essere messa in discussione. Mostrare un meme satirico con la frase shock di un ministro può servire a coinvolgere gli studenti in un dibattito su un tema attuale (il valore del diritto internazionale), senza per questo trasformare la lezione in propaganda. Va detto che la docente non ha tenuto alcun comizio di parte: ha semmai portato in aula l'ironia su un tema di attualità legato alla sua materia, stimolando il confronto.
Zittire un’accademica per un meme satirico rischia di fare più danno che beneficio: significherebbe intimidire quel libero dibattito che è linfa vitale dell’università. Episodi come questo dovrebbero semmai aprire un confronto di merito – sul “fino a un certo punto” del diritto internazionale – anziché essere liquidati con richieste di censura e scuse pubbliche.