La riorganizzazione di UmbriaLibri ha aperto un fronte di scontro tra chi sosteneva l’espansione nazionale e chi vuole riportare la rassegna alle sue radici umbre. Angelo Mellone, che ha guidato il festival fino allo scorso anno, non ha nascosto la sua frustrazione, tornando a criticare pubblicamente il nuovo corso.

Si legge su Facebook: “Il rischio di un ritorno al passato non significa solo ridurre le tappe di UL a solo due appuntamenti a Terni e Perugia – continuando a sprecare tante risorse per andare a Torino o Roma, giusto per soddisfare velleità di qualcuno e filiere più politiche che editoriali, o continuare a organizzare piccoli e inutilmente costosi premi – ma soprattutto cancellare l’idea di una festa diffusa su tutto il territorio regionale, il cui primo scopo non è il piccolo convegnino ma la partecipazione della gente e la soddisfazione del pubblico“.

Mellone e il nuovo corso di UmbriaLibri

Mellone, giornalista e scrittore, ha già manifestato il suo dissenso a gennaio, contestando la scelta di ridimensionare il festival. La sua gestione aveva portato UmbriaLibri a un’espansione nazionale, attirando pubblico, autori e maggiore visibilità mediatica.

Ricorda l’aumento del 400% della partecipazione e il favore di molti editori e commercianti. Tra i suoi progetti c’erano l’apertura a Orvieto, Gubbio e Città di Castello, il legame con Umbria Jazz e una fusione tra letteratura, musica e cinema. Progetti ora accantonati. “Probabilmente sono cose che interessano meno”, commenta Mellone con amarezza.

Gli editori umbri vogliono essere protagonisti

Gli editori locali accolgono la nuova formula come un’occasione per riportare UmbriaLibri alle radici del territorio. Con quasi mille titoli pubblicati ogni anno, chiedono spazio e riconoscimento, senza rimanere relegati sullo sfondo di un evento costruito su nomi nazionali. Il nuovo corso, che prevede meno appuntamenti e un ritorno alla programmazione autunnale, viene letto come un’opportunità per dare maggiore visibilità ai libri umbri e ai loro autori. L’attenzione si sposta su una manifestazione più mirata, che metta davvero al centro il lavoro degli editori della regione.

Le accuse di Di Consoli: “Un festival che rinuncia al pubblico”

Il giornalista Andrea Di Consoli non ha fatto sconti alla nuova impostazione di UmbriaLibri, sostenendo che la rassegna sia stata trasformata in una “fiera regionale” con meno ambizioni e meno pubblico. “Per tre anni, a direzione Mellone – con la collaborazione del sottoscritto, di Andrea Caterini, di Anna Voltaggio, del magnifico gruppo di SviluppoUmbria, sotto la liberale regia politica dell’assessore regionale Paola Agabiti – noi abbiamo offerto a Perugia e a Terni centinaia di appuntamenti letterari e culturali, tutti di livello nazionale. Basta andare negli archivi del “Messaggero”, de “La Nazione”, del “Corriere dell’Umbria” per vedere le foto delle file delle persone davanti ai luoghi d’incontro“, scrive su Facebook. La sua critica va dritta al punto: il festival perde visibilità, spessore e attrattiva per i grandi nomi della letteratura.

Un dibattito anche politico

l dibattito non è solo editoriale, ma anche politico. La gestione Mellone aveva il sostegno dell’assessore regionale Paola Agabiti, mentre il nuovo corso si inserisce in una strategia voluta dai vertici della Regione Umbria per riequilibrare l’evento. La nuova amministrazione intende dare più peso agli editori umbri, ridimensionando il carattere nazionalpopolare che aveva assunto UmbriaLibri negli ultimi anni.

Gli editori locali, dal canto loro, si stanno muovendo per costituire un’associazione capace di garantire maggiore rappresentanza e ottenere una legge regionale che tuteli la filiera editoriale umbra. L’idea è quella di creare una rete strutturata per supportare la produzione locale e rafforzare la distribuzione dei libri sul territorio.

La Giunta regionale ha espresso apertura al dialogo, con il vicepresidente con delega alla Cultura, Tommaso Bori, che aveva già delineato le basi del nuovo corso di UmbriaLibri 2025.