La procura contabile dell’Umbria aveva recentemente intrapreso un’azione legale contro due medici e un infermiere dell’azienda ospedaliera di Terni, ma sono però stati prosciolti dall’accusa di malasanità. L’accusa riguarda un presunto danno economico di 33mila euro, causato da un’infezione da Escherichia coli insorta dopo un intervento chirurgico di riparazione di laparocele.
Medici prosciolti dall’accusa grave di malasanità: dimostrata la profilassi antibiotica
Secondo l’accusa, il personale sanitario avrebbe omesso la profilassi antibiotica necessaria, portando così alla contaminazione della ferita del paziente. Questo avrebbe reso necessario un secondo intervento chirurgico. La contestazione si basa su una presunta “colpa grave per errata prestazione sanitaria”, legata direttamente alla condotta del personale coinvolto.
I giudici contabili, esaminando le cartelle cliniche del paziente, hanno rilevato che la terapia antibiotica era stata effettivamente avviata subito dopo il ricovero. Tale iniziativa terapeutica rispondeva ai criteri di profilassi necessari, anche se la somministrazione degli antibiotici avrebbe dovuto precedere l’intervento chirurgico. Le prove indicano una sostanziale correttezza dell’operato dei sanitari, evidenziando l’assenza di cesure temporali significative tra il ricovero, l’intervento e l’inizio della terapia.
Alla luce delle evidenze emerse dalle cartelle cliniche, i medici sono stati prosciolti dalle accuse di negligenza. La decisione dei giudici ha concluso che la condotta del personale sanitario non è stata caratterizzata da mancanza di diligenza, riconoscendo la correttezza sostanziale della profilassi antibiotica adottata.
I numeri di malasanità in Italia
Non è certo il caso dei due medici e dell’infermiere di Terni che sono stati prosciolti dalle accuse, ma vale la pena analizzare i numeri sulle richieste di risarcimento di malasanità in Italia. Marsh ha pubblicato di recente uno studio su questo. La ricerca, che copre il periodo dal 2005 al 2022, ha coinvolto 84 strutture sanitarie italiane.
Nel 2022, il costo medio dei sinistri esaminati ha raggiunto i 130.000 euro, segnando un incremento del 33% rispetto al 2012 e dell’11% rispetto al periodo pre-pandemia. Nel corso degli undici anni analizzati, il costo medio dei sinistri è stato di 116.000 euro. Anche il liquidato medio per ogni pratica è cresciuto, passando da 84.000 euro a 96.000 euro.
Il numero medio di richieste di risarcimento per ogni struttura sanitaria è diminuito, con una media di 27 casi all’anno.
Il tasso di rischio nazionale è di 5,32 sinistri ogni 100 medici, in aumento rispetto ai 4,9 della precedente edizione. Il costo per sinistro è ora di 6.718 euro, segnando una crescita rispetto alla scorsa edizione. I dati evidenziano un miglioramento nella gestione dei sinistri attraverso misure preventive, sebbene i costi per singola pratica continuino a salire.
Gli errori chirurgici rappresentano la principale causa di richieste di risarcimento, costituendo il 32% del totale dei sinistri analizzati. Seguono gli errori diagnostici con il 22% e gli errori terapeutici, che sono aumentati del 60% negli ultimi cinque anni, rappresentando il 10% del totale.
Le specialità mediche con il maggior numero di richieste di risarcimento includono ortopedia e traumatologia (19,4%), pronto soccorso (16%), ostetricia e ginecologia (quasi il 10%) e chirurgia generale (9%). Sul fronte economico, gli errori chirurgici rappresentano la principale voce di costo con il 27% del totale, seguiti dagli errori diagnostici con il 23%.
Il rapporto di Marsh esamina anche le infezioni correlate all’assistenza sanitaria, un fenomeno in crescita che rappresenta il 9% del costo totale dei sinistri, rispetto al 4,7% del 2012. I costi per singola pratica sono tra i più elevati, superando i 142.000 euro, con tempi di chiusura dei sinistri di circa tre anni. Le infezioni post-chirurgiche sono le più frequenti, rappresentando il 52% del totale, mentre le infezioni sistemiche, sebbene meno comuni, hanno i costi più elevati e spesso portano al decesso del paziente.