Il Mausoleo di Pomponio Grecino è un monumento funerario romano situato a Gubbio. È erroneamente identificato con quello di Pomponio Grecino, prefetto di Iguvium. Di esso rimane solo il grande tamburo esterno in conglomerato cementizio, mentre il paramento che in origine si innalzava dal basamento calcareo è scomparso. La camera funeraria è costituita da una sala a pianta quadra coperta con una volta a botte e risale al I secolo a.C. Poco lontano dal Teatro Romano, questo mausoleo è un interessante esempio di architettura funeraria romana.

L’area archeologica di Iguvium è ricca di tesori, e l’ultimo è proprio una nuova necropoli nella zona del Mausoleo di Pomponio Grecino, la struttura che si trova in mezzo a un terreno più o meno davanti al centro commerciale Le Mura. Dopo la scoperta, da parte dell’archeologa Laura Cerri, appena dietro il Teatro Romano, di una struttura quadrangolare (52 metri per 52), interpretata come quadriportico con un tempio posizionato sul lato meridionale, e la ricostruzione di gran parte della planimetria della città romana che si sviluppa secondo linee ortogonali che delimitano aree di 75 metri per 35 (una misura nota della tecnica urbanistica romana), ora è stata localizzata – come detto – un’ampia necropoli nella zona del Mausoleo di Pomponio Grecino.

Purtroppo l’area intorno al Mausoleo è di proprietà privata e non è quindi consentito eseguire scavi né alcun tipo di rilevamento strumentale per approfondire la presenza di altre strutture tombali che in ogni caso sono sicuramente presenti, al di fuori del terreno che ospita il monumento funerario.

La reale collocazione storica del Mausoleo di Pomponio Grecino

Riguardo al Mausoleo di Pomponio Grecino ci viene in aiuto il professor Augusto Ancillotti che fornisce la giusta collocazione storica del reperto, notando che già “nella seconda metà del I secolo a.C.” alcune famiglie importanti di Gubbio cominciarono a seppellire i propri morti in un luogo non distante dall’abitato e dalla Guastuglia. Tra queste rientra proprio il Mausoleo detto di Pomponio Grecino, che  “alto 9 metri, è il più importante di questi sepolcri. Fu riportato alla luce nel 1910. In realtà l’attribuzione è un errore: il prefetto del Municipium di Iguvium, Pomponio Grecino era il figlio di un console romano in carica nel 16 d.C. La costruzione della tomba risale invece a un periodo che va dal 30 al 50 a.C.”.

Il mausoleo è composto di “due corpi cilindrici sovrapposti, poggiati su un dado quadrangolare di base, con un tetto a forma di cono che serviva a facilitare lo scorrere dell’acqua.  Il sepolcro ricorda gli ipogei etruschi di età ellenistica con copertura a volta”.

Aggiunge Ancillotti che “una porta, sormontata da una piccola finestra a bocca di lupo, dà accesso alla camera sepolcrale. Il rivestimento di lastre di marmo è andato perduto, ma l’interno è molto ben conservato”. 

Ancillotti, già ordinario di Glottologia e Linguistica all’Università di Perugia, ci informa poi della leggenda nata intorno all’edificio funerario  “supportata da Tito Livio e da altri storici romani: quella che il mausoleo eugubino fosse stato in origine il carcere di Genzio, il re dell’Illiria, che fu prigioniero a Gubbio dopo la sua resa ai Romani[…]. Ma Genzio morì intorno al 165 a.C. più di un secolo prima che fosse edificato il mausoleo”.

Sconosciuta la gens che edificò il monumento funerario

In conclusione, non si conosce l’identità della famiglia che edificò il mausoleo per dare sepoltura ai propri defunti. Per l’imponenza dell’edificio funerario non vi è difficolta a capire che si trattava di una gens molto facoltosa.

Ciò nonostante gli albanesi, organizzati nella Lega Nazionale delle Associazioni Albanesi e Arberesh con sede a Rimini, dei quali il re Genzio (Gent nella loro ligua) era il remoto antenato, organizzano ogni anno, nel mese di novembre, una tappa del pellegrinaggio che chiamano nella loro lingua “Jam ilir, jam shkiptar” (trad. sono illir, sono albanese), e vanno a visitare quella che ritengono la tomba del loro antico re.