Un sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa 12 milioni di euro è stato disposto dal Tribunale di Perugia nei confronti di Mauro Olivi, imprenditore settantaduenne attivo nel settore della distribuzione di carburanti. Il provvedimento ha colpito una vasta gamma di asset riconducibili all’uomo: partecipazioni societarie, impianti di distribuzione, immobili, terreni e attività commerciali. Secondo la Procura, il patrimonio accumulato da Olivi sarebbe frutto di attività illecite, in particolare frodi fiscali reiterate nel tempo. Gli inquirenti ipotizzano il sistematico reinvestimento dei proventi illeciti in società a lui direttamente o indirettamente riconducibili, determinando una significativa alterazione del mercato di riferimento.
Non si è fatta attendere la replica della difesa. Gli avvocati Nicola Di Mario e David Brunelli hanno annunciato l’intenzione di impugnare il provvedimento davanti alla Corte d’Appello di Perugia: “Il provvedimento non è definitivo e sarà impugnato davanti alla Corte d’Appello di Perugia”, dichiarano i due legali.
Secondo la loro ricostruzione, le accuse mosse all’imprenditore sarebbero basate su elementi inconsistenti o già oggetto di giudizi precedenti. “Siamo convinti – affermano – che una completa revisione della sentenza dimostrerà l’infondatezza di tutte le contestazioni, molte delle quali già archiviate o oggetto di procedimenti ancora in corso.”
Il provvedimento riguarda, tra gli altri, il 63% delle quote della Olivi Spa di Panicale, il 33% della Sun Energy, tre distributori di carburante ubicati tra Perugia, Magione e Deruta, nonché una struttura ricettiva con ristorante a Magione. Completano il quadro numerosi terreni situati tra via Settevalli, Roma e la provincia di Rieti.
Secondo quanto emerge dagli atti, Olivi sarebbe stato coinvolto in frodi fiscali su larga scala nel settore dei prodotti petroliferi, spesso con la complicità di altri soggetti. Tali condotte avrebbero permesso all’imprenditore di accumulare considerevoli risorse finanziarie e di incrementare esponenzialmente il patrimonio della Olivi Spa e delle altre società coinvolte, soprattutto a partire dal 2014. Le indagini evidenziano un meccanismo articolato di riciclaggio e reinvestimento dei fondi, con la finalità – secondo gli inquirenti – di consolidare il proprio controllo sul mercato attraverso pratiche considerate sleali.
Uno degli aspetti più rilevanti contestati all’imprenditore riguarda la cosiddetta “leadership di costo”. Tra il 2014 e il 2019, Olivi avrebbe reimpiegato i proventi illeciti all’interno della Olivi Spa e di società collegate – tra cui Sun Energy Srl, Immobiliare Innovation Srl, Oliarc Srl e Minoltech Srl – con l’obiettivo di mantenere prezzi al pubblico inferiori rispetto alla concorrenza.
Secondo l’accusa, questa strategia commerciale, resa possibile da un approvvigionamento a costi ridotti grazie all’evasione fiscale, avrebbe determinato gravi distorsioni del mercato, penalizzando gli operatori regolari.
Gli nquirenti ipotizzano l’impiego di uno schema riconducibile alla cosiddetta “frode carosello”, attraverso cui Olivi e i suoi presunti sodali avrebbero ottenuto profitti indebiti tramite l’uso di falsi crediti IVA. Secondo la ricostruzione della Procura, la vendita sottocosto dei prodotti deriverebbe da un articolato meccanismo di “lavaggio dell’IVA”, con successiva redistribuzione dei guadagni tra i partecipanti all’organizzazione.
Tra gli elementi al vaglio vi sono anche alcune operazioni economiche considerate opache, come il trasferimento di somme rilevanti sui conti correnti dei suoceri di Olivi – sproporzionate rispetto ai redditi dichiarati – poi investite in polizze assicurative successivamente riscattate da Olivi e dalla moglie. Tuttavia, come precisano gli stessi inquirenti, “non è stato acquisito alcun elemento concreto che ne provi l’origine illecita”. “Si tratta – concludono – di operazioni certamente non trasparenti, ma la correlazione con attività illecite resta, allo stato, un semplice sospetto.”
Il procedimento, in questa fase ancora interlocutoria, sarà sottoposto all’esame della Corte d’Appello. La difesa si dice fiduciosa in un completo riesame della vicenda giudiziaria, mentre la Procura continua a indagare per chiarire l’origine delle risorse e l’effettivo impatto sul mercato di riferimento. L’esito del ricorso sarà determinante per definire il futuro giudiziario dell’imprenditore e delle sue società.