Matteucci a Polino è un cognome iconico. Americo, il capostipite, è stato sindaco del Comune più piccolo della provincia di Terni dal 1947 al 2004. Poi gli è subentrato suo figlio Ortenzio, primo cittadino per due mandati. Nel frattempo il PCI, il partito del sindaco più longevo della Penisola, era diventato il PD e la lotta non era più tra comunisti e democristiani, che erano (in parte) confluiti nel PD.
“Todo cambia“, cantava Mercedes Sosa. E nel 2014 la dinastia dei Matteucci lasciava il passo – in nome dell’alternanza – alla lista civica “Progetto Polino” guidata da Remigio Venanzi. Adesso, dopo due mandati, c’è un altro contendente. Inutile dirlo, un Matteucci. Si chiama Saverio, ha 35 anni, fa l’operaio qualificato all’ASM di Terni, è sposato e con due figli di 9 e 3 anni, e ha deciso di mettersi in gioco. Correrà da candidato sindaco con una lista di Alternativa popolare. E lo farà proprio nel nome di nonno Americo. Ma anche di Stefano Bandecchi, che gli “ricorda – dice – la schiettezza e la sincerità della politica di una volta“.
Matteucci e la sua sfida: “Non mi nasconderò dietro una falsa lista civica, andiamo col simbolo di Ap”
Saverio Matteucci racconta che dalla montagna non se ne è mai voluto andare. Ogni giorno, per recarsi al lavoro a Terni, prende l’auto e scende lungo i tornanti della provinciale. Ma il primo pensiero – racconta ai microfoni di Tag24 Umbria – è quello di tornare all’apice della valle di Rosciano. Il giovane candidato, cresciuto a pane e politica ma alla sua prima esperienza elettorale, nei ritagli di tempo ha aperto insieme alla moglie una piccola azienda agricola.
“Era un terreno che mio padre e mio zio avevano smesso di curare – dice Saverio Matteucci -. Io e mia moglie ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo ripreso a coltivarlo e ad allevarci qualche animale. È un po’ la metafora di quello che voglio fare per Polino. Impegnarmi per un paese che vedo abbandonato e senza cura. È l’insegnamento di nonno Americo: se ami una terra, difficilmente la lasci. E te ne prendi cura“.
Correrà con una lista politica. Col simbolo di Alternativa popolare. Una scelta non scontata per uno con la sua storia familiare…
“Non ci vedo contraddizioni. Anzi. Io osservo quello che sta facendo Bandecchi a Terni, il suo modo di amministrare. La scelta di essere sempre schietto e sincero. E rivedo in lui tanto della politica del passato, quella fatta con passione e orgoglio. Mio nonno mi ricordava che tra compagni e democristiani volavano le sedie in consiglio comunale e si litigava di brutto. Ma il dibattito portava ricchezza di progetti e contenuti. Invece oggi ci si maschera dietro il finto civismo”.
Si riferisce alla lista “Progetto Polino” del suo antagonista Venanzi?
“Beh, a chi altri sennò? Il sindaco uscente ha aderito alla Lega. Ricopre incarichi di partito. La sua è una lista fortemente caratterizzata dall’appartenenza alla destra“.
La mancanza di opposizione negli ultimi anni e una progettualità sfumata
A Polino una volta c’erano le maggioranze bulgare dei Matteucci. Ma da dieci anni le cose sono cambiate. Tanto che nel 2019 non c’era nemmeno una lista alternativa…
“Un male per la democrazia – continua Matteucci – anche se in un piccolo comune come il nostro. E un male anche per la capacità progettuale dell’ente. Quando non c’è confronto, quando manca un pungolo, quando non c’è chi controlla, chi governa si siede. Fa il minimo indispensabile. Pensi, che qua hanno chiuso anche il Museo dell’Appennino Umbro, che aveva voluto mio nonno. Era venuto a inaugurarlo Paco Lanciano, divulgatore e collaboratore di Piero Angela. Dicono che non hanno i soldi per garantirne l’apertura. Che le scuole possono suonare il campanello del Comune e qualcuno che lo apre si trova. Ma vi pare normale? Neanche uno straccio di campagna di comunicazione, niente…“.
Lei si è scagliato anche contro i lavori finanziati col PNRR…
“Io mi scaglio contro lo sperpero dei soldi di tutti. Hanno fatto un ponte, pur di prendere quei finanziamenti, che finisce nel nulla. Ecco: io non farò ponti che vanno nel vuoto, farò impianti da riempire di gente. Cose che servano a rilanciare la vita e l’economia del paese. A renderlo attrattivo“.
Le frazioni e la montagna: il sogno dell’autosufficienza energetica
Ama l’ambiente, Saverio Matteucci. Ma non è uno di quelli che dice no a tutto. Anzi, per Polino, sogna anche opere e infrastrutture che altrove vengono osteggiate dai comitati che difendono il paesaggio.
Polino ha tutti i problemi dei paesi di montagna. Si invecchia, si spopola, soffre a creare una sua economia sostenibile. Cosa intende fare?
“Io sogno un paese che abbracci l’idea di una transizione energetica dolce. Non sono un talebano: per riscaldare le case il paese andrebbe metanizzato, portando la conduttura da Arrone alle case del borgo. Col GPL, gli anziani faticano a scaldarsi perché costa troppo e le pensioni non bastano. Tanti sono anziani e non hanno più nessuno che gli tagli e raccolga la legna aiutandoli a scaldarsi. Poi sogno impianti alimentati a energie rinnovabili che rendano autosufficiente Polino dal punto di vista energetico. Ci sono vincoli, ma rispettando ambiente e paesaggio si può fare. Eolico, minieolico, solare“.
Poi ci sono le frazioni. Che per un Comune di 200 abitanti sono un problema in più…
“Cesapiana, Piano Monte, Colle Bertone, Palombare e Salto del Cieco. Piccoli agglomerati da rivitalizzare. Pensi che al Salto del Cieco non arriva nemmeno l’acqua potabile. Che a Colle Bertone, l’area di montagna più bella anche per le gite, lo sport, i pic nic, nessuno investe un euro da anni. È tutto in abbandono. I soldi avrebbero investiti per impianti di sport emergenti, per dare un’offerta turistica all’aria aperta. Invece in queste frazioni non c’è nemmeno la pubblica illuminazione…“.
Avete completato la lista?
“Siamo in dirittura d’arrivo. All’80% sì. Conto di avere almeno 12 candidati per il consiglio comunale, ma lascio aperta la lista fino alla fine, perché vorrei il contributo di tutti quelli che intendono impegnarsi per la rinascita di Polino. Alternativa popolare ha la porta aperta, basta che ci sia la voglia di rimboccarsi le maniche come sta facendo il nostro segretario nazionale, Stefano Bandecchi“.