Una decisione sofferta, un travaglio politico e interiore molto forte e una determinazione alla fine irrevocabile: Orlando Masselli, che 15 mesi fa battagliava con Stefano Bandecchi per la carica di sindaco di Terni, lascia Fratelli d’Italia. La decisione, che Tag24 Umbria aveva anticipato domenica, è stata ufficializzata in una conferenza stampa ospitata nella sala della minoranza. La stanza di Palazzo Spada non è stata scelta a caso. È quella in cui campeggiano tutti i ritratti dei sindaci e che è intitolata ad Antonella Baioletti, sindacalista, dirigente del MSI e di AN, tre volte consigliera comunale e senatrice della Repubblica. Una mentore per Orlando Masselli, che ne ha parlato, ricordando le ragioni del proprio impegno politico. Facendosi scappare anche una lacrima di commozione.
Insieme a Masselli esce da Fratelli d’Italia anche la consigliera Cinzia Fabrizi. Lei non c’era in occasione dell’ultimo consiglio comunale celebrato lunedì. Ma ha comunicato la sua decisione al coordinamento provinciale e a quello comunale del partito nelle riunioni-fiume di ieri pomeriggio. Entrambi usciranno dal partito, restituendo la tessera, e lasceranno il gruppo consiliare. Per confluire nel gruppo Misto, dove troveranno i transfughi di Alternativa Popolare Danilo Primieri e Roberta Trippini.
Ci volevano almeno tre consiglieri per formare il gruppo, come da regolamento comunale. E ora sarà possibile avviare l’iter costitutivo e formare il nuovo raggruppamento di opposizione. “Un’opposizione caso per caso e sui fatti – spiega Masselli -. Perché in consiglio arrivano solo cose che abbiamo iniziato con l’amministrazione Latini. E finora il più delle volte ci siamo astenuti, per marcare una distanza politica“.
L’ex candidato sindaco di Terni Masselli: “Non potevo stare nella stessa maggioranza con Bandecchi, elettori da rispettare”
Qualche curiosità e gioco del destino. Masselli e Fabrizi vanno nel gruppo MIsto con due ex AP, per non stare nella stessa alleanza con Alternativa Popolare. Mentre resta attivo in consiglio il gruppo della lista civica che lo appoggiava “Masselli sindaco”, composto dal solo consigliere Valdimiro Orsini. Che negli ultimi mesi ha dialogato costruttivamente con l’attuale maggioranza bandecchiana. Ironie della sorte e stranezze della politica fluida.
Un sistema cangiante nel quale Orlando Masselli, uomo di destra, da sempre militante nella galassia ex missina, ha spiegato di fare fatica a ritrovarsi. In nome di una coerenza e di un rispetto per il mandato elettorale, che lo ha spinto a un passo doloroso e tutt’altro che facile.
“Beato chi riesce ad accettare di essere ora alleato di coloro con i quali ha combattuto strenuamente fino a ieri – dice Masselli -. Dimostrano coraggio e resilienza nel restare in un partito che chiede di allearsi con chi è un avversario naturale. Io non riesco a farmi calpestare così. Non ho risentimenti con nessuno, sia chiaro, ma non penso che si possa calpestare la dignità di chi ha portato la bandiera del partito e della coalizione alle elezioni, ottenendo oltre 16 mila voti e un preciso mandato elettorale“.
Ricomincia da capo Masselli. Da apolide, senza partito e senza più il logo dei Fratelli d’Italia sul profilo Whatsapp. Esclude che smetterà di fare politica, si rivede ancora in pista tra tre anni e mezzo. quando si tornerà a votare. E pensa a un nuovo progetto politico e personale.
La ricostruzione della candidatura e il dietro le quinte dell’accordo nazionale di Ap con il centrodestra
“Tutti a dirmi che ero candidato al posto di Latini, che sarebbe stato il sindaco da riconfermare – continua Masselli -. Ma io non ho fatto le scarpe a nessuno. Questa storia va raccontata per bene. Bandecchi si era candidato a novembre 2022 contro la Regione che non voleva il progetto stadio-clinica. E Latini c’era ancora. Fu la Lega a non volerlo candidato e FdI scelse me. Io ho obbedito, da buon ex militare. La coalizone scricchiolava già allora? Forse, ma non si può imputare a me“.
Già, Bandecchi. Il motivo della sua uscita dal partito a cui ha aderito fin dalla fondazione, dopo aver cominciato nel 2009 con il PDL. “Ci hanno solo detto che l’alleanza era nazionale e che serviva a fermare la sinistra – racconta –. Ogni voto conta. Qui, hanno spiegato a Roma, non sarebe cambiato nulla. Si sarebbe trattato di un’alleanza nazionale e regionale. Ma come fai stare all’opposizione di un alleato? Io non ci riuscirei. Meglio cambiare casa, trovarne una nuova. Da uomo di destra mi auguro di stare sbagliando, ma in questo progetto e in questa allenza non mi ritrovo e per le Regionali non sarò attivo in campagna elettorale. Mi hanno detto che sto agendo troppo di impulso. Ma io sono un uomo che pondera le proprie decisioni. E la mia l’ho presa convinto“.