Tempo di Carnevale in Umbria e in tutt'Italia. In attesa del Martedì Grasso 2025 (4 marzo), durante il fine settimana sono già andati in scena diversi eventi e varie sfilate dei carri, mostrando le principali maschere della tradizione. Quali sono, però, le maschere di Carnevale che in Umbria sono le più apprezzate anche dai turisti?
La maschera più famosa in Umbria è, senza possibilità di smentita, quella di Bartoccio. Simbolo di Perugia che è comparso in un testo per la prima volta nel 1521. Si tratta del classico villano burlesco, benestante ma rozzo e con un accento dialettale assai marcato. Bartoccio è vestito con un gilet porpora sotto ad una giacca verde, pantaloni di velluto neri o marroni, scarpe eleganti e cappello ed è noto per le sue "bartocciate": satire irriverenti contro tutto ciò che non funziona nella città.
Si tratta della maschera "delle contraddizioni", particolarmente apprezzata dai turisti, oltre che simbolo per gli umbri. Durante ogni Carnevale entra trionfalmente a Perugia da Porta San Pietro, insieme a sua moglie Rosa, su un carro trainato da buoi che sfila lungo Corso Vannucci, lanciando in mezzo alla folla fogli con le sue lamentele. Il Bartoccio incarna l’essenza autentica della tradizione umbra, con il suo dialetto colorito e il suo spirito mai domo.
Dalla maschera delle contraddizioni a un'altra che nasconde tante particolarità. Nasoacciaccato è la maschera del Rione Sant’Egidio, simbolo di astuzia e di imprevedibilità. Si tratta di un azzeccagarbugli, nullatenente, nullafacente ma anche tuttofare. Nasoacciaccato è furbo, spesso litigioso e scaltro. Non si separa mai dal suo bastone, dove tiene appeso il suo fagotto, tipico grande fazzoletto da contadino a quadri scuri, dove racchiude tutti i suoi averi.
È sempre alla ricerca di qualcuno da imbrogliare o magari a vagabondare con il suo amico e rivale in amore Chicchirichella. Le osterie e le locande sono il suo habitat naturale. Il suo legame con Rosalinda, tra desiderio e opportunismo, dà maggiore ambiguità al suo personaggio, oscillando tra un sentimento autentico e il calcolo per l’eredità della ragazza. Nasoacciaccato, con il suo spirito "senza regole" rappresenta perfettamente l’anima dissacrante e goliardica del Carnevale umbro e questo lo rende molto amato anche dai non umbri.
Da Nasoacciaccato al suo compagno di merenda Chicchirichella che rappresenta il Rione Castelluzzo di Avigliano Umbro. Personaggio anche esso vagabondo ma bohemienne, esuberante, creativo e divertente, ma così pigro da non sfruttare appieno le sue qualità e il suo potenziale. Vive a stento della sua musica essendo un liutista che si riconosce dalla sua penna d’oca infilata nel cappello.
Pronta sempre scrivere la sua musica proprio quando l’ispirazione lo sorprende, cercando di ammaliare i passanti con il suo liuto e canto mattutino. La sua natura irrequieta, tra ironia e malinconia lo porta tra i tavoli dell’osteria del Cicchio, tra risa, racconti e brindisi con l’inseparabile Nasoacciaccato. Dietro questa maschera si cela un'anima inquieta dalla possibilità del vero amore: Rosalinda che rappresenta il suo sogno e il suo tormento. Una maschera in cui spesso ci si ritrova.
Nasoacciacato e Chicchiarella, amici e rivali in amore per Rosalinda, archetipo delle principesse e ispirata a un persona realmente esistita ad Avigliano, nel rione di Pian dell’Ara. La maschera incarna lo charme femminile e l’astuzia più sottile. Rosalinda è affascinante e dal carattere indipendente, seduttrice per natura che si diverte a manipolare i suoi pretendenti per soddisfare non solo i suoi piaceri intellettuali ma anche i suoi obiettivi personali.
È perennemente indecisa tra i suoi pretendenti, Chicchirichella e Nasoacciaccato, mentre aspetta l’eredità di Nasotorto, suo lontano parente. Desidera una vita libera da legami ma è costretta a fare i conti con le rigide convenzioni sociali. La caratterizzano la sua parola, piena di pettegolezzi e stratagemmi, e il ventaglio, che, oltre a essere un simbolo di seduzione, si trasforma in un linguaggio non verbale capace di rivelare i suoi più profondi desideri e intenzioni.
L'ultima maschera apprezzata è proprio quella di Nasotorto che ha origine dal Rione della Madonna delle Grazie. Uomo ricchissimo, archetipo dell'avaro che rinuncia perfino a riscaldarsi. Lo si riconosce, infatti, dal suo inconfondibile cappello di lana con nappa nero e dal suo gran fazzoletto di pizzo bianco, essendo sempre raffreddato.
Il raffreddore, il fazzoletto di pizzo bianco e la sacca con i denari sono i tratti di questa maschera simbolo di ipocondria e di asocialità. La sua natura maliziosa e machiavellica lo spinge a cercare costantemente conferme sull’opportunismo altrui, convincendosi che la società si divida tra falsi, da disprezzare, e ingenui, da sfruttare senza pietà. Come dimostra anche il controllo ossessivo su ogni aspetto della sua vita, specialmente sui suoi contadini. Nonostante il suo carattere, Nasotorto viene apprezzato come maschera di Carnevale in Umbria.