Martina Corazzi è una giovane ricercatrice e studiosa delle antichità di Gubbio che ha concentrato i propri studi soprattutto su aspetti poco noti della storia della città, dai quali fa tuttavia scaturire una visione del tutto originale. E’ anche esperta nell’interpretazione di antiche epigrafi e acronimi che spesso si incontrano sulle superfici vetuste della Città di Pietra.
Martina, cosa ti ha spinto a dedicarti allo studio delle Tavole Eugubine e qual è il legame tra la tua ricerca e la città di Gubbio?
“Gubbio è da sempre una città che porto nel cuore, con la sua storia unica e il suo patrimonio culturale straordinario. Essendo appassionata di storia dei popoli dell’Italia preromana, le Tavole Eugubine hanno rappresentato per me un richiamo irresistibile. Parliamo del più importante testo rituale dell’antichità classica, come lo definì lo studioso Giacomo Devoto. Questo legame profondo con la città e la mia passione per la linguistica antica mi hanno spinto ad approfondire la loro complessità”.
Qual è stato il punto di partenza del tuo studio?
“Ho iniziato esaminando la morfologia, il lessico e la semantica delle Tavole più antiche, scritte in alfabeto etrusco adattato. La grafia “epicoria”, cioè locale, di queste iscrizioni umbre mi ha posto davanti a interrogativi affascinanti, in particolare riguardo l’origine linguistica del termine IKUVIUM, il nome antico di Gubbio”.
Martina Corazzi dà una interpretazione originale del termine IKUVIUM
Qual è la tua interpretazione del termine IKUVIUM?
“A mio parere, IKUVIUM potrebbe derivare da IK IOVIO, che traslitterato alla latina diventa HIC IOVE o IOVEM, traducibile in “qui c’è Giove” o “in questa città abita Giove”. Un’altra possibile interpretazione è IK IŬVO o IK IOVIO, che significa “qui fa piacere a Giove” o “qui è gradito a Giove”. Da questa radice deriverebbe anche il termine “giovare” o “gioviale”. Insomma, Gubbio potrebbe essere interpretata come una città gioiosa, amata e protetta dal dio Giove”.
Come si collega questa ipotesi con il contenuto delle Tavole Eugubine?
“Le Tavole Eugubine confermano il ruolo predominante di Giove nella religiosità locale. Tra i teonimi animisti e antropomorfi, la triade composta da Giove, Marte e Vofione è capitanata sempre da Giove. Una delle declinazioni del dio nelle Tavole è Giove Gravobio, ma non è l’unica. Troviamo riferimenti anche al Giove Penn, il Giove Appennino di Scheggia, venerato presso il celebre tempio di Ad Ensem, citato persino nella Tavola Peutingeriana. Questo dimostra quanto fosse centrale la figura di Giove come genio tutelare di Gubbio”.
Come si colloca Gubbio rispetto ad altre città umbre nell’antichità?
“Se altre città umbre lungo la Via Flaminia Vetus veneravano divinità come Giano o Marte, Gubbio si distingue per aver scelto Giove come suo nume tutelare. Questo riflette una visione gioiosa e prospera della città, in linea con l’idea di “città Gioviale” che ho menzionato prima. Il culto di Giove era un elemento distintivo che conferiva a Gubbio un ruolo unico nel panorama culturale e religioso dell’Umbria preromana”.
Gubbio e il ruolo di Giove Gravobio nella Tavole Eugubine
Hai accennato al ruolo di Giove Gravobio nelle Tavole Eugubine. Puoi spiegarci meglio chi fosse questa divinità?
“Giove Gravobio è una delle numerose manifestazioni di Giove presenti nelle Tavole. Il termine Gravobio potrebbe riferirsi a un aspetto specifico del culto legato al territorio o a un attributo particolare del dio. Non dimentichiamo che le Tavole sono un testo rituale e riflettono una concezione molto pratica della religione, incentrata sul rapporto tra la divinità, la comunità eugubina e i fratelli Atiedii. Perché gli Atiedii erano i mediatori del culto comunitario. Solo loro potevano intercedere fra il Dio e la comunità detta Tota. Nessun altro. Quindi loro erano officianti, auguri, aruspici; insomma in altre parole sacerdoti delle cerimonie pubbliche. Giove Gravobio, come altre forme di Giove, rappresenta un punto di connessione tra la sfera divina e la città di Gubbio”.
Come sei giunta a queste conclusioni? Quali metodologie hai utilizzato?
“Ho seguito un approccio interdisciplinare, combinando l’analisi linguistica con lo studio dei contesti storico e archeologico. Ho approfondito la morfologia e la semantica del linguaggio delle Tavole, incrociando queste informazioni con le testimonianze materiali e letterarie del culto di Giove in Umbria. Naturalmente, non ho la pretesa di superare il lavoro di illustri studiosi che mi hanno preceduta, ma ho voluto contribuire con una nuova chiave interpretativa”.
Hai in programma di condividere queste scoperte con il pubblico?
“Sì, il mio studio sarà presto pubblicato in un libro che raccoglierà tutte le ricerche che ho condotto sulle Tavole Eugubine. Questo lavoro vuole essere non solo un contributo alla conoscenza accademica, ma anche un omaggio alla città di Gubbio, che merita di vedere valorizzata una parte così significativa della sua storia”.
Presto la studiosa eugubina darà alle stampe un libro sull’argomento
Perché hai deciso di anticipare parte della tua ricerca con una pubblicazione preliminare?
“Non volevo privare Gubbio di un’informazione così rilevante. Ritengo che sia importante restituire alla comunità qualcosa di tangibile già durante il percorso di studio. Anticipare alcuni risultati è il mio modo di celebrare il profondo legame tra la città e le sue radici storiche”.
Come pensi che gli studi di Martina Corazzi possano contribuire alla valorizzazione di Gubbio?
“Credo che comprendere meglio il significato storico e culturale delle Tavole Eugubine possa aiutare Gubbio a promuovere il proprio patrimonio in chiave turistica e culturale. Questo studio potrebbe stimolare ulteriori ricerche e, chissà, magari portare a una maggiore visibilità internazionale per la città”.
Qual è il messaggio che Martina Corazzi vuole trasmettere ai lettori con il suo lavoro?
“Vorrei che il mio lavoro ispirasse un rinnovato senso di appartenenza e orgoglio per le radici storiche di Gubbio. Le Tavole Eugubine non sono solo un antico testo rituale, ma una testimonianza viva del rapporto speciale che la città aveva con il sacro. Vorrei che questa consapevolezza fosse condivisa da tutti, non solo dagli studiosi”.
Qual è il tuo motto per sintetizzare il tuo legame con questa ricerca?
“Mi piace concludere con un’espressione tratta dalle Tavole Eugubine: “etatu ikuvinus” che significa “Andate Eugubini”. Questa esortazione riflette perfettamente lo spirito del mio lavoro: celebrare la storia di Gubbio e il legame indissolubile con le sue radici”.
Grazie, Martina, per aver condiviso con noi la tua passione e il tuo impegno per la storia di Gubbio. Non vediamo l’ora di leggere il tuo libro.
“Grazie a voi! Spero che il mio lavoro possa contribuire a far risplendere ancora di più la bellezza di Gubbio e delle sue straordinarie Tavole Eugubine”.