Nella giornata di ieri la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha confermato l’assoluzione di Francesco Gnucci, 26enne di Amelia (Tr), imputato per la morte della fidanzata Maria Chiara Previtali. La ragazza, appena diciottenne, era deceduta nella notte tra il 9 e il 10 ottobre 2020 ad Amelia per un mix letale di droghe e alcol. Gnucci era accusato di omicidio preterintenzionale perché le avrebbe fatto assumere eroina come “regalo” per il suo compleanno e poi l’avrebbe lasciata assumere anche cocaina e alcol al rientro a casa.
Tuttavia sia al primo grado (Tribunale di Roma, rito abbreviato, sentenza 13 novembre 2024) sia in appello i giudici hanno ritenuto non provato il nesso di causalità tra l’assunzione di droga e il decesso, sancendo che "il fatto non costituisce reato".
Il 10 ottobre 2020 Maria Chiara Previtali fu trovata priva di vita nella casa di Gnucci in via delle Rimembranze ad Amelia, il giorno del suo diciottesimo compleanno. Secondo le ricostruzioni emerse in dibattimento, la sera precedente i due avevano festeggiato a Roma (zona Tor Bella Monaca) dove Gnucci le aveva fornito una dose di eroina.
Tornati ad Amelia, la giovane aveva poi bevuto alcol e assunto cocaina: il mix di sostanze le causò un arresto cardiaco fatale durante la notte. Gli inquirenti di Terni inquadrarono il caso come omicidio preterintenzionale, ipotizzando che Gnucci avesse leso gravemente la fidanzata con la somministrazione della dose fatale.
Secondo gli atti del processo, Maria Chiara e Francesco trascorsero la serata a Roma, dove avrebbero comprato e consumato eroina. L’accusa sosteneva che la somministrazione fosse avvenuta in auto. Tornati ad Amelia, la ragazza assunse cocaina e alcol, crollando poi nel letto. Il decesso sopraggiunse ore dopo, quando i soccorsi, allertati da Gnucci, non poterono far altro che constatare la morte.
Il 13 novembre 2024, nel procedimento con rito abbreviato, il Tribunale di Roma (giudice per l’udienza preliminare Maria Gaspari) ha assolto Gnucci. La Procura aveva contestato l’omicidio preterintenzionale e chiesto una condanna a sei anni e otto mesi di carcere. In aula la difesa aveva sostenuto che non era dimostrato il collegamento causale tra l’iniezione di eroina – avvenuta ore prima – e il successivo malore fatale. Il tribunale, accogliendo queste argomentazioni, ha assolto Gnucci «perché il fatto non costituisce reato», stabilendo che la dose di droga non fu la causa diretta della morte. I legali della famiglia Previtali avevano annunciato ricorso; contestualmente il pubblico ministero aveva preannunciato l’intenzione di appellare la sentenza di primo grado.
Il processo di secondo grado si è svolto il 26 giugno 2025 davanti alla Corte d’Assise di Appello di Roma. In udienza la Procura generale (che aveva impugnato l’assoluzione) ha sollecitato la conferma della responsabilità penale di Gnucci, richiedendo una pena di quattro anni e tre mesi.
Anche le parti civili (i familiari di Maria Chiara) avevano chiesto un verdetto di condanna. Dopo una camera di consiglio relativamente breve, la Corte d’Appello ha invece confermato integralmente la decisione di primo grado. Come già sostenuto a novembre, i giudici hanno rilevato l’assenza di un nesso causale certo tra l’eroina iniettata e l’agonia della giovane – avvenuta ore dopo – ribadendo la formula di assoluzione per “insussistenza di reato”. La sentenza (emessa il 26 giugno) conferma dunque che, allo stato degli accertamenti, non ci sono colpevoli penalmente per la morte della 18enne.
Come reso noto dai media regionali, la Procura generale di Perugia ha già annunciato il ricorso in Cassazione contro l’assoluzione. Anche l’avvocato Manlio Morcella, difensore dei familiari di Previtali, ha criticato la sentenza d’appello definendola "imprevista e imprevedibile" e ha preannunciato un proprio ricorso alla Suprema Corte. La vicenda giudiziaria dunque proseguirà davanti alla Corte di Cassazione, nella quale si potranno valutare nel merito le argomentazioni delle parti.
Le motivazioni della sentenza dovranno essere depositate nei prossimi mesi, ma per ora il giudizio ufficiale resta che "il fatto non costituisce reato" e nessun imputato risulta responsabile della tragedia di Amelia.