La fumata bianca è arrivata dopo una lunga riflessione. La candidatura di Stefania Proietti alle prossime elezioni regionali dell’Umbria in rappresentanza del campo larghissimo di centrosinistra è stata appena ufficializzata e già si prospetta il primo tema caldo della campagna elettorale: l’utero in affitto. A sollevare la questione è stato il segretario regionale della Lega Umbria, Riccardo Augusto Marchetti che in una nota chiede a Proietti di mostrarsi coerente con quanto dichiarato proprio ieri in conferenza stampa.
Marchetti contro l’utero in affitto: “Dove sono gli insegnamenti francescani?”
In un post pubblicato ieri dalla sua pagina Facebook, Marchetti fa notare come nel centrosinistra vi sia una certa incoerenza tra i valori francescani di cui la sindaca di Assisi si promuove portavoce e la pratica commerciale della gravidanza per altri che sarebbe invece sostenuta dal campo larghissimo.
“Mentre la candidata alla presidenza della Regione Umbria del campo extra-large – scrive Marchetti – si è presentata alla cittadinanza facendosi portavoce del messaggio di San Francesco, i suoi supporter di centro-sinistra e sinistra radicale ingaggiano battaglie a favore dell’utero in affitto, una pratica folle, che sfrutta la disperazione di donne che non hanno soldi per vivere e le costringe al dolore di vedersi strappare un figlio dopo nove mesi che l’hanno sentito crescere dentro di loro“.
E i toni qui si fanno marcatamente sarcastici. “Da una parte – prosegue il segretario leghista – gli insegnamenti francescani, dall’altra i promoter di genitore 1 e genitore 2. Non resta che fare un grande in bocca al lupo a Stefania Proietti, che dovrà raccontare come chi crede nel Cantico delle Creature e chi le creature vorrebbe farle nascere a pagamento negli uteri in affitto, possano andare d’accordo“.
Già con Ferdinandi scoppiò la polemica
Le accuse che Marchetti muove oggi al campo larghissimo ripetono su scala regionale quanto già accaduto durante la campagna elettorale di Vittoria Ferdinandi, attuale sindaca di Perugia che ha riportato il centro sinistra alla guida del capoluogo dopo dieci anni di amministrazione Romizi. Anche in quel caso alla futura prima cittadina il centrodestra contestò di essere contraria alla gravidanza naturale.
Un’accusa che però sortì come effetto quello di compattare il mondo cattolico a sostegno di Ferdinandi fattasi portatrice di “valori altissimi” e indipendenti dall’appartenenza confessionale, con una lunga serie di esponenti di spicco che si esposero sottoscrivendo una lettera aperta in suo favore. Ora il tema della maternità per altri torna alla ribalta anche sulla scena regionale.
L’utero in affitto non è la gravidanza solidale
La terminologia del cosiddetto “utero in affitto” fa riferimento a un aspetto commerciale della gravidanza per altri, in cui una donna viene pagata per portare avanti una gravidanza per conto di coppie o single. Nel nostro Paese la gravidanza commerciale è vietata da vent’anni e le pene previste per chiunque vi facesse ricorso sono pesantissime. A regolarla è la Legge 40/2004 che all’articolo 12, comma 12 recita:
Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro.
In Italia da quasi dieci l‘Associazione Luca Coscioni si è fatta portavoce di una battaglia per vedere riconosciuti i diritti dei genitori che intendono ricorrere alla maternità surrogata, ponendo l’accento non sull’aspetto commerciale bensì su quello solidale. Sulla terminologia corretta è quindi bene fare chiarezza.
“Con “Gravidanza per altri”, “Maternità surrogata” e “Surrogazione di maternità” – spiegano dall’Associazione Luca Coscioni – si intende un percorso di fecondazione assistita nel quale una donna porta avanti una gravidanza per un’altra persona o per una coppia. Nei Paesi in cui tale pratica è consentita legalmente, la donna che porta avanti la gravidanza per altri – la “gestante” – non è giuridicamente considerata genitrice dei bambini nati. La legge, infatti, considera genitori a tutti gli effetti i genitori “intenzionali”, vale a dire coloro che hanno fatto ricorso alla gravidanza per altri”.