Ha fatto discutere prima, durante e dopo l’approvazione. E le polemiche certamente non si placheranno. La legge sulla famiglia recentemente approvata, a fine mandato, dalla Giunta Tesei è al centro di un dibattito molto acceso. In sede di approvazione, il mondo dell’associazionismo aveva chiesto di poter intervenire durante la seduta dell’Assemblea legislativa, ma questa possibilità gli era stata negata. Le associazioni femministe che in Umbria sostengono la libera scelta, avevano promesso che non sarebbe finita lì. Sabato 28 settembre scenderanno in piazza unite nella manifestazione regionale contro la legge sulla famiglia. L’appuntamento è per le 16:30 in piazza IV Novembre.
Manifestazione contro la legge sulla famiglia: che cosa non va
Una data non casuale quella di sabato 28, che coincide con l’International Safe Abortion Day, la Giornata dell’Aborto Sicuro. Per la Rete Umbra per l’Autodeterminazione, la rete di associazioni femministe che coordina la manifestazione, la legge sulla famiglia è “un testo ideologico, patriarcale e oscurantista che vorrebbe manipolare le opinioni e le scelte delle persone ed in particolare delle donne per eliminare la cultura dell’autodeterminazione e della libertà di scelta, compresa quella sulle relazioni e gli affetti“. Una legge che “è contro la libertà di scelta” e “rappresenta un duro attacco all’autodeterminazione delle donne e delle soggettività lgbtqia+“.
Molti sono i passaggi aspramente criticati di questa legge. A partire da un linguaggio che non tiene conto della pluralità delle famiglie (nel testo si parla di “famiglia” e non di “famiglie”) e dagli stanziamenti in favore delle associazioni anti-scelta nei consultori pubblici, strutture che in Umbria stanno già affrontando non poche difficoltà. “Con il pretesto di “promuovere la vita umana fin dal concepimento” – proseguono da Rete Umbra per l’Autodeterminazione – si introducono misure che di fatto limitano la libertà di scelta delle donne, celate dietro belle parole come “vita”, “famiglia” e “bambini” (nominati sempre con un generico maschile sovraesteso)”.
Chiarezza su diritti, servizi pubblici e beneficiari dei finanziamenti
Da Rete Umbra per l’Autodeterminazione chiedono chiarezza su alcuni punti. “La legge introduce enti come il Distretto per la Famiglia e un Albo regionale delle famiglie, con funzioni poco chiare che finiranno per sottrarre risorse ai servizi pubblici” scrivono. Ma non è l’unico fronte che desta quantomeno perplessità. “Anche la cura delle persone con disabilità viene monetizzata, scaricando il peso della responsabilità sulle famiglie, e in particolare sulle donne, senza fornire adeguati servizi di supporto e limitando la possibilità di autodeterminazione delle persone con disabilità“.
La Regione Umbria per la legge sulla famiglia ha messo sul piatto una dotazione da 30 milioni di euro. Rete Umbra per l’Autodeterminazione in proposito fa una serie di puntualizzazioni. “Ad una attenta analisi della legge la gran parte delle risorse finanziarie erano già stanziate nel bilancio regionale per la programmazione di varie voci di sanità e sociale – proseguono. Alcune limitate voci finanziarie, recentemente aggiunte, provengono dal Fondo Sociale Europeo e sono destinate a interventi di reinserimento lavorativo del genitore in seguito ad una nuova nascita attraverso l’offerta di servizi/voucher che andranno di certo ad implementare il mercato privato che gravita intorno alle famiglie“.
Una legge che, come sottolineato più volte e in più sedi, è giunta a ridosso della campagna elettorale per le prossime elezioni regionali. “Il manifesto-propaganda della destra umbra– così viene definita la legge sulla famiglia – entra nelle tasche dei cittadini e delle cittadine umbre rimodulando interventi e sussidi, anche inventando nuove istituzioni (Centri per la famiglia, Dipartimenti e Distretti familiari) e ridefinendo i beneficiari finali in base a criteri selettivi ed escludenti“.
Le richieste da parte delle associazioni
Le associazioni riunite nella Rete chiedono una completa revisione della legge, facendo appello al prossimo governo. “Questa legge è in contrasto con le direttive europee, come la risoluzione 2439 del Consiglio d’Europa, che tutela l’accesso all’aborto. Chiediamo un cambiamento netto: leggi che rispecchino la complessità della società e rispondano ai suoi reali bisogni, finanziamenti per i consultori e per la sanità pubblica, contraccezione gratuita, accesso sicuro all’aborto e una vera prevenzione, servizi pubblici gratuiti per le persone con disabilità ai quali possano avere accesso in piena libertà e autodeterminazione“.
“Chiediamo – concludono – che questa normativa sia stracciata e completamente riscritta dal governo che vincerà le imminenti elezioni regionali per impedirne sul nascere qualsiasi nefasta conseguenza sulla società“.