In dieci anni la manifattura umbra ha perso oltre mille imprese, facendosi più piccola in termini di aziende e anche di addetti. Ma più solida e più rilevante per capacità competitiva e dimensione aziendale, dimostrando resilienza e capacità competitive. Il quadro è delineato in un report della Camera di commercio dell’Umbria. Il numero delle imprese tra il 2014 e il 2024 è sceso da 7 mila 960 a 6mila 953, con un calo del 12,7% (-1.007 aziende).

La manifattura umbra, con l’esclusione delle costruzioni, è ancora il comparto che assorbe in termini di addetti un quarto di lavoratori di tutte le imprese attive. La provincia di Perugia fa meglio di quella di Terni sulla flessione del numero delle aziende e molto meglio sull’andamento degli addetti
La flessione, infatti, è stata più forte in provincia di Terni (-14,7%) rispetto a quella di Perugia (-12,2%).

Calo, anche se assai meno marcato, per gli addetti (sia familiari che dipendenti) delle imprese manifatturiere umbre. Che scendono del 5,3%. Anche in questo caso, l’arretramento è molto più forte in provincia di Terni (-14,7%) che in quella di Perugia, dove la flessione degli addetti è del 4%.

Manifattura, luci dalla crescita dimensionale delle imprese. Notte fonda per le aziende giovani

Più piccolo nel decennio 2014-2024 – soprattutto in termini di imprese e anche di addetti – ma più solido il sistema manifatturiero umbro. Che ha aumentato le dimensioni medie aziendali (da 8,9 addetti per impresa a 9,7). E che nel 2023 ha messo a segno un risultato operativo record di 228.113 euro per impresa manifatturiera di capitali e un utile netto per impresa (sempre di capitali) di 162.611. Ma, se si guarda agli ultimi cinque anni (2019-2023), in Umbria il settore manifatturiero in termini percentuali performa meno del complesso del sistema economico regionale. I dati di risultato operativo, valore della produzione e valore aggiunto sono inferiori, in termini di crescita media al complesso del sistema economico regionale.

Le imprese giovanili manifatturiere sono solo il 4,1% del totale delle aziende della manifattura umbra. Dieci anni fa erano il 6,5%. Nel decennio sono quasi dimezzate. Un segnale che va interpretato, ma che non suona certo bene per il futuro della manifattura umbra.

Gli addetti delle aziende manifatturiere nella regione rappresentano il 25,1% del totale degli addetti delle imprese umbre di tutti i settori. Un dato che in Italia è da centro classifica, superiore comunque alla media nazionale (23,8%)

Ma la minore performance del sistema manifatturiero umbro rispetto al totale dell’economia non tocca l’assoluta predominanza del manifatturiero, in termini di robustezza delle imprese, rispetto all’intero sistema umbro delle imprese. Infine, da evidenziare il più che raddoppio, nel 2023, degli interessi bancari pagati dal sistema manifatturiero umbro e, più in generale, dal sistema delle imprese umbre di tutti i settori. 

Mencaroni (Camera di commercio dell’Umbria): “Perse per strada le aziende che non sono riuscite a innovare”

Vedo il bicchiere mezzo pieno – afferma Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria -. L’aumento delle dimensioni aziendali medie accorcia un po’ il divario che l’Umbria patisce nei confronti della media nazionale. E testimonia, insieme ad altri elementi come i dati di bilancio che la manifattura umbra è più solida. E ha dimostrato resilienza in questi anni difficili, mettendosi in condizione di intercettare il forte rimbalzo post-Covid del 2022 e 2023. Purtroppo, nel decennio sono rimaste sul campo oltre mille aziende manifatturiere, le più fragili, che non ce l’hanno fatta a mettersi in sicurezza. E questo è il bicchiere mezzo vuoto. Il tributo non è stato lieve

La sfida, per la guida dell’ente camerale umbro, è ora quella di far comprendere bene che le imprese umbre della manifattura, come quelle degli altri settori, saranno competitive, sia sul mercato interno che su quelli esteri, se accetteranno in pieno le sfide della transizione digitale ed ecologica.

Si tratta dei capisaldi delle scelte strategie della Camera di Commercio dell’Umbria – conclue Mencaroni -. Che porta avanti questa posizione con innumerevoli iniziative, anche di mobilitazione, informazione, formazione e partecipazione, oltre che di incentivi. E lo fa in sinergia con le associazioni di categoria e le altre istituzioni, perché solo quando si è insieme, quando si fa massa critica e si hanno obiettivi condivisi, si possono produrre risultati concreti. Il futuro prossimo le imprese dell’Umbria lo costruiscono oggi, e i tempi sono brevi. Ci vogliono impegno, convinzione, investimenti. Chi si attarda corre un grosso rischio. Come affermava un famoso economista, nessun pasto è gratis”.