Grave caso di maltrattamenti in famiglia a carico di un uomo di 49 anni, residente ad Assisi, indagato dalla Procura di Perugia; ne dà conto un servizio pubblicato oggi sull’edizione online de Il Messaggero. Il fascicolo, ancora in fase di indagine preliminare, riguarda presunti episodi di violenza fisica e psicologica nei confronti di due minori: il figlio di tre anni e mezzo e una bambina di dieci anni, nata da una precedente relazione della convivente dell’indagato. La Procura, tramite il pubblico ministero Annamaria Greco, ha richiesto l’incidente probatorio per approfondire le accuse e raccogliere prove rilevanti in vista di un eventuale processo.
Secondo quanto emerge dal capo d’imputazione, i reati contestati risalirebbero al 2021 e includerebbero una “condotta perdurante” fatta di presunte violenze fisiche e psicologiche. Gli atti di violenza riportati comprendono pugni, schiaffi, strattonamenti e tirate di capelli e orecchie. Inoltre, i minori avrebbero subito atti punitivi degradanti, come l’essere chiusi all’interno della cuccia del cane o di uno sgabuzzino. Questi episodi sarebbero stati accompagnati da minacce, tra cui quella di “ammazzarli” o di “strappare loro i capelli” nel caso avessero raccontato tutto alla madre.
Il pubblico ministero Annamaria Greco ha descritto un quadro di “atti di denigrazione” che avrebbero generato nei minori un persistente stato di ansia, alimentando un clima di tensione divenuto insostenibile. Tale situazione avrebbe spinto la madre dei bambini, il 1° luglio 2024, ad allontanarsi dalla casa familiare per proteggere se stessa e i figli. La donna, secondo la ricostruzione degli inquirenti, era arrivata al punto di dormire nella stessa stanza dei bambini per difenderli da eventuali aggressioni.
Chiesto l’incidente probatorio per l’accusa di maltrattamenti in famiglia
La complessità del caso e la necessità di tutelare i minori hanno portato la Procura a richiedere un incidente probatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Simona Di Maria. Questo passaggio è stato ritenuto necessario per evitare il rischio di una sospensione prolungata del procedimento qualora la perizia sulla capacità di testimoniare dei minori fosse stata rinviata alla fase dibattimentale.
Nel documento presentato al gip, la Procura ha sottolineato l’importanza delle prove per assicurare una testimonianza attendibile, considerando la particolare vulnerabilità dei minori coinvolti. “Le prove appaiono rilevanti per la decisione dibattimentale in quanto dirette ad assicurare la testimonianza di persone in condizione di particolare vulnerabilità“, si legge nella richiesta del pubblico ministero. La testimonianza dei minori, pertanto, è stata ritenuta imprescindibile per determinare la fondatezza delle accuse e orientare l’azione penale.
Le accuse mosse all’indagato rientrano nell’ambito dell’articolo 572 del Codice penale, che punisce i maltrattamenti contro familiari o conviventi. Questa norma prevede pene severe per chiunque maltratti una persona della famiglia o una persona sottoposta alla sua autorità per motivi di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia. La Procura di Perugia ha evidenziato come, nel caso specifico, le presunte violenze fossero giustificate dall’indagato con pretesi intenti educativi.
Secondo il capo d’imputazione, queste condotte avrebbero avuto un impatto devastante sui due bambini, causando loro gravi sofferenze fisiche e psicologiche. La necessità di raccogliere prove solide e testimonianze attendibili è quindi fondamentale per garantire una corretta amministrazione della giustizia.
L’indagato è assistito dall’avvocato Alessandro Bacchi, che ha dichiarato l’intenzione di collaborare con le autorità giudiziarie per chiarire la posizione del suo assistito. Dall’altra parte, le persone offese, ovvero la madre e i due minori, sono rappresentate legalmente dall’avvocato Laura Modena. Entrambi gli avvocati hanno sottolineato l’importanza di un processo equo e rispettoso dei diritti di tutte le parti coinvolte.
La prevenzione deve poter mettere i atto interventi più tempestivi
Questo caso mette nuovamente in evidenza il problema dei maltrattamenti in famiglia, una piaga sociale che spesso rimane nascosta tra le mura domestiche. Le autorità giudiziarie e i servizi sociali svolgono un ruolo fondamentale nel portare alla luce queste situazioni, garantendo tutela e supporto alle vittime. Tuttavia, episodi come questo sollevano anche interrogativi sull’efficacia dei meccanismi di prevenzione e sulla necessità di interventi più tempestivi.
La vicenda ha suscitato un forte dibattito, con molti cittadini che chiedono un maggiore impegno da parte delle istituzioni per combattere la violenza domestica e proteggere i minori. Organizzazioni non governative e associazioni per la tutela dell’infanzia hanno colto l’occasione per ribadire l’importanza di campagne di sensibilizzazione e di programmi educativi rivolti sia ai genitori che ai bambini.
Mentre il caso continua a svilupparsi, l’attenzione resta puntata sull’esito dell’incidente probatorio e sul ruolo che le testimonianze dei minori avranno nel processo. La loro vulnerabilità e la natura delicata delle accuse rendono questa fase particolarmente complessa, ma anche fondamentale per garantire giustizia.