24 Aug, 2025 - 10:30

L'Umbria e le sue fontane storiche: capolavori di arte, ingegno e vita quotidiana che raccontano l'anima del cuore verde d'Italia

L'Umbria e le sue fontane storiche: capolavori di arte, ingegno e vita quotidiana che raccontano l'anima del cuore verde d'Italia

Chiudete gli occhi e lasciatevi guidare dal suono dell’acqua che scorre lenta tra pietre antiche, incorniciando piazze senza tempo e vicoli che profumano di storia. L’Umbria, terra di borghi sospesi tra Medioevo e Rinascimento, custodisce nelle sue fontane storiche un patrimonio che va oltre la bellezza architettonica: esse sono specchi d’acqua che riflettono secoli di vita, di incontri e di riti quotidiani, raccontando l’anima più autentica del cuore verde d’Italia.

Queste fontane non erano semplici arredi urbani: erano punti di ritrovo, sorgenti di ristoro per viandanti e pellegrini, luoghi in cui l’acqua diventava simbolo di prosperità, di purificazione e di comunità. Ognuna porta con sé una memoria: quella dei maestri scalpellini che le scolpirono, dei mercanti che vi si fermavano a riposare, dei bambini che vi giocavano attorno, delle donne che vi attingevano acqua al calar del sole.

In questo articolo vi porteremo alla scoperta delle fontane più suggestive dell’Umbria, capolavori che intrecciano arte, ingegno e vita, rivelandovi storie nascoste e dettagli sorprendenti. Un viaggio in cui ogni zampillo racconta un’epoca, ogni vasca custodisce un frammento di memoria, e ogni riflesso d’acqua diventa finestra aperta sul passato, pronta a dialogare con chi oggi vuole riscoprirne la magia.

Fontana Maggiore - Perugia: l’acqua che racconta secoli di storia e bellezza

Nel cuore pulsante di Perugia, là dove Piazza IV Novembre si apre come un palcoscenico di pietra tra il Palazzo dei Priori e la Cattedrale di San Lorenzo, sorge la Fontana Maggiore, autentico capolavoro del Medioevo italiano. Realizzata tra il 1278 e il 1280 dai maestri Nicola e Giovanni Pisano, su progetto di frà Bevignate e con l’ingegno idraulico di Boninsegna da Venezia, questa fontana non è soltanto un’opera d’arte, ma una narrazione scolpita nella pietra che ha attraversato i secoli.

Le sue due vasche in marmo bianco e rosa, perfettamente armonizzate, sembrano sfogliare le pagine di un antico manoscritto. Sulla vasca inferiore scorrono bassorilievi che raccontano il ritmo della vita medievale: i mesi dell’anno con i loro lavori agricoli, i segni zodiacali, le storie bibliche, i miti classici e le arti liberali. Ogni pannello è una finestra aperta sulla visione del mondo del XIII secolo, dove sacro e profano si intrecciavano senza confini.

La vasca superiore, punteggiata da ventiquattro statue, custodisce figure allegoriche, mitologiche e religiose che vegliano sul cuore della città. Al centro, una coppa bronzea sostiene tre figure femminili - Fede, Speranza e Carità - simboli di virtù che, ancora oggi, sembrano sorreggere il flusso vitale dell’acqua.

Ma la Fontana Maggiore non è soltanto un monumento da ammirare: è un prodigio tecnico che racconta l’audacia di un’epoca. Grazie a un ingegnoso acquedotto che dal Monte Pacciano portava l’acqua per oltre quattro chilometri senza l’uso di pompe, divenne un’opera d’avanguardia, capace di trasformare il volto della città e la vita dei suoi abitanti.

Oggi, come ieri, la Fontana rimane un simbolo di comunità e di bellezza condivisa: un luogo in cui l’arte incontra la quotidianità, dove il suono dell’acqua accompagna i passi di chi attraversa la piazza e ricorda che, nel cuore verde d’Italia, la storia non smette mai di scorrere.

Fontana del Bargello (dei Matti) - Gubbio: un rito d’acqua che fa sorridere la città

Nel cuore del centro storico di Gubbio, ai piedi del maestoso Palazzo del Bargello, scorre una fontana che è molto più di un ornamento urbano: è una complice di giochi, risate e leggende. La Fontana del Bargello, conosciuta da tutti come la Fontana dei Matti, affonda le sue radici nel Seicento ma ha saputo reinventarsi nel tempo, fino a diventare uno dei simboli più affettuosi e stravaganti della città. Qui, l’acqua non è solo un bene prezioso: è rito, appartenenza, scherzo condiviso. Secondo l’usanza, chi percorre tre giri attorno alla fontana e si lascia aspergere con qualche spruzzo ben assestato da un vero eugubino ottiene la celebre "Patente da Matto": un titolo tanto bizzarro quanto unico, che non deride ma unisce, e che racconta un modo leggero e autoironico di vivere la comunità.

Questo singolare battesimo, nato sul finire dell’Ottocento e ancora oggi celebrato con entusiasmo, non è che il riflesso di uno spirito antico: quello di una Gubbio che ama prendersi poco sul serio e che, tra pietra medievale e tradizioni secolari, invita ogni visitatore a diventare parte della sua storia. In fondo, basta un giro, un sorriso e una goccia d’acqua per sentirsi, almeno per un giorno, un po’ più eugubini.

Fontana del Mascherone - Spoleto: la voce di pietra che narra secoli d’acqua e di vita

Nel cuore di Spoleto, incastonata in piazza Bernardino Campello e abbracciata dalle antiche mura della città, si erge la Fontana del Mascherone, una presenza che è al tempo stesso scenografia e memoria. La sua maschera scolpita - sospesa tra l’umano e il felino, con lo sguardo enigmatico e la corona d’alloro che le cinge il capo - riversa un getto d’acqua impetuoso, che scivola attraverso tre vasche degradanti e sembra voler raccontare, con il suo incessante mormorio, storie di secoli lontani.

La fontana, nella forma che oggi ammiriamo, risale al XVII secolo, ma affonda le sue radici in modelli più antichi. Fu restaurata nel 1736, come ricorda l’iscrizione ancora leggibile sull’edicola che la sovrasta, a testimonianza di un’epoca in cui l’acqua non era solo ornamento urbano, ma bene comune da preservare e celebrare. Quel restauro, voluto durante il pontificato di papa Clemente XII, non solo riportò in vita l’antico acquedotto cittadino, ma restituì ai cittadini e ai viandanti una fonte di ristoro e un punto d’incontro.

A pochi passi, una piccola fontanella reca l’invito inciso “BIBE VIATOR” - “Bevi, viandante”, un gesto semplice e ospitale che attraversa il tempo, richiamando il viaggiatore moderno come richiamava mercanti, pastori e pellegrini di secoli fa. Qui si abbeveravano le greggi dirette al mercato, qui si fermavano i cittadini a conversare, e qui l’acqua diventava occasione di socialità e testimonianza di una città viva.

La Fontana del Mascherone è dunque molto più di un manufatto ornamentale: è un ponte fra sacro e profano, fra mito e quotidiano, un luogo dove la forza dell’acqua scolpisce la pietra e il silenzio della piazza si intreccia al suo scroscio perpetuo. Chi vi si sofferma oggi, non può che lasciarsi avvolgere da quella voce d’acqua, che ancora invita a fermarsi, osservare, e ascoltare.

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Francesco Mastrodicasa
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