09 Jul, 2025 - 12:59

L’Umbria dei grandi maestri: percorsi tra borghi d’arte, chiese affrescate e pinacoteche che custodiscono la bellezza eterna

L’Umbria dei grandi maestri: percorsi tra borghi d’arte, chiese affrescate e pinacoteche che custodiscono la bellezza eterna

Chiudete gli occhi e immaginate di trovarvi in un luogo dove ogni pietra racconta una storia, ogni pennellata custodisce un frammento di eternità e ogni silenzio è abitato dalla bellezza. Benvenuti in Umbria, terra intima e poetica, dove l’arte non è racchiusa solo nei musei, ma si respira tra le vie acciottolate dei borghi, nei riflessi dorati degli affreschi e nei dettagli scolpiti dal tempo. In questo viaggio vi porteremo a scoprire l’Umbria dei grandi maestri: un itinerario denso di meraviglia, che attraversa chiese affrescate, pinacoteche raccolte e scorci incantevoli dove la bellezza si è fermata, scegliendo di restare.

Passeggerete tra i capolavori del Perugino e di Pinturicchio, vi lascerete incantare dalla grazia di un Raffaello adolescente e vi sorprenderete davanti a opere meno conosciute, ma non meno capaci di emozionare. Entrerete in luoghi sacri dove l’arte si fonde con la spiritualità, in borghi come Spello, Montefalco, Trevi e Città di Castello, che sembrano sospesi tra cielo e terra. E capirete come l’Umbria non sia soltanto una regione, ma uno stato d’animo: un invito a rallentare, ad ascoltare, a lasciarsi attraversare da ciò che è autentico e profondo. Non vi guideremo solo alla scoperta dell’arte, ma di un modo diverso di guardare, più lento e consapevole. Perché in Umbria, la bellezza non si mostra: si svela. E quando lo fa, lascia un segno. Dentro.

Spello – Un gioiello d’arte tra affreschi immortali e memorie di pietra

Incastonata tra gli ulivi e i profili dolci delle colline umbre, Spello è uno di quei luoghi che non si dimenticano. Un borgo che sa di pietra antica e di silenzi pieni di storia, dove l’arte non è solo custodita nei musei, ma vive tra le pieghe dei vicoli, tra le sfumature delle facciate e nel respiro lento del tempo. Il cuore pulsante di questa meraviglia si trova nella Collegiata di Santa Maria Maggiore, e più precisamente nella celebre Cappella Baglioni, un vero e proprio scrigno di bellezza rinascimentale che porta la firma inconfondibile di Pinturicchio. Varcando quella soglia, è impossibile non restare colpiti da un turbine di colori, simboli, dettagli minuziosi e giochi prospettici: ogni scena affrescata racconta, sussurra, incanta.

Tra le opere più suggestive, la Natività, in cui sacro e quotidiano si fondono in un paesaggio dolcissimo, animato da elementi naturalistici e tocchi quasi fiabeschi. E poi ci sono le Sibille, i profeti, i riferimenti esoterici e persino l’autoritratto dello stesso maestro, che si affaccia sulla scena con sguardo vivo, come a voler dialogare ancora con noi, secoli dopo.

A pochi passi, nello storico Palazzo dei Canonici, sorge la Pinacoteca Civica e Diocesana: un luogo raccolto, silenzioso, dove ogni opera sembra essere lì per raccontare una storia. Qui si conserva una collezione affascinante di dipinti sacri e profani, tele barocche, terracotte, preziosi oggetti liturgici e frammenti di devozione quotidiana.

Tra le opere di maggior pregio, una Madonna con Bambino attribuita ancora una volta a Pinturicchio, testimonianza della fortuna e della diffusione del suo stile nella regione. Ma non mancano nomi come Mola, Quillerier e altre firme meno note, tutte però capaci di restituire il senso di un’arte che era parte viva della comunità.

Usciti dai luoghi d’arte, lasciatevi guidare dai vicoli medievali che si snodano tra archi, pietre rosa e scorci mozzafiato. Da Porta Venere, con le sue torri d’epoca romana, fino alle ville rinascimentali circondate da giardini profumati, Spello vi invita a perdervi lentamente, senza fretta. Ogni angolo è una sorpresa: un balcone fiorito, un portale scolpito, un profumo di lavanda nell’aria. Qui tutto parla di armonia, di equilibrio, di una bellezza che non ha bisogno di gridare per farsi notare.

Montefalco – Il Museo di San Francesco e i capolavori di Benozzo Gozzoli

Montefalco è uno di quei luoghi che sembrano sospesi nel tempo, adagiati dolcemente sulle colline umbre come un quadro vivo, fatto di pietra, luce e silenzio. Ma basta varcare la soglia del Complesso Museale di San Francesco per rendersi conto che qui, sotto la superficie della quiete, pulsa un cuore artistico straordinario.

Fulcro del museo è l'antica chiesa francescana del Trecento, oggi scrigno prezioso di storia, arte e spiritualità. Le sue pareti custodiscono un autentico gioiello del Rinascimento: il ciclo di affreschi dedicato alla vita di San Francesco, realizzato da Benozzo Gozzoli tra il 1450 e il 1452. Dodici meravigliose scene, che si susseguono come una pellicola affrescata, animate da paesaggi incantati, architetture rinascimentali e volti pieni di umanità. Gozzoli, allievo di Beato Angelico, infonde in ogni dettaglio grazia e profondità, rendendo questo ciclo uno dei più affascinanti dell’intera Umbria. E poi, in un gioco di sguardi e silenzi, si svela anche l’Annunciazione attribuita al Perugino: elegante, composta, sospesa in un tempo senza tempo. Qui, l’arte sacra dialoga con la luce e con la pietra, e invita il visitatore non solo a osservare, ma a sentire.

Il museo si articola in più sezioni: oltre alla chiesa affrescata, troverete la Pinacoteca, che raccoglie dipinti sacri provenienti da chiese e confraternite del territorio, sculture lignee, arredi liturgici, stoffe antiche e opere che raccontano secoli di devozione popolare. Il percorso continua nel cuore della terra, con la suggestiva area archeologica e le cantine medievali del convento, dove il tempo sembra rallentare per lasciare spazio ai profumi, agli oggetti, ai gesti del mondo contadino. Qui ha trovato casa anche il nuovo Museo del Sagrantino, uno spazio sensoriale e immersivo dedicato al celebre vino di Montefalco, nato da un antico vitigno, come la terra che lo genera. Un omaggio alla vocazione agricola del borgo, che da secoli intreccia fede, arte e ruralità in un abbraccio armonioso e profondo.

Orvieto – Il Duomo, la Cappella di San Brizio e i suoi tesori nascosti

Arroccata su un’imponente rupe di tufo che sembra emergere dalle pieghe del tempo, Orvieto si offre allo sguardo come una visione sospesa tra cielo e terra. Un luogo d’anima prima ancora che d’arte, dove ogni pietra racconta, ogni scorcio incanta. Il cuore della città è il suo straordinario Duomo, uno dei massimi capolavori dell’architettura gotico-rinascimentale italiana, che affascina per la preziosa alternanza di sculture, mosaici dorati e marmi bicromi, in un equilibrio di luce e slancio verticale che lascia senza fiato.

All'interno del Duomo, in uno spazio che pare sospeso nel silenzio e nel mistero, si cela la Cappella di San Brizio, autentico gioiello del Rinascimento. Gli affreschi realizzati da Luca Signorelli tra il 1499 e il 1504 compongono uno dei cicli pittorici più arditi e sconvolgenti dell’epoca: una vera e propria teologia dipinta, in cui la carne si fa pensiero e il pensiero si fa visione. Dalle scene del Giudizio Universale alla Resurrezione della carne, fino alla folgorante rappresentazione dell’Anticristo, Signorelli mette in scena l’anatomia dell’anima e dei corpi con una potenza plastica che precorre il Michelangelo della Sistina. Il pathos, l’intensità espressiva e la libertà compositiva rendono questa cappella un’esperienza estetica ed emotiva irripetibile.

Ma Orvieto custodisce anche un’anima sotterranea, affascinante e silenziosa. Con un percorso guidato attraverso l’Orvieto Underground, si può esplorare un dedalo di cunicoli, pozzi, frantoi e cisterne scavati nel tufo, testimonianza di un passato etrusco e medievale che ancora pulsa nel ventre della città. A pochi passi dal Duomo, l’iconico Pozzo di San Patrizio completa questa discesa nella memoria. Capolavoro di ingegneria voluto da papa Clemente VII nel XVI secolo, venne progettato da Antonio da Sangallo il Giovane per garantire acqua alla città in caso di assedio. I suoi 248 gradini disposti a doppia elica, percorribili senza mai incrociarsi, regalano un’esperienza quasi onirica: una spirale verso il cuore della terra, tra ingegno, luce e vertigine.

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Francesco Mastrodicasa
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