In questa nuova puntata della nostra rubrica letteraria dedicata agli autori e alle autrici dell’Umbria, abbiamo incontrato Viviana Picchiarelli. Con numerosi titoli all’attivo, ha esordito con Bertoni Editore per poi approdare a Newton&Compton con cui ha pubblicato, tra gli altri, un romanzo ambientato sulle sponde del Trasimeno che ha incontrato il favore e l’apprezzamento di un vasto pubblico. Originaria di Assisi, Picchiarelli è una personalità brillante e infaticabile, preziosa protagonista dell’Umbria che scrive. Il suo approccio alla scrittura è un limpido esempio di come quello dello scrittore sia un mestiere contro ogni improvvisazione, dove nulla può essere lasciato al caso. Acuta e generosa, è una profonda conoscitrice dei meccanismi della scrittura e del testo. Ci ha fatto dono di una ricca intervista in cui abbiamo ripercorso con lei tutta la sua carriera, dall’esordio alle prossime mosse, passando per preziose riflessioni sulle dinamiche delle storie e dell’editoria. Con uno sguardo particolare rivolto alla scena letteraria della nostra regione di cui rappresenta un’esponente di spicco.
L’intervista a Viviana Picchiarelli
Cominciamo con la domanda di rito di questa rubrica: che scrittrice ti senti?
“Mi sento una scrittrice esigente, poco incline alla facile approvazione o all’immediato consenso. Ho perso il conto del numero di manuali su cui ho studiato, delle lezioni e delle masterclass che ho seguito negli anni, delle chiacchierate intrattenute con i professionisti del settore. Mi piace rapportarmi con chi non ha remore nel mostrarmi, con schiettezza e onestà – ovviamente supportate da un’innegabile competenza – dove sto mancando, dove la trama potrebbe essere più incisiva, o dove i miei personaggi potrebbero agire in modo più coerente. Cerco il confronto, soprattutto quando è tagliente, perché ritengo che solo attraverso il giudizio autentico e senza filtri di chi ne sa molto più di me, io possa crescere davvero. Ho imparato praticamente da subito che la scrittura non è un processo solitario, ma una continua riscrittura, che passa attraverso critiche sincere, per quanto non sempre facili da digerire, e riflessioni condivise“.
Un esordio per dare voce a nuovi parti di sé
Ci racconti del tuo esordio letterario?
“Il mio esordio letterario è nato da un bisogno profondo di esprimere quello che stavo vivendo. Ho iniziato a scrivere dopo aver concluso un percorso psicoterapeutico che mi ha portata a rielaborare emozioni e pensieri che avevo tenuto dentro per anni e che erano esplosi manifestandosi in attacchi di panico invalidanti. Ho iniziato con dei brevi racconti, inseriti in svariate antologie, fino a quando ho dato alle stampe la raccolta dal titolo Reale Virtuale – Ritratti di donne nell’era digitale, che oggi definirei una sorta di sfogo creativo e intellettuale. La genesi di quella raccolta di racconti è avvenuta in un momento di forte curiosità per il tema e di sperimentazione, ed è stata pubblicata da Bertoni Editore grazie anche al supporto del Gruppo Letterario Women@Work, con cui collaboro dal 2011. La tecnologia e le relazioni umane mi affascinavano, ma quello che davvero cercavo era un modo per dare voce a parti di me che avevo scoperto solo durante la terapia. Ogni racconto era un passo in un percorso personale di riconciliazione con la mia identità, con le mie esperienze e con le mie paure. Pubblicare quel libro, a cui oggi guardo con una certa tenerezza mista a un leggero imbarazzo, considerata l’ingenuità espressiva e tecnica che lo caratterizza, è stato all’epoca un atto di coraggio, perché significava mettere in piazza non solo idee, ma anche parti di me che erano ancora in via di definizione.
Ogni mio romanzo è concepito come un progetto articolato e pianificato, dove il ritmo della trama, lo sviluppo dei personaggi e l’intensità emotiva devono bilanciarsi in modo coerente.
Dopo questa prima esperienza, però, ho subito cambiato approccio alla scrittura, abbracciando una maggiore consapevolezza e disciplina. Ho iniziato a pianificare le mie storie, a costruire trame più solide e personaggi più sfaccettati. Questa nuova prospettiva mi ha portata a studiare di più, a dedicare del tempo alla ricerca, a confrontarmi con altri scrittori e editor per affinare il mio stile. Scrivere è diventato un processo più strutturato, direi professionale, ma non per questo meno emozionante. Il mio primo romanzo La locanda delle emozioni di carta, oggi fuori commercio dopo che i diritti sono stati acquistati da Newton Compton Editori, è stato scritto già con questa maggiore consapevolezza. Da allora ogni mio romanzo è concepito come un progetto articolato e pianificato, dove il ritmo della trama, lo sviluppo dei personaggi e l’intensità emotiva devono bilanciarsi in modo coerente“.
Viviana Picchiarelli: “Scrivere è un mestiere che non ha nulla di naïf”
Chi sono le figure che hanno influito maggiormente sulla tua formazione di scrittrice?
“Tra le scrittrici che hanno influenzato maggiormente la mia formazione, Isabelle Allende è stata fondamentale. La Allende riesce a dare voce a personaggi femminili complessi senza mai ridurli a stereotipi, e questo mi ha spinta a scavare più a fondo nelle emozioni e nelle dinamiche familiari che racconto. Elena Ferrante, invece, mi ha insegnato a non temere la vulnerabilità. La sua scrittura cruda e senza compromessi mi ha ispirata a mostrare i miei personaggi nella loro essenza, con tutte le loro contraddizioni e debolezze.
Ma accanto all’ammirazione per questi giganti della letteratura, credo profondamente nell’importanza di “rubare” dai migliori o da chi ci ispira, in senso lato. Rubare nel senso creativo del termine, ossia osservare ciò che funziona, smontarlo e capirlo, per poi trasformarlo in qualcosa di nostro. Chiunque voglia scrivere e pubblicare in modo professionale deve guardare con attenzione a chi ha già tracciato la strada, assimilare e rielaborare ciò che risuona maggiormente con la propria sensibilità, per restituirlo sotto una luce nuova, autentica e personale.
Questo “saccheggio” tecnico e intellettuale implica allo stesso tempo anche un atto di umiltà: non si può scrivere senza essere forti lettori. Il percorso di crescita di un autore non può prescindere dall’ascolto e dall’osservazione attenta di chi ci ha preceduto o affiancato.
Scrivere è un mestiere che ha ben poco in comune con l’idea romantica del sacro fuoco dell’arte, quella visione naïf secondo cui l’ispirazione si manifesta come una folgorazione improvvisa. In realtà, è un percorso di costanza e rigore, un processo che richiede disciplina e pazienza, e che come tutti i mestieri si perfeziona studiando e osservando chi lo pratica con maestria“.
Mercato editoriale, pubblico e storie che funzionano
Tu oggi sei un’autrice di successo con molte pubblicazioni all’attivo. Con La locanda degli amori sospesi uscito per Newton&Compton nel 2018 hai dato vita a un romanzo, che hai anche ambientato in Umbria, che è diventato un bestseller. Qual è o quale può essere secondo te una formula valida per scrivere un’opera che incontri il favore del pubblico?
Le dinamiche del mercato editoriale degli ultimi anni sembrano confermare che non esiste una formula certa per il successo di un libro. Negli ultimi anni, abbiamo visto una vasta gamma di opere raggiungere il successo, spesso in modi imprevedibili. Ci sono libri che esplodono grazie al passaparola, altri che trovano una seconda vita attraverso le piattaforme digitali o i social media, e alcuni che catturano l’attenzione perché trattano temi attuali o universali.
Il mercato è guidato da tendenze che cambiano rapidamente e che rispondono alle esigenze mutevoli dei lettori. Tuttavia, è chiaro che ci sono alcuni elementi che, pur non garantendo il successo, possono contribuire a raggiungere un pubblico più ampio. Se dovessi sintetizzare una formula efficace, direi che essa deve combinare autenticità, una forte connessione emotiva con il lettore e un’attenta costruzione narrativa. Quando ho (ri)scritto La locanda degli amori sospesi sotto la guida dell’editor della Newton Compton, Alessandra Penna, ho avuto modo di mettere a fuoco questi tre elementi.
Una storia funziona davvero solo se è autentica.
Prima di tutto, una storia funziona davvero solo se è autentica: i personaggi devono sembrare veri, anche se vivono esperienze diverse dalle nostre. Poi, le emozioni non devono essere esagerate: spesso, un gesto o un silenzio raccontano più di mille parole. Infine, la struttura del romanzo è fondamentale: ogni scena deve avere un senso e portare avanti la storia, mantenendo il lettore coinvolto senza perdersi in dettagli inutili.
Infine – e questo è l’aspetto che spesso fa storcere il naso agli autori legati all’idea di scrittura come pura espressione interiore e artistica – c’è l’importanza di capire i lettori e il mercato editoriale. Questo non vuol dire scrivere per accontentare, ma trovare un equilibrio tra la propria visione e ciò che il pubblico desidera leggere. Ogni romanzo ha una sua unicità, ma deve anche inserirsi in un discorso più ampio capace di parlare ai lettori del momento, altrimenti rischia di restare un puro esercizio di stile, spesso confinato nel contesto della “Vanity Press”, dove la scrittura diventa fine a sé stessa e spesso strumento di autocelebrazione dell’ego dell’autore di turno, senza alcuna vera connessione con chi legge“.
Donne che scrivono, l’esperienza del gruppo women@work
Mi hai parlato del Gruppo Letterario women@work di cui fai parte dal 2011. Puoi spiegarci meglio di che realtà si tratta e come funziona?
“Il Gruppo Letterario Women@Work è una realtà che nasce su Facebook nel 2009 dal desiderio di valorizzare la scrittura femminile e creare uno spazio di confronto e sostegno tra donne autrici. Io ne faccio parte dal 2011, e sin dall’inizio è stato un luogo dove non solo si scrive, ma si discute di letteratura, si organizza e si partecipa a eventi culturali e si promuove la creatività femminile in tutte le sue forme. Il gruppo è stato fondato da Costanza Bondi, scrittrice, saggista e correttrice di bozze perugina, e riunisce autrici che condividono la passione per la scrittura e che vogliono mettere in circolo le proprie idee in un ambiente stimolante e collaborativo. Ogni autrice porta la propria esperienza e sensibilità, arricchendo il dibattito e contribuendo alla creazione di progetti collettivi come antologie e concorsi letterari. Uno degli aspetti più belli di questa esperienza è proprio lo scambio continuo, l’aiuto reciproco e la voglia di crescere insieme. Non è raro che da queste collaborazioni nascano amicizie e relazioni professionali durature.
Un altro elemento distintivo del gruppo è l’attenzione costante all’inclusione delle diverse voci femminili. Non importa se sei una scrittrice emergente o già affermata: il Gruppo Letterario Women@Work è uno spazio dove ognuna può esprimersi e ricevere supporto, sia a livello creativo che professionale. Negli anni, abbiamo creato una rete solida che non si limita alla condivisione di esperienze letterarie, ma che si estende anche al supporto reciproco nella fase di pubblicazione e promozione dei lavori, un aspetto particolarmente complesso nel mercato editoriale attuale. Oltre alle antologie, il gruppo è coinvolto anche in iniziative sociali e culturali, dimostrando quanto la scrittura possa essere uno strumento potente di cambiamento e riflessione collettiva“.
La collaborazione con Bertoni Editore e la scena letteraria dell’Umbria
Collabori ormai fin dagli albori con un editore umbro, Bertoni, che è diventato un punto di riferimento per tanti autori e autrici, non solo del territorio.
“Pubblico con Bertoni Editore fin dai miei primi passi nel mondo editoriale, e posso dire che negli anni questo editore umbro è diventato un punto di riferimento non solo per gli autori locali, ma anche per molti scrittori provenienti da tutta Italia. Basti pensare che negli ultimi tre anni, altrettanti romanzi pubblicati da Bertoni sono stati presentati al Premio Strega, il che dimostra quanto l’editore stia acquisendo sempre più visibilità e rilevanza nel panorama letterario nazionale.
Bertoni ha saputo distinguersi anche per la sua apertura verso nuove voci letterarie e per l’impegno nel promuovere la cultura attraverso eventi, presentazioni e manifestazioni. Uno degli esempi più significativi è Giallo Trasimeno, un premio letterario che richiama autori da tutta Italia e offre una piattaforma importante per i talenti emergenti della narrativa di genere. Questo concorso, focalizzato sul giallo e il noir, ha consolidato la sua presenza nel panorama nazionale, diventando un appuntamento imprescindibile per scrittori e lettori appassionati del genere“.
Tu che scrivi da molto che impressioni hai relativamente alla scena letteraria della nostra regione? E cosa è cambiato negli anni?
“Relativamente alla scena letteraria umbra, ho osservato una crescita interessante nel corso degli anni. In passato, l’editoria locale era forse percepita come limitata al territorio, con meno possibilità di espandersi a livello nazionale. Oggi, grazie all’impegno di editori come Bertoni e alla crescente partecipazione a eventi nazionali e internazionali come fiere del libro e festival culturali, la narrativa prodotta in Umbria sta guadagnando una platea più ampia.
L’Umbria, con la sua ricca tradizione artistica e culturale, è diventata un terreno fertile per autori che vogliono raccontare storie legate alle proprie radici o esplorare temi universali, ma sempre con un tocco locale.
Uno dei cambiamenti più significativi che ho notato è la maggiore connessione tra autori e lettori. Eventi locali, presentazioni e iniziative culturali hanno creato uno scambio diretto che, in passato, era meno frequente. L’Umbria, con la sua ricca tradizione artistica e culturale, è diventata un terreno fertile per autori che vogliono raccontare storie legate alle proprie radici o esplorare temi universali, ma sempre con un tocco locale“.
A febbraio 2025 il nuovo romanzo di Viviana Picchiarelli
Concludiamo con una domanda di buon auspicio: progetti per il futuro?
“A febbraio 2025 uscirà il mio prossimo romanzo per Bertoni, un progetto a cui ho dedicato molta passione, studio e non poche notti insonni, e che rappresenta una nuova sfida nel mio percorso di scrittrice. Un altro manoscritto è in valutazione presso un’altra casa editrice, e l’attesa di una risposta aggiunge un po’ di tensione, come è giusto che sia. Nel frattempo, sto lavorando a una storia che sento profondamente legata a questa fase della mia vita, con l’obiettivo di trasformarla in un nuovo romanzo, più intimo, anche grazie alla sperimentazione di tecniche narrative che sino ad oggi non ho utilizzato.Inoltre, sono già immersa nella progettazione di un’altra opera per Bertoni, inserita nel solco di una collaborazione ultradecennale che mi stimola e mi garantisce piena libertà creativa.
Oltre alla scrittura, sono attivamente coinvolta nel panorama letterario come giurata in diversi premi, ma anche come partecipante. Su questo fronte, negli ultimi anni ho avuto la possibilità di competere anche con autori di un certo spessore e questo mi ha permesso di confrontarmi con talenti affermati, spingendomi a migliorare e affinare la mia scrittura.
Per il resto, spero solo di continuare a godermi il viaggio, senza farmi abbattere dagli ostacoli né travolgere dai successi. L’equilibrio è tutto, e voglio che la scrittura resti un percorso di crescita, senza mai perdere la passione che mi ha fatto iniziare”.
Nota biografica
Nata ad Assisi nel 1979, Viviana Picchiarelli fa parte del gruppo letterario WOMEN@WORK. Laureata in Scienze della Comunicazione, ha conseguito un master di primo livello in “International Business and Intercultural Context”, e due di secondo livello in “Scienze della Pubblica Amministrazione” e in “Risorse Umane e Organizzazione”.
Ha frequentato corsi e seminari di scrittura creativa e cinematografica, tra i quali il “Corso di Alta Formazione – Il piacere della scrittura” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Vincitrice di uno dei contest settimanali della gara dei racconti di Rai Radio1 Plot Machine edizione 2017, ha iniziato a scrivere nel 2011 per varie case editrici.
Per Newton Compton Editori sono usciti “La locanda degli amori sospesi” (2018) e “Il giardino della locanda dei libri” (2019). Con Bertoni Editore ha pubblicato “Il rubino intenso dei segreti” (2016), spesso ai vertici delle classifiche Amazon, e “Prima del buio in sala” (2021), più volte premiato in vari concorsi letterari nazionali e internazionali.
Sui social dice di sé: “Scrivo storie, bevo vino, mangio cioccolata, non necessariamente in quest’ordine.”