Nella nuova puntata della rubrica letteraria che Tag24 Umbria dedica agli autori e alle autrici del territorio abbiamo incontrato Sara Durantini. Originaria del mantovano, vive ormai da tempo a Terni. Ha all’attivo numerose pubblicazioni e nella sua produzione l’autobiografia trova un luogo privilegiato. Fortemente legata alle tematiche del femminile, ha dato vita alla prima biografia italiana dedicata a Annie Ernaux, Premio Nobel per la letteratura nel 2022, che ha conosciuto personalmente. Autrice riflessiva ed elegante, ci ha fatto dono di un’illuminante intervista in cui abbiamo toccato i punti salienti del suo lavoro tra ispirazioni e visioni, in cui emerge limpida tutta quella forza gentile e determinata che ne caratterizza l’opera.

L’intervista a Sara Durantini

Partiamo con la domanda di rito di questa rubrica: che scrittrice ti senti?

Ho sempre molto pudore ad usare questa parola, soprattutto nel periodo storico che stiamo vivendo nel quale c’è un abuso dei nomi “scrittrice” e “scrittore”. Io scrivo perché non potrei fare altrimenti. Scrivo perché il gesto o (l’evento) della scrittura è qualcosa che mi appartiene tanto che solamente tra le parole, nella solitudine data dalle parole scritte, risiede la parte più vera di me. I libri prima e la scrittura dopo mi hanno salvata ed è la scrittura che, da sempre, accompagna la mia vita senza mai abbandonarmi“.

Ci puoi raccontare meglio di come è avvenuto il tuo esordio letterario?

La mia prima prova letteraria è stato il lungo racconto L’odore del fieno con il quale ho partecipato al Premio Tondelli. Era il lontano 2006 e vinsi quell’edizione per giovani narratori. Il racconto aveva colpito Fulvio Panzeri e Guido Conti. Si trattava di uno scritto autobiografico e tra quelle pagine cercavo la mia voce. Non ho mai abbandonato l’autobiografismo così come il tema della memoria, delle radici e dei ricordi. Credo che si faccia sempre ritorno ai luoghi (fisici o metafisici) dove tutto ha avuto origine“.

Da Annie Ernaux a Colette passando per Marguerite Duras

Quali sono state le principali figure che hanno influito sul tuo percorso di autrice?

Annie Ernaux è stata la scrittrice che ha orientato il mio cammino, prima attraverso le sue pagine, poi, tre anni fa, durante l’incontro a casa sua, quando le nostre voci si sono finalmente intrecciate nel dialogo. Da allora, ci scambiamo parole che continuano a risuonare in me, parole scritte in email che custodisco con cura. La sua scrittura ha toccato corde profonde dentro di me, corde che, vent’anni fa, al mio primo incontro con i suoi libri, non riuscivo ancora a decifrare ma che sentivo vibrare con forza. Col tempo, ho compreso il significato intimo e profondo che la sua opera evocava, ed evoca tuttora, in me.

Altre scrittrici hanno lasciato un’impronta indelebile nel mio percorso. Colette, tra le prime scrittrici che ho letto da giovanissima e che non ho più lasciato; Marguerite Duras per tutto ciò che sottende ogni sua parola; Virginia Woolf, Anais Nin, Nathalie Léger, Sylvia Plath, Simone de Beauvoir, Alice Munro… Ognuna di loro ha contribuito a farmi diventare la donna che sono oggi. Le pagine che hanno scritto mi hanno segnata profondamente. Ma tra tutte, il filo diretto e la sintonia che sento con Annie Ernaux non ha eguali, la sua scrittura mi ha davvero restituito a me stessa“.

Sull’importanza dell’autobiografia

Si scrive sempre di ciò che si conosce e tu nel 2021 hai pubblicato un libro in cui rifletti sull’approccio autobiografico alla scrittura di alcune grandi autrici che hai nominato: Colette, Marguerite Duras e Annie Ernaux. Tutte donne che hanno vissuto vite molte intense e che le hanno sapute restituire nelle proprie opere. Secondo te esiste un confine preciso tra vita e scrittura? Quando finisce la vita e inizia la letteratura?

Trovo che ci sia una sorta di legame quasi indissolubile tra vita e scrittura, difficile separare l’una dall’altra. Sono quello che scrivo ma vale anche il contrario ovvero scrivo di alcuni argomenti e ritorno sempre a ciò che conosco perché è lì che mi sento vera e viva. Anche nei miei scritti di pura finzione mi approprio di storie che non ho vissuto in prima persona ma che suscitano in me emozioni profonde e le trasfiguro nell’ambiente reale dove ho vissuto. Tra l’altro quella che mi poni è una domanda alla quale ho cercato di rispondere proprio nel libro al quale fai riferimenti. L’evento della scrittura è dedicato a Colette, Marguerite Duras e Annie Ernaux. Tre capitoli nei quali, tra le altre tematiche, cerco di trovare una connessione tra il gesto della scrittura e l’evento nel suo esplicarsi e le vite di queste tre immensi scrittrici. Grazie alla tua domanda, anticipo una cosa che non ho ancora rivelato in questi mesi: c’è un progetto su questo libro che vedrà la luce il prossimo anno“.

L’incontro a casa di Annie Ernaux, un anno prima del Premio Nobel, nell’ottobre del 2021, è stato come un cerchio che si è chiuso e che ha dato vita ad un nuovo percorso quello che ha visto la nascita della prima biografia italiana a lei dedicata.

L’imprescindibile rapporto con il femminile nella scrittura di Sara Durantini

Tornando a Annie Ernaux, Premio Nobel per la letteratura nel 2022, tu sei autrice della prima biografia italiana a lei dedicata. Hai avuto anche l’onore di incontrarla e intervistarla a casa sua. Che cosa ti ha lasciato quell’esperienza?

L’incontro a casa di Annie Ernaux, un anno prima del Premio Nobel, nell’ottobre del 2021, è stato come un cerchio che si è chiuso e che ha dato vita ad un nuovo percorso quello che ha visto la nascita della prima biografia italiana a lei dedicata. Come ho avuto modo di dire spesso, questa biografia è stata scritta con lei e non su di lei, nel senso che contiene anche le sue parole, l’intervista, l’incontro, e tutto ciò che questo ha comportato“.

Nel 2023 hai curato un’antologia di racconti femminili per Dalia Edizioni, La terra inesplorata delle donne e quest’anno, per lo stesso editore, hai pubblicato Pampaluna che è una storia di formazione e affrancamento al femminile. Il femminile appare chiaramente come il fil rouge che percorre tutta la tua produzione. Quanto è importante secondo te, parlare di donne oggi? E perché?

La terra inesplorata delle donne e Pampaluna sono strettamente legate, sono due opere unite a filo doppio. Si parla di donne, di libertà, di ricerca della propria identità, di trasformazione del corpo e della mente. La scrittura, in entrambe le opere, vuole raccontare e farsi portavoce delle proprie storie e di quelle altrui, la scrittura vuole raccontare le continue e spesso quotidiane “violazioni” che derivano dall’essere donna (in questo sta l’attualità delle tematiche affrontate dai libri). La terra inesplorata delle donne è un’opera polivocale che unisce tredici scrittrici mentre Pampaluna è il mio primo romanzo con Dalia edizioni ed è la riscrittura del lungo racconto L’odore del fieno. Ho cercato di riappropriarmi della mia infanzia riannodando ricordi personali e storie altrui, in una sorta di mémoire che cerca di tracciare il ritratto di un piccolo mondo antico, quello della Pianura Padana e più specificatamente del basso mantovano dal quale provengo“.

Il libro fotografico appena uscito e i progetti per il futuro

Concludiamo la nostra intervista con un’altra domanda di rito: progetti per il futuro?

È in uscita in questi giorni il libro fotografico Ritorno in Pianura pubblicato da Libreria Ticinum Editore nel quale esploro la connessione profonda tra scrittura e fotografia a partire dall’archivio fotografico di Guglielmo Tonini, fotografo scomparso nel 2023, originario del mio stesso paese natale che ha trascorso la sua intera esistenza con la macchina fotografica raccontando, per immagini, la Pianura Padana. Ho raccontato a partire dall’archivio fotografico di Tonini rendendo pubbliche, attraverso la scrittura e la memoria, le storie intime e personali di questo territorio. “Ritorno in pianura” è un libro fotografico che restituisce non solo la complessità del rapporto tra scrittura e fotografia, ma la tensione interna tra lasciare una traccia e trovare la propria voce.

Come anticipavo prima, c’è un altro progetto che mi vedrà coinvolta e riguarderà le tre autrici del mio risveglio, Colette, Marguerite Duras e Annie Ernaux. Ci sono anche altri due progetti ma per adesso non posso parlarne“.

Nota biografica

Sara Durantini è nata a San Martino dall’Argine (MN) nel 1984, consegue la laurea magistrale in lettere moderne presso l’Università di Parma; vincitrice dell’edizione 2005-2006 del Premio Tondelli per la sezione inediti con il lungo racconto L’odore del fieno, nel 2007 pubblica il primo romanzo, Nel nome del padre, con la casa editrice Fernandel. I suoi racconti sono apparsi in antologie edite da Manni, Fandango, Intermezzi e Intermedia.

Nel 2021 pubblica L’evento della scrittura. Sull’autobiografia in Colette, Marguerite Duras, Annie Ernaux per la casa editrice milanese 13lab. Nel 2022 pubblica Annie Ernaux. Ritratto di una vita per la casa editrice deiMerangoli. Si tratta della prima biografia italiana dedicata alla scrittrice francese Premio Nobel per la Letteratura 2022. Nel 2023, per Dalia, cura il romanzo corale La terra inesplorata delle donne. Nello stesso anno inizia a collaborare con la rivista femminista “Pro”.Vocazione per la quale ha scritto un inedito inserito nel numero 11, Annie Ernaux. Il femminismo inizia con mia madre, e dal numero successivo cura la rubrica “Le parole per dirlo”. Nel 2024 pubblica il romanzo Pampaluna per Dalia edizioni. Nello stesso anno pubblica il libro fotografico Ritorno in pianura. San Martino dall’Argine e dintorni per Libreria Ticinum Editore.