Daniela Paiella è un’autrice ternana che si è ormai ricavata un posto speciale nel cuore e nei gusti di molti lettori, soprattutto di molte lettrici. Appassionata quanto delicata narratrice del mondo femminile, sa tracciare storie in cui emerge una dirompente forza gentile che coniuga affrontando tematiche dagli importanti risvolti sociali, sui quali ha l’abitudine di prepararsi anche per anni.

Ogni suo romanzo è il frutto di ricerche e di una visione dove le protagoniste trovano il proprio punto di equilibrio in storie di rinascita e riconquista della vita stessa, senza dimenticare un sano confronto col maschile. Mettendo avanti sempre la resilienza, che tutto armonizza e illumina. L’abbiamo raggiunta per un’intervista in cui ci ha svelato quel mondo da cui trae ispirazione e che ha messo, in più occasioni, a disposizione della collettività in opere di sensibilizzazione rivolte in particolar modo ai più giovani.

L’intervista a Daniela Paiella

In questa rubrica abbiamo una domanda di rito con cui ci piace rompere il ghiaccio: che scrittrice ti senti?

Mi sento una scrittrice curiosa, una penna curiosa. Sono sempre alla ricerca e mai sazia di imparare. Sento il bisogno di riflettere e mi piace immaginare la mia mano che scrive coma la piuma del film Forrest Gump. Scrivendo affronto temi profondi, a volte anche dolorosi, ma provo a farlo con delicatezza e profondo rispetto. I libri mi hanno aiutata a rialzarmi nei momenti più difficili della vita, per me sono una vera medicina ambulante“.

Ci racconti meglio di come sei arrivata alla tua prima pubblicazione?

Ho sempre avuto l’abitudine di prendere molti appunti. Scrivere a mano per me è molto importante, considero l’ortografia di ciascuno quel qualcosa che ci rende unici, ci distingue e ci impedisce di conformarci. Il mio primo romanzo risale al 2010. È la storia di una ragazza vittima di violenza ma è rimasta in un cassetto. Inviai quel libro a diversi editori ma le risposte che ricevevo mi avevano un po’ demoralizzata. A darmi il coraggio di proseguire è stato leggere che ogni scrittore ha almeno un romanzo intero nel cassetto e così sono andata oltre.

Ho iniziato a studiare, a formarmi nell’arte della narrazione, approfondendo gli aspetti che mi avrebbero permesso di arrivare alla stesura di una nuova opera. Nel 2019 ho pubblicato il mio primo romanzo “Mai lontano da te” con una piccola casa editrice di Roma, Terre Sommerse.

È un romanzo di formazione. Una storia non semplice con una protagonista femminile che seguo per un buon tratto della sua vita che pian, piano riprende in mano“.

La svolta con Bertoni Editore

Dopo l’esordio sei approdata a Bertoni con cui hai pubblicato altri due libri.

“Sì, nel 2022 è uscito “Lasciami accendere le stelle“. Anche questa una storia difficile da scrivere”.

Un romanzo ambientato in Umbria che ha avuto successo.

Questo secondo romanzo è nato grazie all’amore che nutro per l’Umbria, una terra mistica, soprattutto per Terni che ha dato i natali a San Valentino, il Patrono degli innamorati. L’amore è sempre alla base di tutti i miei romanzi, lo considero un dono dell’universo, l’unico che ci trae in salvo dalla follia. La protagonista è Eva, una ragazza che dal Canada viene a cercare suo zio in Umbria ma finisce in un’azienda auto sostenibile che si rivela essere una pericolosa psico-setta. Ho preso spunto da una storia vera, accaduta nel nord Italia. Ho trascorso due anni a documentarmi su quelle realtà che sono purtroppo in forte ascesa. Di questo romanzo faccio ancora presentazioni, a anni di distanza.

“Lasciami accendere le stelle” è rientrato nel progetto “Cambiamenti” dell’associazione Tempus Vitae, finanziato dalla Fondazione Carit. Era nata in me la volontà di creare un evento rivolto ai più giovani per fare un’opera di sensibilizzazione sulla manipolazione, un rischio che la rete amplifica. Così è nato un convegno “Don’t touch my mind” a cui hanno partecipato oltre 300 studenti dalle scuole di Terni e provincia.

In quell’occasione sono intervenuti molti addetti ai lavori, dalla Polizia, agli psicologi al Procuratore della Repubblica. È stato un momento importate di confronto, soprattutto nel post pandemia quando tra i giovani la tendenza a isolarsi è ancora forte. Il libro è stato lo strumento che ci ha permesso di entrare in comunicazione con ragazzi e ragazze, stemperando il dramma dell’argomento principale con la storia d’amore che corre in parallelo. Senza mai perdere di vista l’opportunità di una seconda chance che inserisco in tutti i miei libri“.

L’ultimo romanzo uscito il 25 novembre

Da pochissimo è uscito, ancora per Bertoni, il tuo ultimo libro “Io non so nulla di te” a ridosso del 25 novembre. Una data simbolica perché ricorre la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Le figure femminili in questo libro sono ancora una volta al centro della mia narrazione. In copertina prevale l’arancione, diventato il simbolo della lotta contro la violenza di genere. Penso sia il colore che meglio rappresenta la resilienza delle donne, della loro forza gentile che non ha bisogno di aggressività per essere efficace. La protagonista stavolta è Veronica, una donna che da bambina ha subito un trapianto di cuore e che da lì ha deciso di prendere a morsi la vita. È un romanzo che ho scritto per ringraziare una mia amica che non c’è più e che ha donato il suo cuore. Il libro è stato presentato in anteprima al principio di novembre e a breve parteciperà a UmbriaLibri 2024 e poi ci sono una serie di altre date già in programma“.

Molto spesso nelle interviste che realizzo per questa rubrica, noto da parte delle autrici l’urgenza di raccontare il femminile, in tutte le sue varie declinazioni.

Secondo me c’è molto bisogno di parlare del femminile ma c’è anche altrettanto bisogno di accostare il maschile al femminile. Cerco di farlo nei miei romanzi in cui do spazio anche all’uomo. Uomo e donna sono i protagonisti delle storie che scrivo, evitando di demonizzare l’uomo che anzi deve essere reso partecipe della condizione della donna“.

A proposito dell’universo maschile, c’è una domanda che non posso non farti. Tu hai un figlio che è un giovane e talentuoso cantautore, Nartico, che abbiamo intervistato di recente quando è uscito il suo ultimo singolo. Credi di avergli trasmesso il tuo amore per la narrazione?

Mi piace pensare di sì. Siamo una famiglia di autori dove ognuno ha coltivato a suo modo il proprio talento per la scrittura“.

Concludiamo con una domanda di buon auspicio: quali piani per il futuro?

Nell’immediato mi dedicherò alla promozione del romanzo appena uscito. Ho iniziato coinvolgendo l’Aido (Associazione Italiana Donatori di Organi) per sensibilizzare insieme la comunità sulla donazione di organi. Un argomento su cui ancora oggi ci sono dei pregiudizi. Nei miei piani al primo posto c’è sempre la famiglia e poi vorrei riprendere a viaggiare. Al momento sto editando il mio prossimo romanzo. Ci vuole molto impegno per dare il vestito giusto a una storia“.

Nota biografica. Daniela Paiella vive con il marito e i suoi due figli nel cuore dell’Umbria. Ha una laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione e una forte passione per la scrittura. Ha partecipato a numerosi corsi di scrittura creativa.
I suoi libri sono molto amati dalle lettrici che la descrivono come “La scrittrice della forza delle donne”.
Ha esordito con “Mai lontano da te” (2019) uscito per Terre Sommerse Edizioni. Con la casa editrice Bertoni ha pubblicato il suo secondo e il suo terzo romanzo: “Lasciami accendere le stelle” (2022) e “Io non so nulla di te” (2024).
Crede fermamente nel coraggio delle donne e nella loro forza di rialzarsi nonostante tutto. Ogni giorno esprime il suo amore per l’Universo e lo ringrazia, certa che ciascun istante sia un dono prezioso e che tutto sia davvero possibile.