Si è autodefinita un'”esordiente tardiva”, eppure Alessandra D’Egidio sembra aver trovato nella scrittura la sua forma d’espressione privilegiata. Da sempre molto attiva sul fronte della promozione culturale e della lettura in particolare, l’abbiamo incontrata per un’intervista in cui ci ha raccontato del suo esordio. Un primo passo che ha incontrato il favore del pubblico e che la sta conducendo verso traguardi sempre più concreti. Con il romanzo La vita che mi ha scelto uscito per Bertoni due anni fa e un altro in arrivo a breve, ci ha raccontato di come è nata in lei l’urgenza della scrittura e di quanto si stia addentrando in questo mondo con disciplina, esplorando anche le zone più in ombra dell’essere umano.
L’intervista ad Alessandra D’Egidio
Partiamo con la nostra domanda di rito: che scrittrice ti senti?
“Mi sento una scrittrice sognatrice, che sogna di poter raccontare la realtà attraverso uno sguardo lucido, attento e curioso, da più punti di vista. Sono una lettrice appassionata e mi piace leggere libri che offrano uno specchio inconsueto della realtà. Cerco di essere questo“.
Il tuo libro di esordio, La vita che mi ha scelto viene da lontano, dalla Cina e che segue la protagonista per un arco temporale di quattro decenni. Come è arrivata a te questa storia?
“È accaduto tutto durante le prime due settimane di lockdown. In quel momento la Cina era sempre molto presente nel vissuto di tutti noi. Avevo fatto un sogno e mi sono svegliata con il bisogno di scriverlo. Era molto dettagliato e ho avuto una spinta fortissima. All’epoca non avevo neanche un computer, ho dovuto procurarmelo. A questo si è aggiunta la storia che mi aveva raccontato una mia amica, straniera in Italia, che mi aveva colpita moltissimo. Nel libro affronto il tema della maternità, anche quella non biologica e delle forti differenze somatiche, quelle che non si possono nascondere. La vita che mi ha scelto è un romanzo di formazione che segue Mei, la protagonista, dai 13 anni quando viene affidata dalla madre a una madre affidataria. E poi c’è lei che a sua volta diventa madre. La lasciamo quando è ormai diventata una donna di mezza età“.
Il confronto, la crescita, la maternità
Hai appena elencato i temi caldi di questo libro come la maternità e il confronto. Come li hai integrati?
“I racconti di questa mia amica straniera si sono sedimentati a lungo dentro di me. Nel libro scrivo della relazione con i figli dal punto di vista genitoriale. Mi interessava capire quanto una madre con il suo amore indissolubile riesca ad accettare i cambiamenti di un figlio, anche quando questi sono enormi come il cambiamento di genere. Ma accettare un figlio anche quando non si riconosce nel proprio genere, è un passaggio che si realizza al compimento dell’accettazione di sé“.
Questo è un romanzo di formazione che affronta il tema fondamentale di vedersi riconosciuti per come si è. Quanto è importante secondo te, la scrittura come mezzo per affermare sé stessi?
“La scrittura per me è come attraversare un vortice emotivo in cui si perdono tutti gli appoggi. Quando scrivo avviene uno sbilanciamento, ma non so dire se in ciò riesco ad affermare me stessa. Questo possono dirlo i miei lettori“.
Come è stato accolto questo libro dal pubblico?
“La vita che mi ha scelta ha avuto un’ottima e inattesa riuscita. Anche se è uscito ormai da oltre due anni, a breve ne andrò nuovamente a parlare in una scuola. Il libro ha girato molto nelle scuole, anche fuori regione e spesso mi scrivono lettori da lontano che mi restituiscono dei pezzi del loro vissuto dove il libro è entrato a far parte, ed è commovente“.
Il prossimo romanzo in uscita a febbraio 2025 e le due antologie
Il tuo secondo romanzo uscirà nei prossimi mesi, ci parli meglio dei tuoi piani per il futuro?
“Da lettrice onnivora sono passata senza soluzione di continuità a scrivere tantissimo. Leggo e scrivo voracemente e sono arrivate altre due storie importanti, una dopo l’altra, che ho scritto con gioia, senza sentirne il peso. La scrittura non è una cosa facile, significa darsi tanta disciplina, regole e orari ferrei, essere severi con sé stessi, senza dimenticare mai i maestri che nel mio caso sono prima di tutti Gustave Flaubert e Natalia Ginzburg, a cui nel tempo si sono aggiunti Elsa Morante, Elizabeth Strout, Jonathan Franzen, Philip Roth.
Il secondo romanzo uscirà nuovamente per Bertoni, a febbraio. È un libro dedicato all’universo femminile che nasce da un tema lacerante come il femminicidio, che ho voluto raccontare dando voce all’uomo artefice per esplorare anche la parte più buia: non mi do pace sulla furia malefica che accade in famiglie all’apparenza normalissime.
E poi ci sono due racconti in altrettante antologie. Uno con il gruppo de Le donne in giallo, dove sono stata chiamata da Federica Marchetti, una giallista di Viterbo. Una sfida, quella della scrittura di genere, in cui mi sono buttata. L’altro racconto riguarda invece un progetto in un’antologia che vedrà la luce nel 2025 e in cui trattiamo il tema della violenza, declinata in molti sotto testi. Scrivere di violenza è un’esperienza forte, è come entrare nel buio e illuminarlo con le parole“.
Nota biografica. Alessandra D’Egidio è nata a Terni, ed è laureata in lettere, storia e critica del cinema. Un corso di sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinema. Una seconda laurea in Scienze Politiche. Un corso di alta formazione sulla progettazione di eventi culturali alla Statale di Milano.
Lavora dal 2002 nella Biblioteca Comunale di Terni dove organizza circoli di lettura, presentazioni ed eventi per la promozione della lettura. Il suo esordio letterario La vita che mi ha scelto è uscito nel 2022 con Bertoni editore. Ha partecipato ad un collettivo di racconti, Giro d’Italia in 80 racconti per Giulio Perrone (marzo 2023). È in uscita il suo secondo romanzo.